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L'arte è tutto ciò che nasce dal sogno, e plasmato dalle mani dell'uomo diventa realtà....

martedì 30 aprile 2019

Tempura di grongo all’Italiana con brodo dashi al balsamico


Tempura all'italiana?
Perché no!
Con grongo, pastella di birra, uova di galline Livornesi e salsa Dashi al balsamico, una ricetta proveniente dal Giappone rivisitata in chiave Italianissima con ingredienti a km 0 o quasi!
Il grongo è un pesce la cui consistenza si presta benissimo a questa ricetta, ha una buona carnosità e una carne succulenta che ben si sposa alla pastella friabile, leggera e croccante che lo avvolge, provare per credere!
Ad accompagnare il tutto una salsa liquida con base di brodo Dashi, dai sentori affumicati, in cui vengono aggiunti aceto balsamico e acqua di polpo.

Tempura di grongo all’Italiana con brodo dashi al balsamico


 Per 4 persone

Per la tempura all’Italiana

3 tuorli di uova di galline Livornesi
300 ml di acqua fredda frizzante
400 g Farina 00

Unite tutti gli ingredienti e mescolate fino ad ottenere una pastella liscia e non troppo densa, se dovesse risultare troppo densa e non con la consistenza di una crema aggiungete un poco di acqua fredda.
Lasciate riposare in un luogo fresco, coperta da una pellicola per almeno 10 minuti, intanto procedete con il grongo.

Per il grongo


500 g di polpa di grongo al netto degli scarti

Tagliate a bocconcini la polpa di grongo, avendo cura di aver eliminato per bene pelle e lische immergetela nella pastella, ricopritela per bene e lasciatela riposare, preparate quindi la salsa.

Per il brodo dashi al balsamico


1 l di acqua minerale
1 pezzetto di alga kombu essiccata
1 manciata di katsuobushi
60 ml di salsa di soia antica
60 ml di acqua di cottura del polpo o delle cozze
2 gocce di tabasco
Sale all’occorrenza

Unite l’alga Kombu nell’acqua fredda, lasciatela riposare un paio d’ore, quindi portate a bollore, spegnete ed aggiungete il katsuobushi, lasciate raffreddare.
In un pentolino unite la soia antica, l’acqua di cottura del polpo, il tabasco e l’aceto balsamico, aggiungete il brodo dashi filtrato e fate ridurre della metà, aggiustate di sale all’occorenza.

Finitura e impiattamento


Olio di semi per friggere

Friggete il grongo in abbondante olio bollente, scolatelo per bene su carta assorbente, spolveratelo di sale ed accompagnatelo con una tazza di brodo dashi al balsamico bello bollente in cui potrete immergere la vostra tempura per insaporirla.

giovedì 25 aprile 2019

Gnocchi tartufo e zafferano ripieni di stracciatella su fonduta di parmigiano


Giovedì gnocchi!
Credo che sia sempre il momento giusto per un buon piatto di gnocchi, caldi, morbidi, quasi fondenti...
Gli gnocchi si prestano a mille varianti, a mille condimenti, riescono sempre a stupire, oggi li propongo in versione zafferano e tartufo, ripieni di stracciatella e adagiati su un morbido strato di fonduta di parmigiano.
Il segreto per ottenere degli gnocchi morbidi e cremosi è quello di non impastare mai le patate quando sono ancora bollenti, perché piene di umidità, che andrà via via evaporando, quell’umidità farà si che l’impasto richieda un aggiunta maggiore di farina per essere reso impastabile, e ciò farà si che lo gnoccco risulti duro e gommoso, il trucco infatti è utilizzare poca farina!

Gnocchi tartufo e zafferano ripieni di stracciatella su fonduta di parmigiano



Per gli gnocchi

300 g di patate a pasta gialla
1 bustina di zafferano
1 cucchiaino si sale al tartufo Shop Piemonte
1 tartufo nero
1 tuorlo
Farina q.b

Lessate le patate con la buccia in acqua bollente salata, quando saranno tenere scolatele e schiacciatele, conditele con il sale al tartufo, lo zafferano e il tartufo grattugiato, aggiungete il tuorlo e mescolate, quindi impastate a mano aggiungendo poca farina per volta fino ad ottenere un impasto lavorabile.

Per la fonduta di parmigiano

300 g di parmigiano grattugiato
200 g di panna fresca
1 presa di sale

Unite tutti gli ingredienti e fateli addensare a fuoco dolce

Finitura e impiattamento


Stracciatella circa 400 g
Lamelle di tartufo o pistilli di zafferano per decorare
Olio evo

Stendete dei cerchietti di impasto degli gnocchi, farciteli con un cucchiaino di stracciatella, chiudete le estremità e rotolateli leggermente e con delicatezza tra le mani infarinate per dar loro una forma tondeggiante, procedete così velocemente fino a finire l’impasto, quindi tuffate gli gnocchi in acqua bollente salata e cuoceteli per un minuto circa.
Nei piatti disponete uno strato di fonduta di parmigiano, quindi disponete gli gnocchi appena scolati, guarnite con lamelle di tartufo, pistilli di zafferano e un filo d’olio evo.

mercoledì 24 aprile 2019

Visitare Faenza in un giorno


Faenza è un comune italiano in provincia di Ravenna in Emilia-Romagna, si trova ai piedi dei primi rilievi dell'Appennino ed è sede vescovile della diocesi di Faenza-Modigliana, la città è storicamente nota per la produzione di ceramica, souvenir che non deve assolutamente mancare dopo una visita qui.
La sua nascita si perde nei meandri della storia, le sue origini sono incerte, c’è chi fa risalire la sua nascita agli attici, che risalendo l'Adriatico avrebbero fondato prima Ravenna e poi Foentia, attuale Faenza, tuttavia recenti scavi archeologici hanno portato alla luce tracce di insediamenti neolitici e dell’età del bronzo, quindi non sappiamo con certezza quasi popoli abitassero qui prima della conquista romana nel II secolo a.C, tuttavia la popolazione che risiedeva in questa zona ebbe contatti con tribù umbre, con i sabini ed anche con gli etruschi, prima dell’arrivo dei celti.

 
 

Nel corso del tempo la città crebbe prosperosa e le venne assegnato il nome benaugurante di Faventia, che significa "la favorita degli dei", già allora gli abitanti erano dediti alla tessitura e alla lavorazione della ceramica, ecco perché qui le ceramiche sono così belle, perché gli abitanti le lavorano da secoli.
Non è mai stata una città grande o famosa, ma ha avuto il suo momento di gloria nel 1908 con l'Esposizione Torricelliana, una delle manifestazioni più imponenti mai viste in zona che ospitava prodotti ceramici contemporanei provenienti da tutta Europa, fu visitata ed inaugurata dal Re in persona portando Faenza alla ribalta nazionale, da allora tutti la conoscono.



Ad esposizione conclusa venne chiesta a gran voce l’apertura di un museo internazionale della ceramica, ad oggi visitabile.
Nel corso del 1944, durante la seconda guerra mondiale, venne duramente colpita dai bombardamenti, i due terzi delle abitazioni fu rasa al suolo, fu un durissimo colpo per gli abitanti che il 16 dicembre 1944 si unirono alle truppe neozelandesi per liberare la città, decorata al valore militare e insignita della Croce di guerra al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale, Faenza e ad oggi tra le città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione.

Nel corso della storia la sua popolarità è cresciuta notevolemente, a riportarla agli onori della cronaca il Premier del Québec Jean Charest, che il 18 agosto 2006 annunciava al mondo il ritrovamento della prima colonia francese in Canada, quella di Charlesbourg-Royal, dove, udite, udite, fu rinvenuto un piatto istoriato realizzato a Faenza tra il 1540 e il 1550!

Cosa vedere

 Faenza è visitabile in una giornata, la stazione  è a pochi minuti a piedi dal centro, evitate i mezzi pubblici e concedetevi una passeggiata, ne varrà la pena, i maggiori luoghi di attrattiva turistica sono raccolti nelle due piazze, Piazza del Popolo e piazza della Libertà, nella prima troverete la splendida torre dell’orologlio, fedele ricostruzione post-bellica della torre seicentesca posta nell'incrocio tra il cardo e il decumano della Faventia romana, mentre nella seconda piazza vi imbatterete nella cattedrale e nel loggiato del portico degli Orefici, a lato troverete la monumentale Fontana Maggiore disegnata da Domenico Castelli nel 1619, la sera, quando il sole tramonta e le luci si accendono l piazza lascia senza fiato per la sua bellezza.


Museo Internazionale delle Ceramiche


Il MIC ospita opere provenienti da tutto il mondo, dall’Estremo e Medio Oriente passando per il Sud America e finendo con opere fatte arrivare da tutta l’Europa, fondato nel 1908 oggi conserva un patrimonio di oltre 60.000 ceramiche, antiche e contemporanee, esposte nel grande museo unico al mondo, qui troverete capolavori italiani del Rinascimento, opere di Picasso, di Matisse, di Chagall, Leger, Burri, Fontana e tantissimi altri, anche se non siete appassionati di ceramica la visita è consigliata, è un luogo dove si respira arte pura.

Il Parco Bucci


Faenza è una città verde, potremmo dire incontaminata, quasi rimasta ferma in un tempo non ben precisato, io sono stata in estate, ad accogliermi, subito fuori dalla stazione, un viale alberato verde brillante, di sottofondo il canto delle cicale, già questo la dice lunga su una città.
Parco Bucci non è un semplice parco, ma una vera e propria oasi verde, con pavoni, anatre e vari tipi di uccelli, l’estate è un piccolo paradiso, tra stagni e ruscelli qui il relax la fa da padrone, un vero giardino dell’Eden, con giochi per i più piccoli.

Il Duomo


La sua facciata è imponente, la chiesa fu costruita su progetto di Giuliano da Maiano nel quindicesimo secolo, ma i lavori terminarono nel secolo successivo, l’interno con la pianta a croce e tre navate separate Bellissimo è l'organo a canne con il coro ligneo cinquecentesco.

Cosa mangiare a Faenza



Senza ombra di dubbio i primi, dai cappelletti alle tagliatelle, qui siamo nella patria della pasta, con la “P” maiuscola, rigorosamente all’uovo e servita con il sugo di carne o in saporitissimo brodo, aprite il menù o lasciatevi consigliare, dai cappelletti ai ravioli, dai tagliolini ai tortelli, qui ogni tipo di primo è imperdibile.

Cosa comprare
  
Se non vi aspetta un viaggio lungo e faticoso, potrete decidere di portarvi a casa qualche porzione di pasta fresca realizzata dai pastai del luogo, ma quello che assolutamente non potrete farvi mancare è un oggetto in ceramica, se ne realizzano di tutte le forme e di tutti i tipi, dalle piastrelle finemente lavorate ai piatti dipinti, alle lampade, passando per bicchieri, brocche, vasi e ninnoli vari.

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