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L'arte è tutto ciò che nasce dal sogno, e plasmato dalle mani dell'uomo diventa realtà....

venerdì 14 ottobre 2016

Brie Home Made

Voi la conoscete la differenza tra Brie e Camembert?
In realtà è molto semplice sbagliarsi, ad occhio si somigliano, entrambi hanno la crosta fiorita, entrambi sono Francesi, tuttavia il Brie ha una pasta compatta ed una crosta spessa, mentre il Camembert è l'opposto, è composto infatti da una crosta fine ed una pasta molle.
Molti scartano la crosta, grande errore, infatti non solo è commestibile, ma buonissima, e conferisce un sapore unico al formaggio.

La differenza essenziale tra i due formaggi è il gusto; il brie è un formaggio che presenta versioni più saporite e salate, per questo si presta più facilmente ad essere cotto o fuso sopra focacce e bruschette.
Il Camembert è più un formaggio da degustazione, più strutturato, grasso, da mangiare anche a cubetti, accompagnato da qualche acino d'uva ed un buon bicchiere di vino.

Non so dirvi quale preferisco, io amo tutti i formaggi, però posso dirvi che ho provato a farli entrambi in casa, ed i risultati sono stati sorprendenti!
Pensiamo spesso che fare il formaggio in casa sia impossibile, invece è davvero molto facile, bisogna soltanto trovare il giusto procedimento e bisogna armarsi di pazienza, perchè è un processo lungo, però da immense soddisfazioni...

Brie Home Made




Per prima cosa bisogna iniziare con quello che in gergo viene chiamato "lattoinnesto".
Per preparare il nostro brie in casa, occorrerà un innesto, ovvero o i batteri del Brie, che difficilmente sono reperibili, se non su internet, oppure un cucchiaio di raschiatura di crosta di un Brie a scelta.

1 cucchiaio di crosta di brie
200 ml di latte intero a temperatura ambiente

Unite i due ingredienti, mescolateli bene e trasferite in un bicchiere di vetro, sigillate il bicchiere con della pellicola trasparente e lasciatelo a temperatura ambiente per 24 ore.
Trascorse le 24 ore trasferite il lattoinnesto in frigorifero, fino a che il siero non si separerà dalla massa solida, ci vogliono solitamente 2 o 3 giorni.

Brie

il lattoinnesto precedentemente ottenuto
3 cucchiai di caglio liquido (la quantità giusta da utilizzare è scritta sulla confezione)
4 litri di latte fresco intero crudo
200 g di panna da cucina
2 cucchiai di yogurt intero bianco non zuccherato

Unite il latte in un pentolone e portatelo a 37°, aggiungete il lattoinnesto precedentemente frullato e filtrato.
Unite la panna e lo yogurt, mescolate e fate raffreddare.
Riportate il latte  37° ed unite il caglio e mescolate con una frusta, coprite con la pellicolatrasparente, infine con il coperchio e trasferite in forno tiepido, a circa 40°.
Non toccate la pentola per almeno un ora.
Trascorsi 60 minuti o poco più il latte sarà cagliato, avrà cioè raggiunto la consistenza di un budino.
A questo punto si "rompe la cagliata" ovvero si taglia a cubetti e la si distribuisce in una fuscella rivestita di garza.
Mi rendo conto che trovare le fuscelle in giro non è facilissimo, io utilizzo di solito quelle della ricotta, potete trovarla al reparto affetati e formaggi nei supermercati, oppure chiedetela al vostro negoziante di fiducia, a patto che abbia formaggi freschi (più che altro ricotta fresca da vendere sfusa).

La fuscella va posizionata in un recipiente dai bordi alti, perchè rilascerà il siero in eccesso, e va tenuta sospesa dalla base, in modo che non rimanga a mollto, di solito io la poggio su un coppapasta, in modo che rimanga ben asciutta.
Appena la cagliata si sarà compattata spolveratela con il sale, ricopritela di pellicola e lasciatela 24 ore a temperatura ambiente, in un luogo privo di insetti (mi raccomando non d'estate, questo è il periodo giusto), trascorse le 24 ore, capovolgete le forme, salatele, copritele con la pellicola e lasciatele ad asciugare altre 24 ore.
Trascorso il tempo di salataura si trasferiscono in frigorifero, e si ripete lo stesso procedimento  per i 3 giorni successivi, capovolgendole e spolverandole di sale una volta al giorno.
Trascorsi i 3 giorni incartate la forma ottenuta con l'alluminio, chiudete bene e riponete in frigorifero.
Non vi resta che attendere, le forme da questo momento possono stagionare da un minimo di due settimane ad un mese o più, dipende dal vostro gusto.

In foto vedete una piccola forma, che ho ottenuto con 700 ml di latte circa.
La mia forma è stagionta 2 settimane esatte, l'ho poi servita con noci tostate e miele.

Brie Home Made


You know the difference between Brie and Camembert?
It's actually very easy to make a mistake, eye look alike, both have the rind, both are French, but Brie has a compact texture and a thick crust, while the Camembert is the opposite as it is composed by a fine crust and a soft dough.
Many discard the crust, big mistake, it is not only edible but delicious, and gives a unique flavor to the cheese.

The essential difference between the two cheeses is the taste; Brie is a cheese that has more tasty and savory versions, for this is more likely to be cooked or melted over focaccia and bruschetta.
Camembert is a cheese tasting, more structured, fat, to eat even cubes, accompanied by some grapes and a glass of wine.

I can not tell what I prefer, I love all cheese, but I can tell you that I tried to get them both at home, and the results were amazing!
We often think that making cheese at home is impossible, but it is really very easy, you just have to find the right procedure and you have to arm yourself with patience, because it is a long process, but by immense satisfaction ...

Brie Home Made

First you must start with what in the jargon is called "starter".
To prepare our brie at home, it will need a graft, or bacteria or the Brie, which are difficult to find, if not on the internet, or a spoon scraping the crust of a Brie choice.

1 tablespoon of crust brie
200 ml of whole milk at room temperature

Combine the two ingredients, mix well and transferred to a glass beaker, sealed glass with plastic wrap and leave at room temperature for 24 hours.
After 24 hours transferred to the starter culture in a refrigerator until the serum will not separate from the solid mass, it takes usually 2 or 3 days.

Brie

the starter culture previously obtained
3 tablespoons of liquid rennet (the right amount to use is written on the packaging)
4 liters of fresh raw whole milk
200 g of cream
2 tablespoons whole white unsweetened yogurt

Combine the milk in a saucepan and bring to 37 °, add the starter culture previously blended and filtered.
Add the cream and yogurt, stir and let cool.
Bring the milk 37 ° and add the rennet and stir with a whisk, cover with pellicolatrasparente, finally with the cover and transferred into the warm oven, to about 40 °.
Do not touch the pot for at least one hour.
After 60 minutes or a little more milk is curdled, that is, it will have reached the consistency of a pudding.
At this point it "breaks the curd" or is cut into cubes and is distributed in a fuscella coated gauze.
I realize that finding the baskets around is not easy, I usually use the ricotta, you can find it at affetati department and cheeses in supermarkets, or ask for it at your local dealer, if he has fresh cheeses (more like cottage cheese fresh bulk for sale).

The fuscella should be positioned in a receptacle by high edges, because it will release the excess whey, and must be kept suspended from the base, so that it does not remain in mollto, usually I the hillock on a pastry rings, so that it remains dry well.
As soon as the curd is compacted sprinkle with salt, cover film and leave 24 hours at room temperature, in a place free of insects (Do not summer, this is the right time), after 24 hours, flip the forms, salt, cover with plastic wrap and leave to dry another 24 hours.
After the salataura time move to the refrigerator, and repeats the same process for the next 3 days, inverting and spolverandole of salt once a day.
After 3 days wrapped shape obtained with aluminum, close well and refrigerate.
You just have to wait, the forms from this moment can mature from a minimum of two weeks to a month or more, it depends on your taste.

In the picture you see a small form that I got with about 700 ml of milk.
My form is stagionta 2 weeks exactly, I then served with toasted nuts and honey.










giovedì 13 ottobre 2016

Dita di Strega

Giusto ieri vi davo la ricetta dei gingerbread cookies versione scheletro per un Halloween da paura, oggi ho deciso di darvi un'altra ricetta super facile per Halloween, questa sono sicura che la conoscete, sono le famose dita di strega al forno, o biscottate, ogni volta che le porto ad una festa di Halloween vanno sempre a ruba, i bambini ne vanno matti, sarà per l'aspetto mostruoso o per la mandorla croccante, che piace da morire anche agli adulti.
Ad ogni modo, so di per certo che siete così bravi che potreste realizzarle anche senza il mio aiuto, dopotutto serve solo la vostra ricetta preferita dei biscotti, qualche mandorla tagliata a metà, della glassa e del colorante rosso, o in alternativa, dellosciroppo di ciliegie o lamponi da unire allo zucchero a velo.

Dita di Strega


300 gr di farina
150 gr di zucchero
170 gr di burro morbido
1 uovo e 1 tuorlo
la scorza grattugiata di un limone 
semi di una bacca di vaniglia

Disponete a fontana su un piano la farina con lo zucchero, disponete al centro gli altri ingredienti ed impastate "con tanto amore" per qualche minuto,
se volete un impasto colorato questo è il momento di aggiungere il colorante alimentare in gel.
Avvolgete nella velina e fate riposare 30 minuti in frigo.
Stendete la pasta, formando dei cordoncini, schiacciate un'estremità, inumiditela leggermente ed applicatevi una mezza mandorla
Infornate, in fornopreriscaldato a 180° per 20 minuti.
Sfornate e lasciate raffreddare

Per la Glassa


zucchero a velo circa 200 g
1 albume
qualche goccia di colorante rosso.
Con una frusta lavorate gli ingredienti fino ad ottenere una crema liscia e densa, versate il composto nel sac a poche e decorate i biscotti.
Witch Fingers


Just yesterday I gave you the recipe for gingerbread cookies for a Halloween skeleton version from fear, today I decided to give you another super easy recipe for Halloween, this I'm sure you know, are the famous fingers witch baked or toasted, whenever the port to a Halloween party are always in demand, the kids love it, it will be for the monstrous or the crunchy almond, who love it also to adults.
However, I know for a fact that you are so good that you could implement them even without my help, after all, only serves your favorite cookie recipe, a few almonds cut in half, glaze and red dye, or alternatively, of dellosciroppo cherries or raspberries to be merged with the icing sugar.

Witch Fingers

300 g flour
150 grams of sugar
170 grams of soft butter
1 egg and 1 egg yolk
the grated rind of one lemon
seeds of a vanilla bean

A mound the flour on a floor with sugar, place in the center the other ingredients and knead "with much love" for a few minutes,
if you want a colored body that it's time to add the food coloring gel.
Wrap in tissue paper and let rest 30 minutes in the fridge.
Roll out the dough, forming cords, crushed one end, lightly moisten and paint it with a half-almond
Bake in fornopreriscaldato at 180 ° for 20 minutes.
Remove from the oven and let cool

For the Frosting
icing sugar 200 g
1 egg white
a few drops of red dye.
You work with a whisk the ingredients until you have a smooth, thick cream, pour the mixture into pastry bag and decorate the cookies.

mercoledì 12 ottobre 2016

Scheletrini Pan di Zenzero

Halloween si avvicina, ed io adoro Halloween, tanto quanto adoro il Natale e le sue decorazioni.
Sarà forse perchè le mie zie sono Americane che sono così attaccata a feste come Halloween o il Ringraziamento, il 31 ottobre andavo in giro per casa mascherata, ancora prima che questa festività prendesse piede in Italia, e pensavo a mio cugino, che aveva la fortuna di aggirarsi per le strade di Long Island, a bussare di porta in porta per fare "dolcetto o scherzzetto".
Mi è sempre piaciuto il clima autunnale ed i suoi colori, ed ho sempre sognato di camminare tra le strade della periferia Americana, insieme a mio cugino, per superare gli steccati bianchi, prendere a calci le foglie secche sui vialetti, e bussare alle porte delle villette a schiera con le decorazioni appese sulla facciata.
Questo è solo uno dei viaggi che ho in programma di fare.
Secondo me non si è mai troppo grandi per festeggiare qualcosa che ci piace, anche se, devo ammettere che avere Keira, che ad oggi ha 9 anni, è una buona scusante.
Così, mentre il vestito per Halloween è già appeso in attesa di essere indossato, faccio scorta di zucche al supermercato, e stilo il menù del ringraziamento mentre mostruosi dolcetti cuociono in forno.

Scheletrini Pan di Zenzero



350 g di farina 00
300 g di miele millefiori
120 g di zucchero di canna
1 uovo
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
1 presa noce moscata in polvere
1 presa di chiodi di garofano in polvere
1/2 cucchiaino di zenzero in povere
Setacciate la farina ed unitela alle spezie.
A parte sbattete l'uovo con lo zucchero, quando lo zucchero si sarà sciolto unite il miele a filo e continuate a sbattere, aggiungete la farina ed impastate fino ad ottenere un composto liscio e senza grumi.
Fate riposare in frigo per circa 2 ore, il riposo al fresco farà diventare più malleabile l'impasto.
Stendete con il mattarello l'impasto dei biscotti, infarinando il piano di lavoro.
Ritagliate tanti piccoli omini con l'apposito stampino, io ho utilizzato il tagliabiscotti Silikomart, infornate su una teglia rivestita di carta da forno, in forno preriscaldato a 180° per 10/15 minuti circa.
Una volta sfornati fate raffreddare completamente e procedete con la glassatura.


Per la Glassa


zucchero a velo circa 200 g
1 albume
qualche goccia di succo di limone

Con una frusta lavorate gli ingredienti fino ad ottenere una crema liscia e densa, versate il composto nel sac a poche e decorate i biscotti.


Skeletons Gingerbread Cookies 

Halloween is coming, and I love Halloween, much as I love Christmas and its decorations.
It may be because my aunts are American who are so attached to holidays like Halloween or Thanksgiving, October 31 I went around the house masked, even before this festival take root in Italy, and I thought of my cousin, who had the good fortune of roaming the streets of Long Island, knocking from door to door to "trick or scherzzetto".
I always liked the autumn and its colors climate, and I always dreamed of walking the streets of the American suburbs, with my cousin, to overcome the white picket fences, kicking the dry leaves on walkways, and knock on the doors of terraced houses with decorations hung on the facade.
This is just one of the trips I plan to do.
I think it is never too big to celebrate something that we like, although, I must admit that having Keira, which currently has nine years, it's a good excuse.
So while the dress for Halloween is already hung waiting to be worn, I stock up on pumpkins at the supermarket, and stylus Thanksgiving menu while monstrous cakes baked in the oven.

350 g flour 00
300 g of wildflower honey
120 g of brown sugar
1 egg
1/2 teaspoon ground cinnamon
1 pinch nutmeg powder
1 pinch of clove powder
1/2 teaspoon ground ginger poor

Sift the flour and add it with spices.
Besides, beat the egg with the sugar, when sugar is flush honey melted together and continue beating, add the flour and knead until mixture is smooth and without lumps.
Let rest in refrigerator for about 2 hours, rest in a cool place will become more malleable dough.
Roll out with a rolling pin cookie dough, flouring the work surface.
Cut out many small men with the appropriate stencil, I used the cutters Silikomart, bake on a baking sheet lined with parchment paper, in preheated oven at 180 degrees for about 10-15 minutes.
Once baked let cool completely and proceed with the icing.

For the Frosting

icing sugar 200 g
1 egg white
a few drops of lemon juice

You work with a whisk the ingredients until you have a smooth, thick cream, pour the mixture into pastry bag and decorate the cookies.

martedì 11 ottobre 2016

Pane di Segale DOP presidio Slow Food al Four Banal

Nel precedente post del mio racconto sul viaggio in Vallese vi ho lasciati in sospeso, vi ho raccontato della visita alla fondazione Gianadda ed alla distilleria Morand, di cui presto tornerò a parlare, poi il mio racconto si è interrotto poco prima di arrivare all'antico "Four Banal", il forno comunale aperto dal 1905.


La storia del pane mi ha sempre affascinata, e la  storia del pane che ho trovato nel Vallese mi è piaciuta così tanto che ho voluto dedicare un post intero alla storia di questo pane, unico lievitato Dop, presidio Slow Food della Svizzera.

Fino a non molti anni fa, ogni Comune aveva il proprio forno, dove gli abitanti si riunivano una o due volte l'anno, per impastare e cuocere le  loro forme di pane.
Prima infatti, non tutti avevano la possibilità di avere un forno in casa, e quindi di prepararsi il pane, venivano così istituiti dei giorni con turni per ogni abitante al forno comunale.
Il pane in questione è pane di segale, che la straordinaria caratteristica di durare mesi, certo, dopo alcuni mesi il pane si induriva, ma poteva comunque essere utilizzato per arricchire zuppe e latte caldo.


Il pane DOP del Vallese è un pane di segale, la cui ricetta viene custodita gelosamente dalle confreternite, che la tramandano di generazione in generazione, noi, al Four Banal, abbiamo avuto la possibilità di preparare la nostra pagnotta, di vederla crescere e dorare in forno e di portarcela a casa.

Il segale è un cereale antico, con alle spalle 12.000 anni di storia, la farina da esso ottenuta è utilizzata come alternativa alla farina di frumento, è scarsamente ricca di glutine, perciò non è così facile ottenere un prodotto lievitato partendo da una base 100% di segale, il risultato sarà comunque un pane più compatto, con la mollica scarsamente alveolata e pesante rispetto al classico pane di farina di grano.
Il pane di segale è leggermente meno calorico del pane tradizionale, 230 kcal ogni 100 g di peso, il pane bianco apporta 30 kcal in più ogni 100 g, tuttavia è un pane che apporta notevoli benefici alla nostra salute, essendo ricco di fibra, che, tenetevi forte, favorisce il senso di sazietà, perciò: lunga vita al pane di segale!
Consigliatissimo nelle diete, il pane di segale è diffusissimo nelle zone Alpine, il segale infatti è un cereale che resiste al freddo, e ben si adatta alle alte quote.


Nel Canton Vallese, il frumento arrivava raramente, ed era venduto a peso d'oro, perciò in pochi potevabno permetterselo, per questo con gli anni, il pane di segale si è guadagnato la nomea di "pane dei poveri" per poi diventare oggi invece un pane ricercato e costoso.
La ricetta originale non prevedeva l'aggiunta di lievito chimico, per questo i tempi di lievitazione erano molto lunghi, potevano ad arrivare anche a più di 18 ore di lievitazione.
Trascorso il tempo di lievitazione le forme vengono infornate nel forno a legna, ad una temperatura che sfiora i  250°, il risultato è una pagnotta dal color bronzo, con la crosta spessa e la mollica umida, compatta ed acidula, per questo il pane del Vallese si sposa alla perfezione con formaggi e miele.

In Svizzera il pane è un alimento molto importante, basti pensare che ogni anno, il consumo medio procapite e di 45 kg a persona, in tutto il paese esistono 200 tipologie diverse, tuttavia vari tipi di pane nel Vallese, una di queste è il pan dolce di segale, che mi è piaciuto molto, viene aggiunta all'impasto varia frutta secca, come albicocche, uvetta, nocciole..
Poi viene cosparso di zucchero ed infine infornato, la frutta renderà il pane più soffice, e si avrà un dolce molto simile al panettone, più compatto e per niente stucchevole.



Se come me, amate il pane, e volete vivere un'esperienza indimenticabile, vi consiglio caldamente di passare qualche ora al Four Banal, dove i membri della confraternita vi sveleranno i segreti del pane, e nell'attesa di sfornare la vostra opera, potrete gustare un bicchire di ottimo vino con del formaggio d'alpeggio.


Pane di Segale DOP presidio Slow Food

1 kg di farina di segale
650 g di acqua calda
100 g di pasta madre rinfrescata
1 cucchiaio di malto d'orzo
una presa di sale

In una ciotola unite il lievito madre con l'acqua ed il malto, unite piano piano la farina e mescolate costantemente, meglio se con un'impoastatrice, fino ad ottenere un impasto liscio, senza grumi e non appiccicoso.
Trasferite l'impasto in un luogo caldo ed umido e fate lievitare per una notte.
Trascorso il tempo di lievitazione formate delle pagnotte, copritele con farina di segale e lasciatele lievitare altre 2 ore.
Incidete la superficie ed infornate in forno preriscaldato a 250° per circa 45 minuti, quindi abbassate la temperatura a 200° e fate cuocere ancora 20 minuti o fino a doratura.
Abbiate cura di disporre in forno una ciotola di acqua, per mantenere umido il pane durante la cottura.
Sfornate e fate raffreddare completamente.


Four Banal Vollages:
http://www.fourbanalvolleges.ch/



Rye bread DOP at the Four Banal
In the last post of my story on the trip to Valais I left you in suspense, I told you of the visit to the Gianadda Foundation and the Morand distillery, which soon will return to speak, then my story was interrupted just before arriving to the ancient "Four Banal", the communal oven opened since 1905.
The history of bread has always fascinated me, and the story of the bread I found in Valais I liked it so much that I wanted to dedicate an entire post to the history of this bread, leavened only Dop, Slow Food Switzerland.
Each municipality had its own bakery, where villagers would gather once or twice a year, to knead and bake their loaves.
Before in fact, not everyone had the opportunity to have an oven in the house, and then to prepare the bread, were well set up for days with rounds per inhabitant to the communal oven.
The bread in question is rye bread, the outstanding feature of last month, of course, after a few months the bread hardened, but could still be used to enrich soups and hot milk.
The bread of Valais DOP is a rye bread, the recipe for which is jealously guarded by confreternite, that passed down from generation to generation, we, at the Four Banal, we had a chance to prepare our loaf, to see her grow and brown in oven and take her home.
The rye is an ancient grain, backed by 12.000 years of history, the flour obtained from it is used as an alternative to wheat flour, it is poorly rich in gluten, so it is not so easy to get a yeast product from a base 100% rye, the result will still be a more compact bread, with honeycombed crumb poorly and heavy than the classic wheat flour bread.
The rye bread is slightly less calories of traditional bread, 230 kcal per 100 g of weight, white bread provides 30 kcal more per 100 g, however, is a bread that brings significant benefits to our health, being rich in fiber, which , brace yourselves, it fosters a sense of satiety, so: long live the rye bread!
Highly recommended in diets, rye bread is widespread in the Alpine areas, the fact rye is a cereal that is resistant to cold, and well suited to high altitude.
In the canton of Valais, wheat rarely came, and it was sold their weight in gold, so in a few potevabno afford it, why over the years, rye bread has earned the reputation of "bread of the poor" and has now become instead a sought bread and expensive.
The original recipe did not include the addition of baking powder, so the time to rise were very long, could also to reach more than 18 hours of leavening.
After rising time the forms are baked in a wood oven, at a temperature of nearly 250 °, the result is a loaf of bread from bronze, with thick crust and moist crumb, compact and sour, so the bread Valais goes perfectly with cheese and honey.
In Switzerland, the bread is a very important food, just think that every year, the average consumption per capita and 45 kg for person, throughout the country there are 200 different types, however, various types of bread in Valais, one of these is the pan sweet rye, which I liked a lot, is added to the mixture varies dried fruit, such as apricots, raisins, hazelnuts ..
It is then sprinkled with sugar and finally fired, the fruit will make the soft bread, and you will have a very similar sweet panettone, more compact and not at all cloying.
If like me, you love the bread, and you want to live an unforgettable experience, I strongly suggest you spend a few hours at the Four Banal, where fraternity members will reveal the secrets of the bread, and while waiting to bake your work, you can bicchire to enjoy a good wine with the alpine cheese.

Rye bread

1 kg of rye flour
650 g of hot water
100 g of sourdough refreshed
1 spoonful of barley malt
a pinch of salt

In a bowl, mix the yeast with the water and malt, add slowly flour and stir constantly, preferably with un'impoastatrice, until dough is smooth, with no lumps and no sticky.
Transfer the dough in a warm, humid place and let rise overnight.
After rising time formed into loaves, cover them with rye flour and let rise another 2 hours.
Engrave the surface and bake in preheated oven at 250 degrees for 45 minutes, then lower the temperature to 200 degrees and cook 20 minutes or until golden brown.
Take care to have a bowl of water in the oven, to keep moist the bread during baking.
Remove from the oven and let cool completely.

Four Banal Vollages:





lunedì 10 ottobre 2016

Martigny & Verbier

Sabato 24 settembre 2016 - Martigny & Verbier


A svegliarci è stata l'alba, il sole appena sorto accarezzava le cime delle montagne, e la camera dell'hotel Rothorn a Visperterminen era inondata di luce rosa, dal balcone si godeva un panorama degno di un set cinematografico.
Siamo scesi di buon ora a fare colazione, abbondantissima, ad attenderci a tavola: spremute fresche, latte appena munto, formaggi d'alpeggio, affettati, croissant appena sfornati e panini fatti in casa, accompagnati da miele di montagna e dal burro spettacolare, che ci ha accompagnato per tutto il viaggio, una colazione da re!
Bagagli alla mano e siamo partiti alla volta di Martigny, città in cui voglio assolotamente tornare.


Martigny è una piccola grande perla nel cuore della Svizzera, poco più di 16.000 abitanti e millenni di storia alle spalle, noi abbiamo avuto la fortuna di avere una guida straordinaria: Fabian Claivaz, che ci ha spiegato per filo e per segno tutto ciò che c'è da sapere su Martigny, e per chi ama l'arte come me, c'è davvero tanto da scoprire.
Partiamo dalla storia, chi ama la storia alzi la mano!
Storia e Italiano erano le mie materie preferite fin dalle elementari, crescendo si sono aggiunte anche arte e storia dell'arte, perciò, a Martigny, mi sentivo davvero a casa.
Nell'antichità Martigny era un importante centro popolato dai Romani, viene menzionata per la prima volta intorno al 50 a.C, da Gaio Giulio Cesare, la popolazione, già a quei tempi era così vasta che ad oggi si ritrovano resti di ville, bagni e di un grande anfiteatro, è possibile ripercorrere la storia antica con un'esperta guida, vestita da antico romano, che vi guiderà attraverso gli scavi archeologici presenti sul posto.
Ma la cosa che più mi ha colpito è stato il nome "Gianadda", che per tutta la mattinata è stato nominato più e più volte, il suo nome era associato ad opere di architettura, edifici, mostre...
Per quanto fossi interessata al discorso, ho dovuto comunque accantonare la mia curiosità, perchè eravamo arrivati davanti alla Distilleria Morand, dove ci attendeva una ricca degustazione ed una visita guidata.
La Distilleria Morand è conosciuta in tutta la Svizzera per la qualità dei suoi prodotti, fondata nel 1889, è ad oggi, la più famosa Distilleria del territorio, i suoi prodotti di punta sono i celebri distillati: Abricotine, a base di albicocche, e Williamine, a base di pere, entrambe coltivate nel Vallese.


Molti di noi non sono abituati all'idea di associare le albicocche alla Svizzera, dopo tutto è risaputo che le albicocche sono frutti che hanno bisogno di sole, ma il Vallese è baciato da più di 300 giorni di sole ogni anno, in pratica, se è vero il detto che "il sole bacia i belli" il Vallese è oltremodo un posto meraviglioso, ed anche il clima lo conferma.
Ho assaggiato entrambi i distillati, i Vallesani, attaccati alla tradizione, preferiscono la Williamine, io invece ho preferito l'Abricotine, dall'intenso sapore di albicocca.
Mentre lo assaporavo pensavo al grande viaggio che hanno fatto le albicocche per arrivare a finire in un bicchiere di Abricotine.


L'albicocco infatti vede la luce nell'estremo oriente, solo dopo il 400' viene esportato nel bacino Mediterraneo, e provato a coltivare in varie parti d'Europa, in Svizzera le albicocche hanno trovato terreno fertile, la varietà che la fa da padrona si chiama Luizet, il sapore è più deciso e meno dolce dell'albicocca a cui siamo abituati, a me è piaciuta particolarmente, forse perchè sono cresciuta raccogliendo albicocche dall'albero del giardino che mio nonno aveva piantato, un albicocco innestato su un susino, che aveva la caratteristica di fare albicocche dalla polpa soda ma non stucchevole e dalla buccia acidula, screziata di rosso e dal profumo persistente.
Con le Luizet nel Vallese si producono confetture e distillati, sono ottime anche essiccate, il loro sapore intenso fa si che durante l'essiccazione si conservi alla perfezione il sapore, e vengono utilizzate anche per produrre sciroppi e succhi di frutta senza coloranti e conservanti.

Abricotine e Williamine sono soltanto due dei prodotti che si possono trovare nell'antica distilleria, infatti, sotto al negozio in legno, stile casetta di Biancaneve, con una lunga tavola di legno, sedie con cuori incisi, tendine all'uncinetto e una moltitudine di bottigliette colorate in ogni dove, si snodano una serie di labirintici corridoi e sale costruite nel 1800, cisterne, botti in legno, bricchi in rame, il tutto immerso in un'atmosfera magica e surreale, li si producono anche altri tipi di distillati, e sciroppi anche!
Una delle cose più particolari che si possono trovare, richieste dai grandi ristoratori di tutto il mondo, perchè si, c'è da dirlo, in effetti fa un figurone, è la Williamine con pera in bottiglia.
Mi spiego meglio.
Immaginate di trovarvi in un negozio come quello della Distilleria Morand, siete circondati da bottiglie di varie forme e colori, vasetti di marmellate, calici di sciroppi, un posto che sta a metà tra un antro fatato pieno di pozioni e la casa della nonna delle fiabe, capirete bene, che una volta immersi in un ambiente del genere, tutto vi sembrerà possibile; mentre vi aggirate tra le bottiglie contenenti liquido colorato, con etichette che raffiugurano dipinti fantasiosi, farfalle e fiori, tanto che vi sembrerà di essere in casa di Mago Merlino, vi imbattete in una bottiglia, di quelle che siete abituati a vedere nei film di pirati, dal collo tozzo e stretto, e dentro, una pera grande quasi quanto la bottiglia, ci mettete un paio di minuti a realizzare che non si tratta davvero di magia, ma quasi.


In pratica, ascoltate bene perchè questa è una cosa unica nel suo genere, una volta che il fiore del pero, sull'albero, ha lasciato posto al frutto, ancora piccolo ed irriconoscibile, si prendono le bottiglie, con estrema delicatezza, si imbottiglia il piccolo frutto, e si assicura il tutto a testa in giù, per far si che la pera cresca dentro la bottiglia.
Vi assicuro che è una cosa magica.
E poi ci sono gli sciroppi, 100% naturali, tanto che vengono dati per merenda ai bambini, diluiti con acqua fresca, e sono ottimi, li avrei comprati tutti, anche se i miei preferiti rimangono quello alla Nocciola, che sa di gianduia, e che ad oggi custodisco gelosamente in dispensa, facendomene un bicchierino ogni tanto la sera, come se si trattasse del più pregiato Rum dei Caraibi, lo sciroppo di Granatina e quello albicocca, nel Vallese sono famosi, ma secondo me dovrebbero esserlo anche all'estero, troverebbero sicuramente largo uso in pasticceria, infatti mi sto giusto apprestando a realizzare dei dessert con lo sciroppo di nocciole.
Sono di gran lunga migliori degli sciroppi che troviamo qui, anche del prodotrto migliore che siamo abituati a comprare al supermercato, e costano la metà, senza contare che sono fatti partendo da frutta fresca.
Dopo la visita alla distilleria siamo andati a pranzo al Restaurant du Moulin du Semblanet, a mangiare la Brisolèe Royale, un piatto misto di formaggi, carne secca, affettati, frutta e castagne cotte sulla fiamma, un piatto tipico Vallesano.
Io e Valerio abbiamo mangiato velocemente, perchè invece di goderci il sole abbiamo preferito andare a visitare la Fondazione Gianadda, giusto perchè avevo visto che ospitava una mostra su Picasso, e per una come me, che è stata 3 volte al Museo di Picasso a Barcellona, era un evento imperdibile.
Quando sono arrivata alla Fondazione, mi sono ritrovata davanti qualcosa di incredibile.
La Fondazione Gianadda, doveva essere inizialmente una casa, Lèonard Gianadda, nel 1976, acquistò il terreno per costruirci una casa, ma i lavori portarono alla luce i resti di un antico tempio gallo-romano, il più antico della Svizzera, l'unico dedicato al Dio Mitra, così decise di costruirci sopra un centro culturale, e dedicarlo alla memoria del fratello Pierre, da poco scomparso, il centro oggi è una fondazione culturale di fama internazionale, il museo offre esposizioni archeologiche, con i resti Romani ritrovati in loco, una collezione di più di 50 auto d'epoca con pezzi unici al mondo, costruite dal 1897 al 1939, un parco curato, pieno di piante provenienti da varie parti del mondo, con  un lago al centro e varie sculture di artisti famosissimi del XX secolo, come Moore, Rodin, Renoir, Chagall...
Il centro ospita mostre cicliche di artisti del calibro di Van Gogh, Matisse, Picasso, Degas...
Ed in più ospita concerti di cantanti e musicisti di fama internazionale,
Per chi, come me ama l'arte, la Fondazione Gianadda è un vero e proprio paradiso.


Dopo una visita, troppo breve, a questo luogo incantato, siamo partiti alla volta del Four Banal, il forno comunale risalente al 1905, ad attenderci i membri della Confraternita, che ci hanno raccontato di come funzionavano prima le cose, dovete sapere, che in Svizzera, le cose importanti ci si raccontano davanti ad una tavola imbandita, e quindi anche li, eravamo belli felici, a discutere del pane DOP del Vallese, tra un sorso di vino, un morso di formaggio ed una fetta di pane appena sfornato.
Chi mi segue da tempo sa quanto io ami la storia del pane, tanto che ho dedicato a questo alimento una sezione apposita: "Pane panini & bruschette", per questo, dedicherò un post apposito al Pane di Segale del Vallese ed all'esperienza vissuta al Four Banal, restate sintonizzati, ci ritroveremo presto tra queste pagine con la ricetta dell'unico pane DOP, presidio Slow Food, della Svizzera.

Prima parte: Visperterminen

Distillerie Morand 
Place de Plaisance 2, 1920 Martigny, Svizzera
www.morand.ch/

Fondazione Gianadda
Rue du Forum 59, 1920 Martigny, Svizzera
www.gianadda.ch  

Moulin du Semblanet
Rue des Moulins 11, 1920 Martigny
www.moulinsemblanet.ch
 

Continua...







sabato 8 ottobre 2016

Rollè di maialino cbt con Porcini all'Heida Fleure du Rhòne

Di ritorno dal mio viaggio in Vallese, la voglia di sperimentare e creare nuove ricette è davvero tanta, ho deciso che alternerò il racconto della mia splendida avventura a dei post con le ricette realizzate con i prodotti acquistati in Svizzera.
Oggi è la volta del vino Heida, per la precisione dell'Heida Fleure du Rhòne 2015, un vino particolarmente aromatico, con un prezzo molto basso rispetto alla qualità, potete trovarlo su internet a partire dagli 8€ a bottiglia, dal colore giallo limone e dal profumo intenso, al naso ricorda frutti gialli, mela cotogna, pera william, pesca, miele e gelsomino, ha un sapore morbido e persistente, fruttato, fresco e ben strutturato.
Vino pluripremiato, perfetto in abbinamento a primi ricchi, preparati con panna e formaggi, ottimo con creme e salse corpose, con fritti, arrosti di maiale e pollo.

Ho deciso così, di creare un piatto con questo vino, come tutti, spero, sappiate, per realizzare un buon piatto, serve un ottimo vino, anche per sfumare i risotti e via dicendo, più il vino sarà migliore, più il piatto finito sarà di qualità, evitate perciò di usare vini in cartone o vini che costano poco perchè servono "per cucinare", perchè non c'è niente di più falso...

Mi sono ispirata deliberatamente ad un piatto Vallesano, composto da maiale, formaggio e verdure, l'ho rivisitato un po', ed alla fine ho creato un rollè, ripieno di porcini e formaggio filante, cotto a bassa temperatura, servito su una crema di patate all'Heida e salsa affumicata all'aceto balsamico

Rollè di maialino cbt con Porcini all'Heida Fleure du Rhòne


400 g di prosciutto di maiale
200 g di porcini fresci
100 g di parmigiano
100 g di formaggio filante tipo fontina
sale
pepe
olio extra vergine d'oliva

Stendete il prosciutto su un foglio di pellicola, farcitelo con porcini a fettine, parmigiano e formaggio tritati grossolanamente, salate e pepate, arrotolate aiutandovi con la pellicola, legate con lo spago da cucina e mettete in orno a 65° per 120 minuti.

Per la crema di patate all'Heida


300 g di patate
2 foglie di salvia
olio extra vergine d'oliva
1 bicchiere abbondante di Heida

Pelate le patate e tagliatele a fettine, rosolatele in padella con poco olio, unite il vino e lasciatelo completamente evaporare, coprite e lasciate ammorbidire.
Frullate unendo poco olio a filo fino ad ottenere una crema liscia.

Per la salsa affumicata


1 cucchiaio di crema di aceto balsamico
1 cucchiaio di salsa hp
1 cucchiaio di salsa bbq
1 cucchiaino di soia
1 cucchiaino di senape al miele
1/2 cucchiaino di fumo liquido
una presa di paprica dolce affumicata

Unite tutti gli ingredienti.

Componiamo il piatto


Pennellate il fondo del piatto con la salsa affumicata, disponete uno specchio di salsa di patate all'Heida e spolverate a piacere con semi di papavero o con frutta secca.
Disponete tre fettine di rollè sulla crema di patate, irrorate con un filo d'olio e servite.

Contest 3



venerdì 7 ottobre 2016

Visperterminen - Svizzera

Paragone
pa·ra·gó·ne/
sostantivo maschile
 Confronto istituito fra due termini allo scopo di valutarne la diversità o rilevarne l'affinità

Siamo soliti utilizzare paragoni nella vita di ogni giorno, molto spesso lo facciamo per far capire meglio a chi ci sta davanti, ciò che abbiamo appena vissuto.
Durante il viaggio di ritorno da Milano, ho pensato spesso a cosa paragonare il mio viaggio in Svizzera, per farvi capire bene cosa ne penso e come ho vissuto questa esperienza; ho pensato che, solitamente, quando si sceglie di paragonare qualcosa, ad una cosa bella, si suol dire "è un bijou", beh, per la Svizzera tutto ciò sarebbe un po' riduttivo.
Nella mia memoria aleggiavano sbiaditi ricordi, fluttuanti come nuvole, di ore di un pomeriggio assolato, passato per le strade di Lugano, reminescenza adolescenziale di un viaggio di ritorno dopo un lungo periodo in Francia, ricordavo poco o niente, avevo solo delle belle sensazioni, per questo ero davvero entusiasmata all'idea di intraprendere questo viaggio.


Quello che ricordavo perfettamente era l'aria, si, lo so, sembra strano, è che è proprio un'aria diversa, in tutti i sensi, la Svizzera è un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, quasi un luogo magico, uscito da un quadro, dove tutto è perfetto, efficiente, impeccabile come una cena di gala, più che un bijou la Svizzera è un diamante incastonato nel cuore delle Alpi.
Sinceramente, di cose da raccontare ce ne sarebbero tante, troppe per poterle racchiudere in un solo post, per questo ho deciso di raccontarvi il mio viaggio un po' per volta, come si fa con le favole della buonanotte.


C'è una cosa, che è davvero molto strana, anche adesso, seduta alla mia scrivania, davanti alla finestra da cui si vede un mare grigio che si fonde con grandi nuvole di pioggia, io immagino di essere li, e così il tavolo di alluminio e cristallo si trasforma in una scrivania di legno, la sedia moderna nella poltrona di pelle, la finestra che da sul mare nella grande vetrata dell'hotel, il mare nelle cime innevate, l'aria di pioggia in aria di montagna che profuma di pino cembro e verbena, e ad un tratto dentro di me, mi sento nuovamente in pace.

Venerdì 23 Settembre 2016


Puntuali come Svizzeri, siamo partiti dalla stazione di Milano centrale alla volta di Briga, arco, la nostra guida, ci ha subito consegnato lo Swiss Travel Pass, che ci ha consentito di sperimentare di persona l'incredibile rete di trasporti pubblici Svizzeri, un pass "tutto in uno", che valeva per treni, trenini panoramici, bus, battelli...
Immaginatevi la comodità...
No, il battello non c'è incastrato in questo viaggio, ma posso raccontarvi dei trenini panoramici, che secondo me sono una cosa carinissima da poter fare in compagnia dei bambini, si gode di una vista straordinaria, vi basti pensare che Tolkien, per scrivere Il Signore degli Anelli, si ispirò ai paesaggi Svizzeri durante un suo viaggio, ma andiamo per ordine!


La prima tappa del nostro viaggio era Visperterminen, dove si trova il più alto vitigno d'Europa, una miriade di rilievi terrazati coltivati a vigneto, alternati da pittoreschi muretti a secco, si rincorrono fino ad arrivare a 1150 metri sul livello del mare, un panorama stupefacente e quasi surreale, per chi, come me, è abituato a vedere le vigne massimo in collina, e non arrampicate in vetta come stambecchi sulla roccia.
Dai vitigni pendevano enormi grappoli dai chicchi d'oro che brillavano al sole, in netto contrasto con il cielo blu e l'aria frizzante che solo le alte quote possono offrire.


Dopo una camminata non troppo impegnativa, ma neanche troppo tranquilla, ( io sono una centometrista, 100 metri li faccio subito a velocità record, poi mi trascino al suolo in una penosa imitazione di un affamato Homer Simpson ) che comunque, mi ha fatto venire voglia di trovare qualcuno che mi insegni ad arrampicarmi seriamente, perchè per quanto la paura di cadere esista, la voglia di vedere il mondo dall'alto è più forte, sono sempre stata un po' "capra nell'animo" per questo, io mi arrampico su qualsiasi cosa, devo sempre trovare il punto più alto, e poi finisco per essere spaventata dai ponti fatti con assi distanziate sollevate 10 cm dal suolo, una capra appunto...
Comunque, dopo questa camminata che ci ha consentito di arrampicarci fino al punto panoramico perfetto per ammirare il vigneto, ci siamo fermati alla cantina vinicola St Jodernkellerei, dove ci siamo seduti intorno al tavolo, come moderni cavalieri, a degustare il famoso vino Heida.
Dimenticatevi tutto ciò che sapete sulle cantine, o almeno, cancellate dalla vostra mente tutto ciò che state immaginando, la St Jodernkellerei è una cantina fuori dal comune.
In un edificio moderno e tempestato di pannelli solari troverete, al primo piano, un ambiente caldo e accogliente, dove tra profumo di uva e legno, fanno bella mostra di se, centinaia di bottiglie di vino del Vallese, sembra di essere in una moderna baita di montagna.
A Visperterminen viene prodotto un gioiellino dei vini alpini, l'Heida, dal nome poetico, che in in dialetto Vallesano, significa "antico", è un vino che si presta a degustazione di quelle serie, con taglieri di formaggi e carne secca.



Il vitigno più basso si trova a 650 metri di altitudine, fino ad arrivare alla cima: ben 1150 metri.
Già i Celti coltivavano il vino in questa zona, il terreno calcareo ed argilloso conferisce all'uva un intenso sapore docle, ed al vino intense note aromatiche di frutta esotica, per non contare poi che le valli in cui viene coltivato sono baciate dal sole più di 300 giorni all'anno, come risultato si ha un vino dal colore giallo intenso, corposo e profumato, in un calice viene racchiuso il sapore dei raggi del sole, del miele e della montagna.
E' un vino che "non si fa pregare" dal sapore deciso, ottimo per accompagnare le specialità Vallesane come la sopra citata carne secca, ma anche i formaggi d'alpeggio, dal retrogusto nocciola.
Assolutamente da comprare una bottiglia da portare in patria, per assaporare, una volta arrivati a casa, i sapori autentici del Vallese.
Abbiamo pranzato alla cantina, che oltre al reparto vendita mette a disposizione anche uno spazio per eventi, situato al piano inferiore, a me è piaciuto un sacco, è tutto sbrilluccicoso!
Da li, dopo una bella abbuffata a base di formaggi e affettati del Vallese (buonissimo il salamino alla barbabietola e la carne secca, di cui vi parlerò più avanti) siamo partiti alla volta dell'hotel
Giusto il tempo di posare i bagagli che siamo scesi per un aperitivo offerto dalla proprietaria dell'hotel, dell'ottimo vino Heida, delle cips di patate viola e carote, e degli stuzzichini di sfoglia preparati al momento, che erano davvero deliziosi.
Tra una chiacchiera e l'altra si è fatta ora di cena, dove abbiamo fatto un tour gastronomico, nel senso: antipasto a base di affettati e formaggi nel primo ristorante, lo Spycher, carino ed accogliente, poi, passeggiata tra i vicoli e seconda tappa al secondo ristorante, per mangiare dell'ottima carne di maiale con formaggio, verdura e patate accompagnate da una birra, ed infine, il dessert, in un locale delizioso, molto stile film Disney, con grandi vetrate colorate, panche di legno massiccio, in effetti sembrava di essere nel castello de La Bella e la Bestia.
La serata ha previsto anche una tappa divertente, abbiamo visitato due strutture per bambini, una casa sensoriale ed una casa degli specchi, dove i bambini si divertono, e se mi sono divertita io come una matta, mi posso solo immaginare quanto sarebbe contento un bambino, di entrare in una piccola casa fatta di tante stanze, una con altalene, una piena di cuscini, una con un cinema, una con un piccolo labirinto ed una tutta fatta di scivoli e sporgenze per arrampicarsi.
Alla fine, siamo tornati in hotel, stanchissimi, ma pieni di voglia di iniziare una nuova giornata, e la sorpresa migliore, il nostro hotel ce l'ha riservata al mattino successivo....

Qui il reportage fotografico completo: Visperterminen
https://www.facebook.com/shamira.gatta/media_set?set=a.10208332146995973.1073381913&type=3


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St. Jodern Kellerei
Unterstalden 2, 3932 Visperterminen
T +41 (0)27 948 43 48, F +41 (0)27 948 43 49
info@jodernkellerei.ch
http://www.jodernkellerei.ch/


Hotel Rothorn
Rothorn Visperterminen. 87 · Ausgezeichnet. Bodmumatte 5. 3932 Visperterminen, 
CH. +41 27 9463023 info@hotel-rothorn.ch
www.hotel-rothorn.ch

Restaurant Heida
www.restarurant-heida.ch

Hotel Gabidem
www.gabidem.ch




giovedì 6 ottobre 2016

L' alveare - Ovvero: Alveare di Trippa allo Zafferano e Tartufo Bianco su Purè di Patate di Cetica al miele d'edera affumicate alla Camomilla,con Gelèe di Parmigiano, polline di bosco e polvere di porcini

E' nato tutto per caso, ero stata invitata ad un evento, una cosa importante, tuttavia ero in prtenza per il mio viaggio stampa in Svizzera, ed ho dovuto rifiutare a malincuore.
Poi, rientrata in Italia, ricevo una telefonata, mi si chiede di fare uno show cooking con una ricetta a base di tartufo bianco a San Miniato, per la famosissima sagra del Tartfo Bianco, beh, come dire di no?
Io amo il tartufo, ed ho accettato con entusiasmo!
La ricetta che mi veniva richiesta era Il Prato, con la quale ho vinto la scorsa edizione del Contest sul Tartufo Marzuolo Sanminiatese, poi però mi è stato chiesto di fare da madrina all'evento che si sarebbe tenuto la domenica successiva, ed ero al settimo cielo!
Quindi, per l'occasione, ho voluto creare una ricetta nuova, tutta uno stile diverso, ma sempre mio.
Di ritorno dalla Svizzera, ed amante del foraging quale sono, mi portavo dietro il ricordo forte e quasi tangibile del bosco autunnale, il profumo di funghi e di muschio, i tronchi umidi, l'immagine paradisiaca dei raggi dorati del sole che filtrano attraverso i rami pieni di foglie in procinto di cadere, una luce densa, che sembra quasi miele.
Così ho chiuso gli occhi ed ho fatto una passeggiata virtuale nel bosco, prendendo gli ingredienti chiave di questo periodo proprio dal bosco: miele, polline di bosco, tartufi bianchi, porcini, burro d'alpeggio, e li ho voluti riunire in un solo piatto...
I protagonisti di questa ricetta sono ingredienti Toscani (quasi tutti) ed a km zero, ingredienti della tradizione, combinati in un modo inusuale, la protagonista del piatto, insieme al Tartufo ovviamente, è la trippa, che per l'occasione si veste d'oro...

Alveare di Trippa allo Zafferano e Tartufo Bianco su Purè di Patate di Cetica al miele d'edera affumicate alla Camomilla, con Gelèe di Parmigiano, polline di bosco e polvere di porcini.

La Trippa è un alimento consumato fin dall'antichità, i Greci ne preparavano succulenti arrosti alla brace, i Romani la utilizzavano per preparare le salsicce, ad oggi in tutto il mondo troviamo mille preparazioni diverse, ma resta un simbolo della cucina tradizionale Toscana, pòer questo ho deciso di utilizzarla nella mia ricetta.
Nono è assolutamente un alimento calorico o ricco di grassi, anzi, per questo ne è consigliato il consumo in molte diete.
La si trova già precotta e parzialmente lavorata al supermercato, o, ancora meglio, dal macellaio di fiducia, e la si può preparare davvero in mille modi, quello di oggi è una rivisitazione del classico "trippa e patate allo zafferano", arricchita con tartufo e parmigiano, perchè qui da noi usa mettere tanto parmigiano sopa la trippa.
Dato che il taglio che ho deciso di utilizzare ricordava un alverare, ho pensato di profumare questa ricetta con miele, polline di bosco e camomilla.

L'Alveare

Per la Trippa


300 g di trippa (cuffia)
brodo di pollo

Cuocete a lungo la trippa nel brodo di pollo, fino a che non risulterà morbida e saporita.
Scolatela, tagliatela a rettangoli e mettetela da parte a scolare.

Per il Purè di Patate di Cetica al miele d'edera affumicate alla Camomilla

300 g di patate di Cetica
2 cucchiaini di miele d'edera (o miele amaro )
olio extra vergine d'oliva gusto robusto
sale e pepe q.b

Una manciata di fiori secchi di camomilla

Pelate le patate e lessatele in acqua salata, quando saranno morbide scolatele, tagliatele a tocchetti e disponetele su un lato di una grande pentola, create un cartoccetto con un foglio, avvolgendo i fiori di camomilla, date fuoco al cartoccetto e chiudete il coperchio, lasciate affumicare per 1 ora, se necessario ripetete l'operazione.
Una volta che le patate saranno affumicate, trasferitele in un contenitore dai bordi alti con il miele, il sale ed il pepe, quindi frullatele con il frullatore ad immersione, unendo olio a filo fino a che non ottorrete una purea, aggiustate di sale e di pepe e lasciate da parte.

Per la Geleè di Parmigiano


500 ml di acqua minerale
200 g di scorze di parmigiano
1 rametto di rosmarino
sale

Unite a freddo tutti gli ingredienti e lasciate cuocere a fuoco dolce fino a che non otterrete un brodo ristretto al sapore di parmigiano.

1 g di agar agar

Prelevate 100 ml di soluzione ottenuta ed unitela all'agar agar, fate addensare sul fuoco, tenete in caldo.

Ultimiamo la Trippa


burro al tartufo bianco
1 grattugiata di tartufo bianco
zafferano
polvere di cipolle disidratate
pepe bianco
sale


Fate sciogliere il burro, insaporitelo con lo zafferano, il sale, il pepe e le cipolle, unite la grattugiata di tartufo bianco e saltate velocemente la trippa in questo intingolo.
Disponete alla base del piatto uno specchio di purè di patate affumicate, disponetevi sopra la trippa, guarnitela con la gelèe di parmigiano, che andrete a disporre nelle varie "cellette" della trippa.


Componiamo il piatto

porcini secchi
tartufo bianco
polline di bosco
briciole di pane di campagna

Tostate le briciole fino a farle diventare croccanti.
Tritate con n macinagraniglie i funghi, fino ad ottenere una polvere.
Spolverate la trippa con la polvere di porcini, il polline di bosco e le briciole di pane, guarnite con un rametto di rosmarino a piacere, servite con abbondante tartufo bianco.

P.S: Ho fotografato il piatto prima di aggiungere la grattugiata di tartufo finale, rimedierò quanto prima!

Cosa aspettate?
Venite il 23 Ottobre a San Miniato a provare questa nuova ricetta!

Assaggi a base di salumi e formaggi al tartufo per tutti!

Partecipo al Contest di Betulla: "Il Bosco in cucina"

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Contest 3

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