About me

L'arte è tutto ciò che nasce dal sogno, e plasmato dalle mani dell'uomo diventa realtà....

venerdì 28 febbraio 2014

Le Camille

A volte faccio anche cose normali...
Nel senso: che ormai sono innamorata della cucina molecolare lo sapete, così tanto innamorata che se spulciate nel blog trovate non una, ma ben due sezioni dedicate alla Cucina Molecolare, una intitolata appunto "La Cucina Molecolare", che poi è la rubrica lunga un anno che ho tenuto nel 2010, con 52 ricette, e l'altra è Alchimie in Cucina, che ad oggi ne conta 73, di ricette, e giusto per farvelo sapere, domani diventeranno 74, la sezione "Alchimie" contiene i trucchi e le magie che troverete anche sul mio libro.
Però anche se io amo questo genere di cucina non è detto che tutti abbiano in casa agar agar e sostanze varie, perchè si, la cucina molecolare, con i suoi trucchi, ci può anche istruire, ed aiutare a perfezionare una ricetta, ma a volte, una bella ricetta tradizionale non guasta affatto, non credete?

Oggi parleremo di merendini.
Quando ero piccola io c'erano i "soldini" che mi piacevano tanto, con il soldino di cioccolato, vi parlo quindi di una ventina d'anni fa, quando ancora le mamme, si guardavano bene da mandare i figli a scuola con tè in brick e merendino extra farcito...
Mia mamma mi dava un bicchierino di cola giusto per gli "eventi più importanti", qualche compleanno e niente più, dalla sua aveva anche che io non amavo particolarmente bibite gassate e tè già pronti, e neanche i merendini, ma ad ogni modo, non me li dava ogni giorno come adesso accade.
Per carità, non è una critica è, anche io sono mamma, ed anche se leggo in rete tante critiche su chi compra merendini ecc, mi rendo conto che a volte non c'è tempo di preparare chissà cosa per la merenda dei figli a scuola, e quindi si ripiega sul merendino già pronto, che poi sia sano o no, è un altro discorso.
Goloso sicuro, perchè anche se non amo i dolci e non ho mai mangiato vagonate di merendini, ricordo con piacere le camille e le nastrine scaldate nel microonde la mattina, gli abbracci ed i pan di stelle inzuppati nel latte...

Una cosa carina da fare, è farseli in casa.
E con qualche piccolo trucchetto, verranno ancora più buoni degli originali, non ci credete?
Bhè, provate!
I vostri bambini vi ringrazieranno!

Oggi vi svelo la ricetta delle Camille!!!
E la morte loro è farcirle con la crema pasticcera; un attentato alla dieta, però son cose che bisogna fare almeno una volta nella vita...

Camille


Dose per 5 camille

1 uovo ed un tuorlo100 g di zucchero
120 g di carote
80 g di farina di mandorle
90 g di farina 00
30 g di fecola 
scorza di 1/2 arancia
1 stecca di vaniglia
2 cucchiai di olio di semi
8 g di lievito per torte


Pelate e lavate le carote.
Centrifugate le carote.
Prelevate 50 g di succo, il resto non vi servirà, mentre vi servirà invece la polpa della carota residuo della centrifuga
Con la frusta sbattete l'uovo ed il tuorlo insieme allo zucchero, lavorate a lungo, fino a che il composto risulterà spumoso e chiaro.
Unite il succo di carota, l'olio ed i semi della bacca di vaniglia, quindi la scorza d'aramcia e la polpa di carota.
Unite infine la farina setacciata insieme all'amido ed al lievito.
Disponete negli stampi a semisfera ed infornate a forno già caldo a 180° per circa 15 minuti.


Realizzata con gli stampi Silikomart


martedì 25 febbraio 2014

Cremoso di Asparagi e Carciofini con Caviale di Nero di Seppia

25 febbraio.
25 febbraio e le rondini ancora non sono arrivate..
Non che di solito arrivino prima, l'anno in cui sono arrivate prima del solito è stato il 2007, ed arrivarono il 27 febbraio.
Però io scruto il cielo, e spero che manchi poco, perchè amo le rondini, mi fanno sentire in pace.
Il profumo del glicine e della lavanda e le rondini, ecco le cose che amo!
Certo, poverette, non è che venendo prima farebbero un grande affare, il giorno al sole si starà anche bene, ma la sera la temperatura scende a 5°...
Un freddo che non vi dico...

Ad ogni modo, un paio di giorni fa, vi ho lasciato con la ricetta del Black Ink Pearl, ovvero, il caviale di nero di seppia, e vi ho detto che vi avrei dato qualche dritta per utilizzarlo.
Ovviamente si presta a mille preparazioni, è semplicissimo da realizzare, ed è anche divertente, tanto che di solito queste cose le faccio con mia figlia Keira, che ha 6 anni, e si diverte un sacco!
Comunque, la ricetta di oggi è semplicissima, di grande effetto e davvero molto buona!
Potete gustarla così, al cucchiaio, come un goloso che si rispetti, o spalmarla su un crostino per farla durare di più, ad ogni modo, questa ricetta è facilissima da preparare, ottima per quando si ha ospiti a cena, poco tempo e voglia di fare un figurone!

Ricetta per 2

Cremoso di Asparagi e Carciofini con Caviale di Nero di Seppia




I Cremosi di Asparagi e Carciofini sono nati così, per caso, qualche giorno fa, perchè avevo necessità di preparare qualcosa di veloce ma sfizioso.
Il risultato è stato così scioglievole e fondente che ho deciso di chiamarli "cremosi".


200 g di asparagi
100 g di cuori di carciofini alla romana
2 amande (o fasolari)
2 cucchiai di Caviale di Nero di Seppia
pepe
2 tuorli d'uovo
Olio al peperoncino Marina Colonna
Colatura di alici


Lessate gli asparagi.
A parte fate aprire le amande in una padella con poco olio, peperoncino ed aglio, al momento in cui si apriranno toglietele dal fuoco, filtrate il liquido rilasciato e tenete da parte.
Frullate gli asparagi ed i carciofini con l'acqua rilasciata dalle amande, pepate e date sapore con la colatura di alici.
Con il frullatore ad immersione frullate unendo i tuorli d'uovo.
Frullate a lungo fino ad ottenere una crema liscia.


Disponete la crema in un coppapasta rivestito di pellicola, coprite con altra pellicola e fate cuocere al vapore fino a che non si rassoderà.
Questa operazione potrebbe richiedere tempo, ma ovviamente, io voglio svelarvi il trucco.
Invece di cuocere al vapore, per ottenere le stesso risultato, cremoso e fondente, come se fosse cotto al vapore, ripetete tutte queste operazioni, e fate cuocere a microonde, massima potenza per 60 secondi.
Quindi tirate fuori dal microonde e fate raffreddare prima di sformare, altrimenti non si solidificherà.

Sformate i cremosi ottenuti e disponeteli su un piatto.
Disponete sopra ai cremosi le amande, un cucchiaio di caviale di nero di seppia e qualche pezzettino di limone, ultimate con una spolverata di pepe e con olio al peperoncino.
Decorate con sfoglie d'oro Berta Battiloro.
Servito nel piatto decorato La Porcellana Bianca.



lunedì 24 febbraio 2014

Paestum - Ovvero: Variazione di Conchiglioni

Quest'anno il contest sulla Mozzarella più famoso d'italia era solo su invito...
E davvero, quando mi è arrivato l'invito, non stavo più nella pelle, non vedevo l'ora di mettermi all'opera, di creare, inventare; e poi, il tema era "cotture innovative", voglio dire, ho scritto un libro sulle cotture innovative, quindi capite bene che è la mia passione, ed ero euforica!
Poi però, nessun piatto era all'altezza del contest, buono si, ma non mi sentivo di proporlo; vedetela un'pò come se io fossi un allenatore di un gruppo di ginnaste, arrivano due inviti, per presentare due candidature alle Olimpiadi, io di ginnaste ne ho tante, ma devo scegliere quelle che secondo me, sono più meritevoli...
Ecco, queste per me sono un'pò le Olimpiadi della Mozzarella, capite, un grandissimo onore, ma anche parecchia fifa, anche perchè, non gareggio mica con l'ultimo arrivato, no, no, 28 food blogger in tutto, quindi, 27 avversari, e non 27 a caso, ma 27 fantastici avversari, alcuni di loro non li conoscevo, e ringrazio questo contest per avermeli fatti conoscere, dovreste vedere i loro piatti, uno più bello dell'altro!
Quest'anno il contest è intitolato PASTA BUFALA E FANTASIA,   in collaborazione con Pastificio dei Campi, Gragnano e Mozzarella di Bufala campana DOP
Penso che quest'anno la giuria avrà un bel lavoro, io li farei vincere praticamente tutti!!
Comunque, davanti a cotanto talento, non sapevo davvero che diamine fare, e così, fatto un piatto, passavo ad un altro, finchè, la scadenza si avvicina e poi, illuminazione!
Un piatto solo, si, ma una variazione!
Ed ecco che in tre soli conchiglioni ho presentato tutte le idee che avevo in mente.
Un percorso gustativo che si snoda tra consistenze, temperature e testure diverse.
Un percorso che ho voluto chiamare Paestum, ogni conchiglione un tema, ogni tema, e quindi ogni nome, ispirato ad un templio di Paestum.
Quindi sono nati tre conchiglioni: Era, Poseidfone ed Atena...
Ho pensato di adagiare i tre conchiglioni su altrettante conchiglie, ciò non è solo scenografico, ma funzionale, perchè vi permetterà di usarle come "cucchiaio" godendo a pieno del loro condimento....

Paestum
Ovvero: Variazione di Conchiglioni


Conchiglione Era


Ogni conchiglione rispecchia un'pò quel che è la divinità che ho scelto, il conchiglione Era, porta il nome della Dea del matrimonio, della fertilità, quindi ho pensato all'opulenza, alla madre intesa come "terra", ed alle origini, e quindi ho utilizzato esclusivamente prodotti di quella terra meravigliosa e piena di sole che è il Sud Italia.
Volevo utilizzare cime di rapa, colatura di alici, peperoni cruschi, il meraviglioso oio di Matera Tenute Zagarella e mozzarella di Bufala, e volevo farlo in omaggio a Frank Rizzuti, che in questi giorni ci ha lasciati...
Quando si è blogger, gli "idoli", non sono più i cantati, o gli attori, sono gli chef, e Frank Rizzuti era e rimarrà sempre uno dei Grandi.
La sua passione ed il suo amore per il suo territorio ed i suoi prodotti erano ammirevoli, e ci tenevo molto, a fare questo piccolo omaggio, usando i prodotti che lui amava, e rivistandoli in chiave moderna...

Pomodoro in purezza, conchiglione cotto in consommè di pomodoro, farcito di chantilly di bufala e briciole di peperoni cruschi, crema di cime di rapa, caviale di colatura di alici.

Conchiglione Poseidone


Poseidone, lo sappiamo tutti, è sinonimo di Mare, e Paestum prende il nome proprio da Poseidone.
Ho pensato quindi di creare un conchiglione che fosse puro mare.
Ho deciso di infilarlo dentro un ostrica e ricoprirlo con la sua acqua in versione solida...

Conchiglione cotto in infusione di alghe wakame, ripieno di tartare di tonno e mozzarella di bufala, ricoperto da un velo di acqua d' ostriche, perla di olio incapsulato.

Conchiglione Atena


Atena, splendente e dorata Dea della sapienza, da sempre l'olio ed il fritto sono simbolo di oro, di ricchezza e di opulenza, ecco quindi un conchiglione bollente e molto particolare...

Conchiglione sfogliato croccante ripieno di crema di mozzarella e salicornia, cubetti di tonno confit affumicato, granelli di sale nero e foglia oro su una spirale di salsa ponzu.

Dose per 4 persone


Conchiglione Era

 

Per il pomodoro in purezza

250 g di pomodori S.Marzano
una presa di sale
2 foglie di basilico

Sbollentate in acqua bollente i pomodori precedentemente incisi, non dovranno cuocere, ma solo spellarsi.
Eliminate quindi la buccia, conditeli con il sale ed il basilico tritato, lasciateli riposare per 20 minuti.
Raccogliete l'acqua rilasciata e mettetela da parte (dovrete poi aggiungerla alla crema di cime di rapa).
Frullate i pomodori aggiustando di sale.

Per il conchiglione

 

Preparate il consommè di pomodoro utilizzando i pomodori S.Marzano, procedete come per preparare un brodo classico, condite con olio, sale e pepe ed utilizzate per cuocere la pasta.

Crema di Cime di Rapa


100 g di germogli di cime di rapa
20 ml di olio extravergine di Matera
20 ml di acqua di pomodoro
1 tuorlo d'uovo
1/ 2 cucchiaio di fecola di patate
sale e pepe

Sbollentate le cime di rapa per pochi secondi in acqua bollente, quindi trasferitele subito in acqua fredda per fermare la cottura e mantenere il colore verde brillante.
Frullate con l'olio e l'acqua del pomodoro, quindi unite il tuorlo d'uovo, la fecola, e frullate ancora.
Trasferite sul fuoco e fate addensare, a fuoco dolce.

Per la chantilly di Mozzarella e peperoni cruschi

2 cucchiai di peperoni cruschi sbriciolati
1 mozzarella di bufala da circa 130 g
300 ml di panna fresca
sale q.b

Nel robot da cucina unite la mozzarella tagliata a tocchetti piccoli, con la panna, a questo punto attivate le lame al massimo e prestate molta, anzi moltissima attenzione, questa operazione richiede pochissimi minuti, ma basta un secondo di distrazione per compromettere seriamente il risultato.
La panna si monterà, ovviamente la consistenza sarà diversa da quella che potreste ottenere con il sifone, e la quantità di panna maggiore, si perderà quindi un'pò di spumosità, compensata dalle briciole croccanti dei peperoni cruschi.
Una volta montata unite i peperoni cruschi sbriciolati ed amalgamate con una spatola, dall'alto verso il basso, cercando di non smontare il tutto.
Trasferite in un sac a poche.

Per il caviale sbiancato di colatura di alici

 

80 ml di colatura di alici
20 ml di acqua
1 g di agar agar in polvere

Almeno 15 minuti prima di iniziare a preparare il caviale, mettete in frigorifero un bicchiere di vetro contenente 100 ml di olio di semi.
Unite l'agar agar alla colatura di alici. portate ad ebollizione, fate bollire un paio di minuti, quindi spegnete, fate intiepidire leggermente e riempite la siringa.
Togliete dal congelatore il bicchiere pieno d'olio, e fatevi cadere dentro tante piccole gocce.
Con un colino a maglie fitte poi, lavatele sotto l'acqua corrente ben fredda.
Tente in frigorifero, a bagno per una notte, nell'acqua di governo della mozzarella di bufala, perderà colore ma non sapore.
Per l'effetto perlato afggiungete la polvere perlata edibile.

Componiamo il Conchiglione

Su una conchiglia diponete il pomodoro in purezza, con il sac a poche farcite il conchiglione che adagerete poi sullo specchio di pomodoro.
Ultimate con un cucchiaio di crema di cime di rapa ed il caviale di colatura di alici.



Conchiglione Poseidone


Per il conchiglione

100 g di alghe wakame secche
1 lt di acqua
Conchiglioni

Preparate un "tè", con le alghe, ovvero, portate ad ebbolizione l'acqua, quindi spegnete il fuoco, unite le alghe, coprite e lasciate raffreddare.
Una volta ottenuto il "tè", riportate ad ebollizione, aggiungete il sale e cuocete i conchiglioni.
Scolateli e lasciateli raffreddare.

Il ripieno

 

300 g di mozzarella di bufala
250 g di tonno fresco
olio extra vergine d'oliva
sale e pepe

Tagliate a cubettoni il tonno, ed a cubetti più piccoli la mozzarella.
Condite con olio sale e pepe, e tenete da parte.

Per il velo d'acqua d'ostriche

100 g di acqua d'ostriche filtrata
1 g di agar agar
1 macinata di pepe nero
1 g di polvere edibile perlata
nero di seppia

Unite tutti gli ingredienti a freddo, tranne il nero di seppia, trasferite sul fuoco e portate ad ebollizione, fate bollire per un paio di minuti, quindi versate il composto su un largo piatto di ceramica inumidito e ben freddo, lasciate raffreddar.
Una volta che si sarà raffreddato otterrete un velo, da cui dovrete ricavare dei cerchietti che "sporcherete" con nero di seppia, che conferirà ulteriore sapidità.
Più la pellicola sarà sottile migliore sarà il risultato.

Perla d'olio incapsulato

40 g di isomalto
olio extra vergine d'oliva

In un pentolino fate fondere l'isomalto.
Con un coppapasta molto piccolo, grande quanto il collo di una bottiglia, ricavate l'olio incapsulato.
Immergete un'estremità del coppapasta nell'isomalto fuso e tolto dal fuoco, si formerà, sull'estremità del coppapasta, una pellicola di isomalto.
Velocemente versate nel coppapasta, e quindi sopra la pellicola, un cucchiaino d'olio, vedrete formarsi una "bolla", che scenderà dal coppapasta chiudendosi a goccia.
Lasciate cadere la sfera ottenuta in un bicchiere pieno d'olio, non toccatela con le mani durante questa operazione!

Componiamo il conchiglione


Farcite il conchiglione con la mozzarella ed il tonno, adagiatelo nel guscio di un ostrica e ricopritelo con i cerchietti ottenuti dal velo d'acqua d'ostrica.
Coronate con l'olio incapsulato.


Conchiglione Atena



Per i conchiglioni

lessate i conchiglioni in abbondante acqua salata, quindi scolateli al dente, fateli raffreddare e friggeteli in abbondante olio bollente di semi.
Scolate eliminando l'olio in eccesso, salate e pepate.

Per la farcitura



Tonno confit

100 g di tonno
olio extra vergine d'oliva q.b
sale e pepe


Tagliate a cubetti il tonno e trasferitelo in un pentolino alto e stretto, salate, pepate e coprite completamente con l'olio.
Trasferite su una fiamma bassissima, quando inizierà a fare le bollicine spegnete e scolate.

L'affumicatura

rametti secchi di salvia e timo

 In una pentola disponete un piattino con il tonno da una parte, e dalla parte opposta un piattino di stagnola contenente salvia e timo.
Date fuoco alle spezie e coprite con il coperchio.
Fate affumicare per un ora.

Spirale di salsa ponzu 

 

40 ml di salsa di soia
10 ml di succo di limone
50 ml di acqua
1 cipollotto tritato
1 g di agar agar

 Unite a freddo tutti gli ingredienti, trasferite sul fuoco, fate bollire un paio di minuti, quindi spegnete, filtrate con un colino a maglie fitte, fate intiepidire leggermente e riempite la siringa.
Con la siringa riempite un tubicino flessibile di plastica immerso in acqua fredda (le estremità del tubicino dovranno rimanere fuori dall'acqua), in questo modo, il liquido, solidificando, ci permetterà di ottenre un lungo spaghetto, che estrarremo dal tubicino igniettando dell'aria con la siringa, ed arrotoleremo per creare la spirale alla base delle conchiglie.


Crema di mozzarella

40 g cucchiaio di olio extra vergine d'oliva
20 g di fecola di patate
300 g di mozzarella di bufala
200 ml di latte di bufala
sale nero delle hawaii
150 g di salicornia

In un pentolino fate unite l'olio e la maizena, fate dorare.
A parte saltate in padella con poco olio ed uno spicchio d'aglio, la salicornia.
Triatatela grossolanamente, pepatela, e tenetela da parte.
Unite al fondo di olio e fecola il latte tiepido, e la mozzarella a cubetti.
Fate fondere ed addensare a fuoco lento.
Appena sarà cremosa e densa come una besciamella, togliete dal fuoco, unite la salicornia ed il tonno, aggiustate di sale.


Componiamo il conchiglione

Farcite il conchiglione ed adagiatelo sulla conchiglia dove precedentemente avrete disposto a spirale lo spaghetto ottenuto con la salsa ponzu.
Ultimate con granelli di sale nero e sfoglia d'oro Berta Battiloro



 Partecipo a: PASTA BUFALA E FANTASIA



sabato 22 febbraio 2014

Black Ink Pearl

Della serie "a volte ritornano", ecco che ritorno all'attacco con nuove ricettine molecolari, semplici semplici, adatte per i principianti!

Fuori il sole splende, e l'aria profuma di mimosa, io aspetto trepidante l'arrivo delle rondini, e nel mentre, spero che il mio finto-gelsomino non fiorisca, si, si, sto veramente sperando che le gelate invernali lo abbiano stecchito, almeno avrò la scusa di piantare una nuova piantina, sono indecisissima tra la mimosa ed il glicine....
Questo sole mi mette una grande voglia di fare, per questo, quando ieri mi è arrivata una mail con una domanda, ho deciso non solo di dare una semplice risposta, ma di spiegare bene bene bene cosa c'è dietro....

La domanda in questione era:

Che differenza c'è tra le sfere fatte con l'agar agar e quelle con l'alginato?

La differenza, al gusto ed all'occhio è semplicissima, le prime, quelle fatte con l'agar agar, sono letteralmente sfere, piccole palline rimbalzanti tipo gelatine, l'interno è solido, non liquido, sono buone si, ma non sono da confondere con il "caviale".

Le seconde non si chiamano sfere, le palline che si ottengono tramite la sferificazione, si chiamano "caviale", perchè sono gocce di liquido avvolte da una membrana, l'interno quindi rimane liquido.
Difatti, la sferificazione, ci permette di creare anche i "ravioli", ovvero sfere più grandi, sempre liquide all'interno, [vedi qui], cosa che l'agar agar non permette.


Perciò il sapore cambia a seconda della tecnica utilizzata.

Quale metodo è più semplice?

Il più semplice, e fidatevi, è semplice davvero, è la sfera ottenuta con l'agar agar, non serve una gran manualità, nè strumenti particolari, e l'agar è più facile da trovare in commercio rispetto ad alginato & co...

Di conseguenza, ho pensato bene di far vedere quanto è semplice creare le sfere con l'agar agar....

Munitevi quindi di una bella siringona e di un bicchiere, questi sono gli strumenti necessari, ed ovviamente di agar agar in polvere.

Black Ink Pearl


Prima di cominciare riempite un bicchiere di vetro con olio di semi di girasole e dimenticatelo in congelatore.


500 ml di acqua
scorza di un limone
1 picchio d'aglio
1/2 gambo di sedano
1 cucchiaino di nero di seppia
1 mazzetto di prezzemolo
1 cucchiano di concentrato
sale


Portate l'acqua ad ebollizione con il gambo di sedano, la scorza di un limone,  l'aglio ed il prezzemolo, quindi fate ridurre a metà, Eliminate il sedano, il prezzemolo e l'aglio, ed unite il nero di seppia, ed il concentrato, fate restringere ancora a fuoco dolce.
Aggiustate di sale e frullate con un frullatore ad immersione.
Prelevate 100 g di soluzione.


100 g di ristretto al nero di seppia
1 g di agar agar

Unite l'agar agar, portate ad ebollizione, fate bollire un paio di minuti, quindi spegnete, fate intiepidire leggermente e riempite la siringa.
Togliete dal congelatore il bicchiere pieno d'olio, e fatevi cadere dentro tante piccole gocce.
Con un colino a maglie fitte poi, lavatele sotto l'acqua corrente ben fredda.


Ricordatevi che l'agar agar fonde con il calore, quindi andranno adagiate su qualcosa di freddo, un sushi ad esempio, dei crostini, del salmone o perchè no, nelle insalate...
Ho voluto creare le sfere al nero di seppia principalmente perchè avevo voglia di vedere delle sfere belle lucide e nere come la notte, più avanti vi mostrerò come le ho utilizzate, intanto sbizzarritevi e fatemi sapere se le avete provate.
Ho aggiunto il concentrato perchè esalta il gusto del nero di seppia, provare per credere...




venerdì 21 febbraio 2014

Il mondo del food blog, ecco cosa non va...

A volte ci rimango davvero male, a vedere certe cose, un milione di clic ad una ricetta che anche mia figlia di 6 anni, bendata, saprebbe fare.
Sia chiaro, non è invidia nè tantomeno gelosia, questo blog, il mio, è nato per caso, per la voglia di condividere con voi ed imparare da voi.
E sono felicissima quando trovo un blog che mi piace, tanto che, con alcuni di voi è nata una fantastica amicizia, e vi basti pensare che sento più vicina a me una foodblogger conosciuta anni fa, che sta dall'altra parte del pianeta, che magari, la signora della porta accanto, che ormai "conosco" da una vita.

Perchè il mondo del food online, dei blog, è anche questo, un mondo senza limiti e senza confini, in cui, la grande passione che ci unisce, polverizza lingue, credo e distanze, e così siamo tutti uniti, dall'Italia al Marocco, dal Marocco all'India, passando per Singapore ed arrivando fino al Messico...
Dovremmo essere un grande gruppo, unito e solidale, ed invece, c'è sempre chi non perde occasione per fare cappottini o sminuire il lavoro degli altri.
Come vi ho già detto, ed adesso ripeto, ho aperto questo blog per condividere ed imparare, non perchè il mio scopo è andare il tv e diventare la nuova star mondiale dei fornelli, anche perchè, come mi si mette davanti ad una telecamera, divento rossa come un gambero e mi scordo pure l'Italiano, quindi, non sarei un gran bel vedere.
Tuttavia, in questi anni ho imparato tante cose dal popolo del food, e non solo ricette, ho imparato cose belle, si, a volte bellissime, ma a volte, sono arrivate anche le cose brutte, e lo diventavano ancora di più, quando queste persone, non avevano il coraggio delle loro azioni, e sparlavano, o in questo caso, "scrivevano" male di te agli altri...
Voglio dire, ma cosa ci guadagnano???

E quindi ho deciso di stilare un decalogo per essere o diventare un buon food blogger, buono ed onesto dovrei aggiungere....
Molti di voi non ne avranno bisogno, già lo so, ma alcuni ste cose dovrebbero leggersele, forse perchè dei punti non gli sono ancora molto chiari...
Lo so, mi attirerò le antipatie di molti, ma "quando ce vò, ce vò!"

Laspetto fisico, la bellezza o la non bellezza (che son comunque cose soggettive) non influiscono sul saper o meno cucinare, perciò sappiate che: "quella li è troppo appariscente, sempre truccata e pettinata, farebbe meglio a fare le passeggiate nella sua città invece di cucinare" è un offesa a se stessi, manco alla persona di cui si sta sparlando male, perchè un simile atteggiamento denota immaturità, inadeguatezza e sopratutto invidia.
E credetemi, non è bello!


I concorsi in cui vince chi ha più "mi piace" : diciamocelo, ci hanno leggermente rotto le scatole, ma ci mancherebbe, mica a voi che tentate di vincerli, ma a noi che ogni giorno, puntualmente, veniamo subissati di richieste di "metti il mi piace qui", "metti il mi piace li", metto subito le mani avanti, l'ho fatto anch'io, è!
Però mi sono resa conto che:
A: è inutile anche solo provarci, questi concorsi non li vince chi è più bravo ma solo chi ha più tempo da spendere a chiedere i "mi piace" alle amicizie che ha su facebook.
B: Vada una volta, anche due, passi la terza e se è dopo un paio di mesi pure la quarta, e così via, vi voto volentieri, ma se avete intenzione di partecipare ad eventi del genere una volta a settimana (e credetemi, c'è gente che lo fa), rischiate seriamente di far innervosire chi sta dall'altra parte dello schermo, che magari accede ad internet una volta al giorno, o una volta ogni due, e si ritrova la casella mail invasa da richieste...
C: Non vince la bravura, vince chi ha più amici, ed anche se mi è capitato di gareggiare e veder vincere, persone competenti, mi è anche capitato, di ricevere richieste di voti per sfide a due, in cui i due piatti, dei due rispettivi avversari erano: piatto n1 scatoletta di tonno e pomodoro a cubetti 995 "mi piace"; piatto n2 tagliatelline all'uovo, fatte a mano, con crema di porcini, fonduta di parmigiano e scaglie di tartufo, 4 "mi piace"...
Che poi ci mettete anche in difficoltà, è ovvio che io voterei il piatto numero 2, anche se poi a chiedermi il voto è la n1, che ha più diritto perchè magari è l'amica di Caio o perchè ti ha votata la volta scorsa...


Il copia e incolla non è un metodo alternativo di creare, è solo un copia ed incolla, è una grave mancanza di rispetto nei confronti di chi quel piatto lo ha cucinato, partendo dal mercato, cercando gli ingredienti, si è messo poi in cucina, si è impegnato, ha impiattato, ha fotografato, e poi arrivate voi, che copiate paro paro foto e testo, e lo spacciate per vostro...
Magari vi prendete pure i complimenti, e dite che era una ricetta banalissima: "si grazie, ma guarda, te lo devo dire, questa 7 veli era così semplice che in 5 minuti era pronta, quasi non mi sono sporcata le mani", e ce credo che non ti sei sporcata le mani, non l'hai fatta tu!
Sappi che, agli occhi di chi si accorge che il tuo è un mero "copia e incolla", sei tale e quale ad una bambina che di soppiatto ruba dall'album di famiglia la foto della propria comunione, e con colla e forbici, attacca, sulla faccia del chirichetto al suo fianco, la foto della faccia di Brad Pitt, giuro, non è credibile...


Le ricette del risparmio monetario o del risparmio delle meningi: guarda, apprezziamo tutti i tuoi enormi sforzi, e sono la prima a dire che la cucina è condivisione, perciò è sempre bene confrontarsi con gli altri ed imparare, e spero che tu in questo momento, confrontandoti con questo mio pensiero, non ti offenda...
Una ricetta "al risparmio di tempo" ogni tanto può capitare, ma se apri un blog, non lo fai per postare purè, riso in bianco, semolino, zucchine lesse e brodo...
Saranno anche buonissimi e: "come li faccio io non li fa nessuno", ma aprire un rotolo di sfoglia già pronta, e spalmarci dentro un sugo già pronto, non è cucinare, è assemblare...
E non puoi nasconderti dietro a scuse del tipo "sono una foodblogger non una chef", nessuno vuole che tu sia una chef e nessuno lo pretende, ma per fare il semolino non occorre essere foodblogger, voglio dire, basterebbe essere malati o neonati o ottantenni senza denti...
La scusa "ho un bambino piccolo non ho tempo questo riso in bianco è il massimo che posso fare" è identica a quella sopra, chi tiene un blog ha una vita, non è una persona che si alza per fare la spesa e cucina per fare le foto, la maggior parte di noi sono mamme, mogli, fidanzate, studentesse o lavoratrici, e se non abbiamo tempo per cucinare, non fotografiamo la frittata per metterla sul blog, semplicemente diciamo ai nostri lettori che il nuovo pargoletto ci porta via parecchio tempo, che gli orari a lavoro sono cambiati e sono così assurdi che, se vogliamo cucinare ci tocca farlo alle 3 di notte, oppure che, per problemi personali rimandiamo la prossima ricetta a data da destinarsi.
Un blog non è una rivista, nessuno si offende se il lunedì non la trova in edicola, o in questo caso online, il lettore lo capisce, non è un automa, chi sta dall'altra parte dello schermo è tale e quale a noi, magari tu che mi stai leggendo sei una mamma, o lavori un sacco, e sai benissimo di cosa sto parlando.


Non tutti siamo nati fotografi (purtroppo e per fortuna), scorrete pure il mio blog, agli inizi ero una 19 che scattava foto con il cellulare, a rivederle oggi mi ci prende il mal di stomaco...
Un blog con belle foto è certamente un blog con una marcia in più (io mi sono accaparata la retromarcia grazie alle mie foto da film horror), ma oltre che alla forma, è bene che ci sia sostanza...


Quando la tua ricetta è presa da uno scaffale: Ovvero quando fotografi grissini, biscotti o merendini che non hai fatto con le tue mani, ma hai preso dallo scaffale del supermercato, sappi che la metà di noi se ne accorge, perchè, chi almeno una volta ha provato a fare i pandistelle o le patatine pai sa benissimo che non vengono tali e quali agli originali e conosce le differenze, l'altra metà ci cascherà anche, ma quando proverà a farli senza risultato, tornerà da te a chiederti come hai fatto a farli così perfetti, a questo punto chiediti cosa risponderai...


E' un blog non un albero di Natale, quindi, vi prego, vi scongiuro, evitate sfondi neri con scritte gialle fosforescenti, puntatori con civette infiocchettate che sbattono le ali, orologi digitali che scandicono ore, minuti, secondi, giorni, mesi, anni e moto planetario nonchè segno zodiacale transitante nell'emisfero in quel preciso istante e relativo ascendente, con una stuola di bamboline tirolesi che viene fuori dall'orologio allo scoccare di ogni ora, fiocchi di neve che vengono giù come se piovesse e la canzone che parte mentre meno te lo aspetti ed impalla tutto, ve lo dico con il cuore in mano, una di queste cose può anche essere carina, ma non tutte insieme...




L'impiattamento è come uno stile di vita, ovvio che se vado al ristorante voglio trovare il piatto carino, ordinato e pulito, ma, questo è un parere mio personale, quando si parla di piatti della tradizione, mi piacerebbe anche vedere l'impiattamento tradizionale, altrimenti è una piatti della tradizione, si, ma riisitato, vorrei tanto vedere, se al tempo delle nostre nonne, una ribollita veniva servita in un bicchiere di cristallo...
Rendiamo onore alla tradizione, e lasciamo che il bello, a volte, lasci il posto al veritiero, o alla storia che c'è dietro....



Brodetto de Varagnola




E giusto a quest'ultima nota io mi aggrappo, per parlarvi di una ricetta della mia terra.
Questa ricetta è Istriana, nata sulle zone costiere, come spesso accade, simile a quella di tutte le altre zone costiere limitrofe.
E' una sorta di pesce in umido.
Anche qui sulla costa Toscana abbiamo tanti pesci in umido o brodetti, che dir si voglia, ma qui si usa l'aglio, ed il concentrato di pomodoro, in Istria invece, si usano i pomodori freschi rossi, più son rossi e meglio è, poco importa se son da insalata o da sugo, anche qui vale il detto "tutto fa brodo", e molto spesso, con il pesce si mette la cipolla, e nel soffritto, un sacco di prezzemolo.


La cottura tradizionale di questi piatti è quella lunga e lenta, quella in cui immaginate la moglie del pescatore, con la gonnellona, il grembiule e la pezzolina, con il pargoletto in fasce, che, mentre aspetta che il marito rincasi la sera, dimentica sul fuoco un gran paiolo di rame o di coccio, pieno dì acqua e di pesci, e la sera, pian piano, dopo un lento e quasi poetico sobbollire, ecco che il brodetto è pronto, saporito e ristretto, con il minimo sforzo ed il massimo risultato.
Per questa ricetta solitamente si utilizzano pesci economici o di fondale, di solito in Istria sono scorfani, gallinelle...
Io avevo a disposizione una bella Tracina "Varagnola" in dialetto Istriano, che poi altro non è che il dialetto Veneto, dato che l'stria è stata territorio latino dal 1400, e poi fu territorio Veneto, anche se continuano ad esserci i soliti 4 cani in storia che lo negano...



1 kg di varagnole o de scarpena
1/2 bicer de oio de oliva
6 spighi de aio
sal
600 g de pomidoro fresco
persemolo


Nater le varagnole.
Saltare ne l'olio li spighi de aio, col persemolo.
Nella tecia unir i pomidori, un fià de sal i lassar boir a fogo basso per zinque minuti.
Meter dentro le varagnole, coprir con tanta aqua.

Traduzione



1kg di tracine o scorfani
1/2 bicchiere di olio di oliva
6 spicchi d'aglio
sale
600 g di pomodori freschi
prezzemolo



Pulite le tracine.
Tritate il sale ed il prezzemolo, soffriggeteli nall'olio, in una pentola, preferibilmente di coccio.
Unite i pomodori a tocchetti, un pizzico di sale e saltate per cinque minuti.
Unite le tracine, coprite con acqua e lasciate cuocere a fuoco lento.

La cottura è lunga, la fiamma bassa un obbligo, altrimenti non si aromatizza per bene il sughetto.
Dopo circa 1 ora sarà pronto, lo vedrete perchè si sarà formato un bel sughetto.
A questo punto aggiustate di sale, se volete pepate e servite.
E' un piatto in cui ci si sporcano le mani, in cui si succhia la polpa del pesce, in cui si pulisce il piatto con la fetta di pane abbrustolito, quindi procuratevi un bel bavagliolino, tipo quello dei vostri bambini, o quello che vi danno in certi ristoranti prima di mangiare un aragosta ed iniziate!
Buon appetito!



lunedì 17 febbraio 2014

Panini al Mirto al Profumo di Limone

La ricetta di oggi è semplicissima ed originale, mi rendo conto che magari per alcune persone può essere troppo particolare, perchè, da quel che so, l'uso del Mirto non è poi così diffuso nelle vostre cucine, a meno che voi non siate Sardi o Spagnoli, ovvio.
Io sono abituata a camminare "nella macchia", i boschi sopra le colline della mia città, e tra fugaci apparizioni di cinghiali e scoiattoli, mi è capitato spesso di camminare tra profumatissime foglie di Mirto, mi piace così tanto il profumo che ne avevo addirittura una piantina sul terrazzo!
Solitamente le foglie ed i rametti vengono utilizzati per condire arrosti e piatti a base di cacciagione, ma io volevo creare qualcosa di diverso.
Credo che il Mirto si abbini benissimo con il limone, e dato che la primavera è alle porte, ho pensato di creare dei panini al Mirto al profumo di Limone, un sapore davvero particolare, devo ammetterlo, penso che la resa migliore la si ottenga dal panino appena sfornato, così profumato che basta chiudere gli occhi per sentirsi in campagna o dalle fette, tostate e spalmate con burro alle erbe, o farcite con ragù o arrosti, o perchè no, agliate e disposte alla base del piatto insieme ad una corposa e ricca zuppa di verdure.
Ovviamente niente vi vieta di tagliare i panini a cubetti, tostarli e poi unirli a zuppe e brodi vari!


Panini al Mirto al Profumo di Limone


300 g di farina 00
50 ml di olio al Mirto Marina Colonna
1 bustina di lievito secco
1 cucchiaino di zucchero
10 g di sale
acqua calda q.b
pepe nero in grani da macinare


Unite le polveri nell'impastatrice, oppure, su un piano di lavoro, unite un abbondante macinata di pepe nero,  a filo unite l'olio al mirto ed impastate, quindi unite acqua tipeida quanto basta fino ad ottenere un impasto liscio e modellabile.
Fate lievitare fino al raddoppio.
A questo punto modellate tante piccole palline, e disponetele su una teglia rivestita di carta da forno.

Decorazione

2 cucchiai di olio al limone Marina Colonna
1 presa di sale
1 macinata di pepe
un pizzico di liquirizia in polvere



Trovo che il limone si sposi benissimo con il mirto, per questo ho voluto utilizzare dell'olio al limone per creare le decorazioni, che non sono solo belle a vedersi e funzionali, nel senso che, se volete creare un panierino di panini, vi aiuteranno a distinguere i vari tipi di pane, ma emanano un profumo meraviglioso.
Ho pensato di "colorare" l'olio con un pizzico di liquirizia in polvere, ma proprio un pizzichino, che riprende la nota di brace e di legna di un classico panini cotto nel forno a legna.

Unite a due cucchiai di olio al limone una presa di sale, pepe nero ed una puntina di liquirizia, mescolate e con un pennellino decorate le palline di pasta.
Infornate, a forno spento, a 180°, coprendo con un foglio di carta da forno.
Il trucco per dei panini morbidissimi?
Unite una ciotolina di coccio piena di acqua, creerà la giusta umidità nel forno ed i panini risulteranno morbidissimi!
Cuocete circa 20 minuti.


Suggerimenti


Se create dei panini come il mio possono essere la base perfetta per dei burger, se invece dei panini volete realizzare una bella piccia di pane, sappiate che tagliata a fette, tostata e spalmata di burro è una delizia!
Queso pane si accompagna benissimo con arrosti, ragù e pietanze alla brace!


giovedì 13 febbraio 2014

Primizie

Sarò breve.
Perchè ho una fame che non ci vedo e parlare di cibo mi mette ancora più fame.
Mangio?
Macchè, potessi, lo farei anche!
Ma siccome sono una persona, hmm diciamo "spontanea", per nonn dire pazza, ieri sono uscita per andare dal dottore, e farmi segnare qualcosa per il dente del giudizio, che qualche mese fa mi si era spaccato a metà, poi, siccome faceva un male cane, e da un mesetto non riuscivo a chiudere occhio, sulla strada del ritorno, a piedi ovviamente, decido di andare dal dentista consigliatomi dal mio dottore, ma si, ma perchè no?
Ok, tempo 10 minuti e stavo riflettendo sul significato della frase "togliersi un dente", intesa in modo semplice è togliersi un peso, togliersi un dolore, voglio dire, allora perchè le parole "dentista" e "fifa" vanno a braccetto?
Comunque, si, l'ho fatto, non ho sentito una mazza, me lo sono tolta, e dopo 10 minuti ero sulla via di casa, a piedi, da sola, ad ascoltare un'pò di musica.
Ora, io sono arrivata a casa, parlando tranquilla l'ho detto a mamma che non si era resa conto di niente, ieri sera sono uscita come se niente fosse, stamani ho portato la bimba a casa e tutto, direte voi "stai male?".
No.
Ma ho fame, ho una fame che non è che non ci vedo, ci vedo benissimo, ma anche se non ci vedessi, sarei in grado di arrivare ugualmente al frigorifero, anche bendata e con le mani dietro la schiena.
Ora, ad averlo saputo che per un giorno e mezzo non mi sarei dovuta metter niente di solido in bocca, avrei fatto il cenone di capodanno a pranzo, ma in verità a pranzo, quando spilluzzicavo qualche cubetto d'ananas perchè non riuscivo a masticare, io al dentista, manco ci pensavo...
E stamani, dopo un succo all'albicocca, una limonata, un bicchierone di succo d'ananas ed una bottiglia d'acqua, comincio a richiedere un bisonte intero, anche vivo va bene.

Comunque, ci sono cose importanti da fare, ad esempio, preparasi per domani, per il nostro "viaggio" all'Isola D'Elba, più che viaggio è un fine settimana nella casa al mare, ma non vedo davvero l'ora,
E poi, cosa importantissima: Le Strade della Mozzarella.

Come ben sapete, io ho imparato ad amare Le Strade della Mozzarella e tutto ciò che vi sta dietro, circa due anni fa, quando un mio piatto arrivò in finale.
Quest'anno il contest è intitolato PASTA BUFALA E FANTASIA,   in collaborazione con Pastificio dei Campi, Gragnano e Mozzarella di Bufala campana DOP


Il tema?
Le nuove tecniche di cottura, ingrediente immancabile ovviamente la mozzarella di Bufala Campana DOP, e la pasta del Pastificio dei Campi, pasta che io personalmente non conoscevo, ma che, devo dirvelo, è SPETTACOLARE!!!


Solo 28 foodblogger a sfidarsi, ed io sono una di quelli, la sfida è dura, i blogger da sfidare bravissimi, e nella mia testa una sola gran confusione, troppe idee, tutte insieme, vorrei tanto proporre un menù più che due ricette sole, ma terrò le mie idee per me ed andrò avanti con la prima.




Primizie


Partiamo dal fatto che, in questo piatto "niente è ciò che sembra"...
Dove stanno le cotture innovative?
Il cestino: un intreccio croccantissimo di fresine di Gragnano confit, friabili come un millefoglie...
Le "taccole", non sono taccole, ma saporitissimi bocconcini di crema di avocado e basilico, gelificate con gli amidi, e ciò che c'è da sapere sulle ricette come questa, a base di amidi, è che si sciolgono letteralmente in bocca...
La "maionese": non è maionese, ma una saporitissima emulsione di olio, cremoso, piccantino grazie ai grani di pepe nero in infusione, e... Spalmabile!
I pomodori: Mica sono pomodori, altrimenti la mozzarella in questo piatto, dove sarebbe?
Sono bocconcini di mozzarella di bufala ricoperti da un denso strato di vellutato pomodoro datterino, addensato.

Voi non vi immaginate cosa sia un boccone composto da una succulenta mozzarellina di bufala ricoperta da un vellutato e clado abbraccio di pomodoro che si scioglie in bocca, in un sol boccone!
Se poi quel boccone lo prendete utilizzando il cestino come base, che va da se, si trasforma in una cialda croccante con la quale fare scarpetta, una goduria!
E l'avocado?
Lo avete mai provato con la mozzarella?
Trovo che avocado e mozzarella stiano benissimo insieme, provare per credere, se poi, quella crema di avocado, aggiungiamo anche un bel mazzetto di basilico fresco e profumato...
Non vi resta che assaggiare, non credete?


Ovviamente, niente vi vieta di utilizzare mozzarelle grandi, basterà raddoppiare le dosi ed utilizzare lo stesso procedimento....

Per i cestini di pasta confit


Fresine di gragnano Pastificio dei Campi 80 g
sale
pepe nero
olio extra vergine d'oliva
qualche foglia di salvia

Fate cuocere le fresine in acqua bollente salata, quando saranno ben cotte scolatele.
Disponetele su un piano, fateli raffreddare.
Intrecciate le fresine e disponete l'intreccio ottenuto dentro un colino a maglie fitte, fate riposare 10 minuti.





Munitevi quindi di un pentolino alto e stretto, dove farete cuocre il vostro cestino, riempite di olio extra vergine d'oliva, fate conto che il cestino dovrà cuocere lentamente ed a lungo, completamente immerso nell'olio.
Condite l'olio con una presa di sale, pepe nero, e qualche foglia di basilico.
Nel pentolino disponete delicatamente il colino con la pasta intrecciata, avendo cura di tenerla ben aderente al colino con un peso.
Trasferite il tutto su una fiamma dolcissima, dopo un minuto circa, l'olio avrà iniziato a fare le bollicine, a questo punto vedrete le fresine gonfiarsi, e "sfogliarsi", e sulla superficie si formeranno delle bollicine, pronto!
Scolate con delicatezza condite con sale e pepe, fate raffreddare su una base di carta assorbente.



Le Taccole


1 avocado a buccia scura
1 mazzetto di basilico
1 cucchiaio di olio extra vergine d'oliva
1 presa di sale e pepe
2 cucchiai di amido di riso

Frullate l'avocado insieme al basilico ed all'olio, salate e pepate
Frullate ancora unendo l'amido, trasferite in un pentolino, quindi sul fuoco, a fiamma molto alta.
Mescolate costantemente con un mestolo di legno fino a che il composto non si staccherà dalle pareti del pentolino, a questo punto, versate il composto su un piano di marmo, livellate con una spatola umida, fate raffreddare e tagliate.

*sono quelli più adatti alla cottura, quelli con la buccia scura e rugosa, fate attenzione, perchè quelli con la buccia chiara in cottura possono diventare amarognoli.



Olio Spalmabile in infusione di pepe


1 foglio di colla di pesce
1 cucchiaino di grani di pepe  nero
50 ml di acqua
50 ml di olio

Portate l'acqua ad ebollizione in un pentolino, quando l'acqua bolle spegnete il fuco, unite il pepe, coprite e fate raffreddare completamente.
Una volta freddo filtrate il liquido.
Fate sciogliere la colla di pesce precedentemente ammollata al microonde, unite quindi l'olio all'acuqa ed alla colla di pesce, frullate, trasferite in frigorifero per almeno 10 minuti.



Io ho versato la gelatina ottenuta in un tubetto di alluminio.

Pomodorini



mozzarelline di Bufala Campana Dop "ciliegine"
300 g di pomodori datterini Viander
1 presa di sale
30 g di gelatina il polvere


Scolate le mozzarelline e trasferitele su un panno in frigorifero, la superficie dovrà risultare molto fredda affinchè il pomodoro possa aderire bene.
Frullate i pomodorini datterini e passateli al setaccio, portate quindi la crema ottenuta ad ebollizione, se utilizzate pomodorini crudi sbollentateli e privateli della pelle prima di frullarli.
Aggiustate di sale e di pepe, unite la gelatina e togliete dal fuoco, fate raffreddare tanto quanto basta, appena sarà tiepido ed inizierà ad addensarsi, sarà il momento di stenderlo sulle mozzarelle.
Disponete le mozzarelline su una griglia, e "glassatele" con il pomodoro.
Trasferite il frigorifero fino al momento di servire

Componiamo il piatto


Disponete il cestino in un piatto, unite i pomodorini, se volete decorateli con i picciolini dei pomodori, unite le taccole, spolverate di sale e di pepe, ed a piacere unite qualche fogliolina di insalata.
Servite con l'olio spalmabile.




lunedì 10 febbraio 2014

IL GIORNO DEL RICORDO

OGGI È IL GIORNO DEL RICORDO
Ricordiamo le migliaia di vittime delle foibe, ricordiamo i 350.000 esuli che lasciarono le loro terre...
Ricordiamo una pagina di storia che troppo a. Lungo è rimasta nascosta...
Per non dimenticare, per far si che non si ripeta...


Oggi su Il TIrreno, un mio articolo dedicato al giorno della memoria degli Esuli Istriani, con la storia e la testimonianza diretta della mia famiglia.


Mia nonna, Etta Bertotto, era nata a Cherso, una bellissima isola nell’arcipelago del Quarnero, Istria, al tempo territorio Italiano, ceduta poi, a seguito del trattato di pace del 10 febbraio 1947 alla Jugoslavia.
Nel settembre del 1943 approdarono, sulle rive di Cherso, gli Jugoslavi di Tito, che mia nonna, quando raccontava, chiamava “I Titini”, occuparono il Municipio e presero il potere, iniziarono le prime sparizioni, 14 uomini furono prelevati, senza preavviso alcuno, di notte, dalle loro case, vennero legati e fatti imbarcare con la forza, alcuni di loro furono fucilati senza nessuna accusa.
I ragazzi in età militare furono deportati e costretti ad arruolarsi forzatamente nell’esercito di Tito, vennero mandati senza scarpe e senza viveri, molti di loro non fecero mai ritorno.

 (Foto: campo Profughi di migliarino, mia nonna, i miei bisnonni e mio zio)

 Iniziarono le rappresaglie contro gli Italiani, fu istituito il coprifuoco, c’era paura anche solo a parlare per le strade, le persone, senza distinzione di sesso o di età, venivano torturate e massacrate, ed infine i corpi venivano fatti sparire, gettati nel mare dalle alte scogliere.
A Cherso si moriva di fame, gli uomini venivano arruolati, le donne lasciate sole con i bambini piccoli, coloro “giudicati” ostili alla causa Titina presi e portati via di notte; sull’isola le risorse scarseggiavano..
Arriva poi l’obbligo per tutte le famiglie di fornire scorte alimentari per l’esercito in guerra, ovviamente non ci si poteva rifiutare.
E poi vennero le foibe in tutto il territorio Istriano e Dalmata, e la deportazione nei campi di prigionia, orrore negato dalla storia per anni, così forte era il dolore nei racconti dei nostri nonni e dei nostri genitori, che sentirne parlare ci fa male al cuore.
Tito incaricò i suoi soldati di "risolvere il problema" di quelle persone che non approvavano l'annessione dell'Istria alla Jugoslavia, dette il via così alla pulizia etnica, che per anni è stata negata, e che molti Italiani, hanno scoperto essere vera solo di recente, certo, c'è differenza tra sentirne parlare in televisione, e sentirla raccontare dalla propria nonna, ancora spaventata, a distanza di anni, anche solo di parlare a voce alta per strada “Non si poteva parlare per strada, non si poteva pensare, per strada.
C'era paura anche a bisbigliare in casa, sottovoce.”
"Cavità verticali naturali, pozzi della terra in cui venivano gettate le persone" ecco cosa avete appreso dai telegiornali; " venivano di notte, li sentivi bussare alle porte, speravi che non toccasse a te – mi raccontava mia nonna Etta - prendevano tutti, uomini, donne e bambini, indistintamente, e li portavano via, tutti sapevano, ma nessuno poteva parlare, si doveva cantar le loro canzoni, esporre le loro bandiere, fare i loro balli, a comando, altrimenti erano botte.”
Le foibe sono enormi voragini di origine naturale, profonde più di 20 metri, così profonde che a volte vederne il fondo è impossibile, dal 1943, al 1947 vi sono stati gettati circa diecimila italiani, la maggior parte di loro erano ancora vivi, legati tra loro con una fune, sparavano al primo, che cadendo si portava dietro il resto della fila.
Molti di loro non morivano subito, molti rimanevano in vita sul fondo delle foibe, la caduta attutita da altri corpi, morivano di stenti o di embolia.
Nel 1945, dopo anni di terrore, le violenze aumentano, vengono uccisi tutti coloro che sono “nemici del popolo”, vale a dire Italiani, cattolici, socialisti, preti, ma anche anziani e donne con i loro bambini.
Nel febbraio 1947 Istria e Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia, trecentocinquantamila persone lasciano la loro terra, abbandonando tutto, case, averi, ricordi, affetti…
Pur di rimanere Italiani oltrepassano la nuova frontiera, dove nessuno sapeva quale orrore si stava consumando in terra Istriana, quando il treno stipato di profughi, sulla quale si trovava anche mia nonna, arriva a Bologna, gli esuli, vengono ignorati, vengono accusati: “venite a portarci via il lavoro”, le persone stanche ed affamate, chiesero acqua da bere ma venne negata.
"Per non dimenticare", che sia ben chiaro, che gli eventi tragici debbano essere ricordati, perchè i grandi errori degli uomini, devono essere raccontati alle nuove generazioni, affinchè ricordino, affinchè non dimentichino, affinchè non si ripeta mai più....
Solo nel 2005 il Parlamento Italiano decide di dedicare una giornata del ricordo in memoria delle vittime delle foibe.
Ancora oggi ci sono persone che negano la loro esistenza, e questo fa male a noi che siamo rimasti e ricordiamo il loro dolore…
Mia nonna, quando arrivò a Trieste aveva 13 anni, il 13 Dicembre 1949, dopo due anni di tentativi per venir via da Cherso dettero il permesso a mia nonna Etta ed alla sua famiglia di venir via, ma le partenze non erano mai semplici, dissero alla mia bisnonna Tona, “se volete andare in Italia andate, ma sua mamma quasi ceca, rimane qui”.
La mia bisnonna Tona lasciò la madre, dai cugini, e partì, per salvare i figli.
Alla frontiera cambiarono i nomi e le date di nascita sui documenti “Cambiavano i nomi sui documenti, cambiavano le date di nascita, ti toglievano l'identità, dopo che ti avevano già distrutto il cuore”
Quando mia nonna arrivò a Trieste, rivide il pane dopo tanto tempo, ne mangiò così tanto che per paura di non rivederlo, il giorno dopo le venne la febbre per l’indigestione, si portò perfino una pagnotta di pane sotto il cuscino.
La mia bisnonna voleva rimanere a Trieste, dove già vivevano due suoi fratelli con le famiglie, ma non le dettero il permesso e la mandarono con la sorella e le rispettive famiglie, nel campo profughi di Migliarino Pisano, dove rimasero circa due anni.
Nel campo profughi non c’erano case, c’erano soltanto enormi capannoni, dove delle lenzuola appese con delle funi, dividevano l’intimità della notte delle famiglie.
Da li furono trasferiti alle ex colonie di Calambrone, la mia bisnonna Tona fu divisa dalla sorella Maricci, la quale, assieme alla famiglia, fu mandata a Pisa, alla mia bisnonna ed alla famiglia infine venne data loro una casa a Livorno.
Mia nonna, ha sempre amato la sua Cherso quella terra che io ancora sento mia, quella terra che solo sentirne il nome mi vela il cuore di tristezza, quella terra in cui c'è ancora la nostra casa, con la porta sbarrata dal catenaccio, la casa di mia nonna, inagibile, e mai più nostra.
La fabbrica del mio bisnonno, con ancora il suo nome sulla soglia d'ingresso, mai più nostra.
Quella terra meravigliosa, che ti strappa l'anima e la incatena al suo mare, ai suoi vicoli di pietre, ai suoi campi di olivi.




 

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