Esistono dei
gesti che sono quasi riti di passaggio, che superano il tempo creando legami e
ricordi indissolubili.
A Livorno la schiacciata è sicuramente uno di questi, non
esiste nonno che non abbia mai pronunciato la frase “porto il bimbo a prendere
la schiacciata”, e non esiste bambino livornese a cui non è mai stata regalata
una striscia di schiacciata appena sfornata dal fornaio.
La
schiacciata non qui non è un semplice cibo, è un gesto d’amore.
La si da ai
bambini per merenda a scuola, la si mangia come spuntino se viene fame, la si
divide con la famiglia durante il pasto, la si porta ai malati ed a chi ha
appena avuto un bambino, è un rito di unione, di nascita, di speranza, è
qualcosa di magico che unisce e fa sentire a casa.
La mattina
presto le strade di Livorno si riempiono di un profumo inebriante che sa di
legna e di fuoco, di grano e farina, zaffate di olio, dall’odore così intenso e
deciso che sembra quasi di poterne vedere il colore: verde, come gli smeraldi.
Tra i tetti
di tegole rosse e i mattoni della fortezza, tra gli alberi e i fossi del
quartiere Venezia, tra i vicoli intorno al mercato si diramano profumi di forno
a legna e di pane appena sfornato, ma non è pane, è qualcosa di più buono, e
non è focaccia, qui è schiacciata, con la mollica alveolata e soffice come una
nuvola, e la crosta croccante e sottile, quasi fosse un velo di dorata meringa,
ricoperta di granelli di sale ed olio, tanto, tanto olio.
Dorata,
croccante e saporita sono sicuramente le parole d’ordine che più la rappresentano,
niente a che vedere con la focaccia pallida e liscia, la schiacciata è rustica,
ruvida, a volte con i bordi sbruciacchiati, quando la si mangia ci si sporca di
farina e di sale, ma la si porta comunque a scuola, ci si ferma al panificio
appena aperto per mangiarla dopo che da ragazzini si è stati a ballare, si va
al mercato la mattina presto per comprarne un pezzeto, è sicuramente la prima
cosa che abbiamo acquistato, quando da bambini i genitori ci lasciavano a
qualche metro dal panificio e ci facevano andare da soli a comprare “500 lire
di schiacciata”, prima di andare al mare o prima di andare al parco.
Non è
farcita, non è condita e non è arricchita con nessun ingrediente nuovo se non
quelli con cui a Livorno si prepara da centinaia di anni: semola, farina,
acqua, sale, olio e lievito, è come la vuole la tradizione, come la vuole la
mamma, il nonno ed il bambino, come la vuole la vicina di casa che la offre
alle amiche, come la vuole la nonna per
il nipote, il marito per la moglie, perché presentarsi a casa con della
schiacciata appena sfornata è meglio che arrivare con un mazzo di fiori, è un
aperto e conclamato “ti voglio bene”.
Farla in
casa non è poi così difficile, richiede solo pazienza e tempo…
Schiacciata
livornese
Farina w330
300 g
Semola
rimacinata di grano duro 100 g
Acqua 300 g
Lievito di
birra 15 g
Zucchero 1
cucchiaio
Olio evo 40
g
Sale 10 g
Sciogliete
il lievito di birra nell’acqua, quindi unite lo zucchero e mescolate bene,
unite anche le farine nella bowl dell’impastatrice e lasciate incordare con la
foglia.
Unite il
sale e l’olio e continuate a lavorare quindi fate riposare coperto per circa 2
ore o fino al raddoppio.
Trascorso il
tempo di lievitazione disponete l’impasto sulla spianatoia ben spolverata di
semola, stendetelo con le mani e piegatelo più volte come se fosse un libro.
Capovoglete
la ciotola dell’impastatrice sopra l’impasto e lasciate lievitare almeno 1 ora.
Trascorso il
tempo della seconda lievitazione accendi il forno al massimo della temperatura.
Stendi con
le mani l’impasto su un piano pieno di farina, trasferscilo in una teglia e
ricoprilo d’olio, spolveralo con abbondante sale, attendi 20 minuti ed inforna
per 15 minuti, una volta sfornata condiscila nuovamente con un filo d’olio e
lascia raffreddare, oppure mangiala calda che è ancora più buona!
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