Non è forse per questo che i migliori scrittori della storia scrivevano parole che laceravano le pagine fino a darci fuoco all'anima?
Perchè il loro modo di vivere le emozioni era forte ed intenso, e quelle cose, le emozioni, le sensazioni, erano tangibili e visibili davanti ai loro occhi, come lo era il vento per Van Gogh.
Non vivere qualcosa, che sia un'avventura oppure una semplice emozione, può sminuire il nostro modo di descriverla?
Ho visto così tanti film che penso di saper descrivere come sia buttarsi con il paracadute, ho letto così tanti libri che ormai so come ci si sente in mezzo alla tempesta, ma lo so veramente?
In ogni caso, la miglior esperienza che si possa fare è vivere.
Buttarsi, rischiare, lasciarsi andare, vivere quelle emozioni che tanto ci fanno paura, fino a vederle disegnate a mezz'aria, come tante pennellate dorate, come il mondo si lasciava guardare da Van Gogh.
Io vedo la mia vita, la mia esistenza, e la mia essenza, come se fossero una barca, ma non una barchetta di quelle che vedete ormeggiate al moletto mentre passeggiate, mentre i pescatori riparano le reti, no, un veliero, di quelli grandi e di legno, di quelli con le vele stracciate e rattoppate dalle troppe tempeste passate, che lo fanno essere niente di più se non un vascello che si rispetti, o, quantomeno lo fanno essere esattamente ciò che ci si aspetta da un vascello.
Lo vedo, con le alghe verdi incrostate sulla chiglia e sullo scafo, perchè per quanto capitano della mia nave, sono sola, senza equipaggio, e per non trascurare la rotta, qualcosa dovrò pr lasciare indietro.
Mi immagino, sdraiata sul ponte, mentre a volte divento parte della nave, con i capelli, che, bianchi di sale, si fondono come tentacoli con il legno scuro mangiato dal mare, sento i pennoni scricchiolare, e i gabbiani che sembrano brillare di luce propria contro un cielo di grigio acquarello in cui le nuvole scorrono troppo veloci.
Sento il vento, che sa di sale, guardo l'abisso, che sembra portarti giù anche solo riflettendo il tuo sguardo, e prendo il mare.
In questi anni, sul mio veliero immaginario, mi sono fatta un sacco di problemi, correvo da una parte all'altra, rattoppavo le vele, cercavo la terra ed un porto sicuro come una disperata, mi arrampicavo sull'albero di mezza anche durante la tempesta, in cerca di un posto riparato dove poter calare l'ancora, ma niente, ero a bordo di un vascello maledetto, ed io ero un capitano senza una mappa, senza un equipaggio e senza un ombra di terra all'orizzonte.
Perciò, un giorno, ho fatto l'unica cosa folle che un pazzo scriteriato avrebbe fatto, mosso dalla disperazione di non vedere altro che la spumosa schiuma bianca delle onde in mezzo ad un mare che sembrava non finire mai, invece di cercare un porto dove calare l'ancora, mi sono liberata di quella zavorra inutile, tanto terra all'orizzonte non c'era mai, era inutile avere un'ancora a bordo, tanto, senza equipaggio, senza legno di ricambio, senza più pece e stoffa, a cosa mai mi sarebbe servita un'ancora, se non a virare su me stessa o provare ad affondarmi meglio?
Perciò mi sono liberata di quella cosa inutile, ed ho urlato alla tempesta, che se voleva poteva pure prendermi, non mi importava più, e così è successo tutto, ho allargato le braccia, pronta ad essere sovrastata dalle onde, ma, invece di affondare, la tempesta mi ha guardata negli occhi, togliendomi il respiro, trafiggendomi come una lama immaginaria, uccidendo quella me fatta di vuoti e lamenti, mi è entrata dentro e li è rimasta, ho annaspato, riempiendo avidamente i polmoni con quello che sembrava il primo respiro d'aria della mia vita, dolce e salato come il respiro di chi riemerge dagli abissi dopo essersi dato per spacciato, ho respirato avidamete, fino a farmi bruciare i polmoni, i miei occhi erano bianchi di sale e grigi come la tempesta, la mia pelle era diventata brillante e traslucida come schiuma di mare, i miei capelli erano diventati raggi di un cupo sole imprigionati da cunicoli di vento, in un attimo mi ero dissolta, ed ero rinata, io ero tempesta, non eravamo più "io e lei", ma una cosa sola, e non mi serviva più un porto dove attraccare, o un'ancora per stare ferma in mezzo al mare, io ero la mia nave, io ero la tempesta, le onde si infrangevano sullo scafo senza più scalfirlo, le vele prendevano il vento anche se di stoffa ormai ne era rimasta poca, il ponte si rinvigoriva quando l'acqua lo lisciava, come se fosse vivo, come se io e la mia nave ci cibassimo di onde, di sale, di mare e di tempesta; un motore perpetuo, una vita passata ad affrontare di petto quel vento che ormai non mi faceva più paura, quel vuoto enorme, quell'abisso che avevo dentro, finalmente colmato, quel freddo che sentivo sparito,a volte ci vuole veramente una vita a capire che non conta la meta, quanto il viaggio...
Ecco la mia seconda ricetta facente parte del menù che ho ideato con i prodotti della storica Fattoria Il Palagiaccio, per il contest Latti da Mangiare 2.0, ieri vi ho dato la ricetta dell'antipasto: Gelato Blu di Mugello in cialda di noci, oggi vi scriverò quella del secondo, una ricetta insolita e delicata dove il formaggio Tartufino delle storica fattoria, la fa da padrone, ingentilito da un goccio di latte fresco intero, sempre della Fattoria.
Menù
Antipasto
Secondo
Baccalà al vapore di rose su Cremoso di Tartufino e Cannellini
Baccalà al vapore di rose su Cremoso di Tartufino e Cannellini
500 g di baccalà dissalato
500 g di tisana di rose
scorza di 1 limone
sale nero delle hawaii
Salate il baccalò e massaggiatelo con la scorza gattugiata del limone, cuocetelo a vapore con la tisana di rose, ottenuta lasciando in infusione 100 g di petali di rose fresche non trattate, e 2 cucchiai colmi di roselline secche.
Per il Cremoso di Tartufino e Cannellini
100 g di cannellini precedentemente ammollati e lessati
150 g di formaggio Tartufino del Mugello Fattoria Palagiaccio
100 g di latte fresco intero
50 g di farina di mandorle
sale
pepe
Grattugiate il formaggio tartufino, unitelo al latte e lasciatelo cuocere a fiamma dolce in un pentolino dal fondo spesso mescolando costantemente.
Quando il formaggio sarò sciolto unite i cannellini e la farina di madorle e frullate con il frullatore ad immersione, salate e pepate.
Componiamo il piatto
Legumi misti lessati (ceci neri, cannellini, fagioli con l'occhio...)
petali di rosa
sale nero delle hawaii
riccioli di scorza di limone
lamelle di mandorle
Disponete uno specchio di cremoso di Tartufino sul fondo del piatto, adagiatevi sopra il baccalà al vapore, i legumi lessati, il sale e la scorza di limone, ultimate con un filo d'olio alla Rosa e lamelle di mandorle.
Decorate con un petalo di rosa rossa.
Mi sono cibato del tuo racconto, il baccalà non serve più.
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