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L'arte è tutto ciò che nasce dal sogno, e plasmato dalle mani dell'uomo diventa realtà....

mercoledì 19 settembre 2018

Pomorosso D'Autore, In Sugo Veritas 2018: Giorno 3 Il viaggio del pomodoro, dal campo alla tavola, dietro le quinte dell'azienda La Fiammante

Terzo giorno del tour #pomorossodautore, se vi siete persi i post precedenti correte a leggerveli!

Pomorosso D'Autore, In Sugo Veritas 2018: Giorno 1 La sfida

Pomorosso D'Autore, In Sugo Veritas 2018: Giorno 2 Il Tavoliere delle Puglie

Bovino all’alba è meravigliosa quanto al tramonto, non a caso è uno dei Borghi più belli d’Italia! 
 Io e Keira facciamo colazione e poi ci concediamo un ultimo giro tra le vie del paese, è così bello che ci dispiace veramente tanto lasciarlo, ma davanti a noi si prospetta una giornata emozionante e piena di cose da scoprire, perciò ci prepariamo per la partenza, lasciamo la Puglia alla volta di Buccino. 

Buccino, conosciuta anche come l'antica Volcei, è un comune italiano di 5097 abitanti della provincia di Salerno in Campania, è conosciuta ai più per essere la città che ospita lo stabilimento de La Fiammante, l’azienda nota alle cronache per aver eliminato il ruolo dei mediatori commerciali, stringendo accordi diretti con gli agricoltori cui riconosce il giusto compenso in largo anticipo sulla campagna, per aver denunciato le pratiche sleali della GDO, come le aste a doppio ribasso, che schiacciano tutta la filiera e per la loro lotta contro il caporalato e lo sfruttamento.
Io e mia figlia avevamo già avuto lo scorso anno la possibilità di visite lo stabilimento, ma ogni volta è sempre una scoperta, il laboratorio è sempre un fermento di idee, e a distanza di un anno ero davvero curiosa di sapere quali passi avanti avevano compiuto i tecnici e gli studiosi. 


La Fiammante è un’azienda Campana che rappresenta il meglio del pomodoro Made in Italy da oltre 50 anni, lo stabilimento di Buccino copre una superficie di 90mila mq ed ha sempre le porte aperte per i visitatori che vogliono vedere con i propri occhi la lavorazione del prodotto; questa è un'azienda per cui la trasparenza è tutto, La Fiammante da valore al lavoro agricolo facendo accordi diretti che garantiscono sostegno agli agricoltori per tutte le fasi di produzione, un rapporto basato sul rispetto reciproco con un unico obiettivo: un risultato perfetto.
Ammiro molto le loro idee innovative e la passione che mettono nel lavoro, i dirigenti di questa azienda non se ne stanno in giacca e cravatta dietro ad una scrivania, ma scendono letteralmente in campo, a fianco dei contadini e degli agricoltori, sporcandosi le mani per testare personalmente la qualità dei prodotti.
Ogni pomodoro è seguito in tutte le sue fasi, dal seme al confezionamento, e stiamo parlando di un’azienda che nei periodi di produzione, concentrati da luglio a settembre, confeziona oltre 1.100 tonnellate al giorno di pomodori utilizzando materie prime 100% Italiane, certificate dal seme al frutto. 


L’impegno de La Fiammante lo si vede su tutti i fronti, quest’anno hanno infatti iniziato una collaborazione con Funky Tomato.
La Fiammante e Funky Tomato si incontrano nel 2016 in occasione di “Mercante in Fi(li)era”, quest’anno lavoreranno insieme, La Fiammante produrrà a costo di produzione i pomodori di Funky Tomato affinchè i loro prodotti arrivino sulle tavole di tutti gli Italiani, così facendo i prodotti Funky Tomato saranno accessibili ad ogni famiglia che acquistandoli finanzierà il loro progetto sociale.
Funky Tomato è la prima filiera che inserisce al proprio interno l’elemento culturale come punto fondamentale e decisivo per costruire un nuovo modello di produzione, quest’anno porterà avanti la sua missione che coincide con l’obiettivo de La Fiammante, ovvero la lotta contro lo sfruttamento e per la dignità del lavoro e delle persone, contro la speculazione e per un’economia più etica e responsabilizzata. 


Ma non solo, Funky Tomato porta avanti una nobile missione sostenendo la "Cooperativa Resistenza", che dovrebbe essere d’esempio a tutti, la Cooperativa infatti produce su terreni confiscati alla camorra, creando nuovi posti di lavoro, nuove opportunità per i giovani e combattendo il degrado sociale, offrendo anche una formazione e di inserimento lavorativo per i migranti, per i detenuti e per i ragazzi di strada, offrendo loro nuove prospettive affinchè si creino un futuro tramite una continuità lavorativa con condizioni di lavoro dignitose.
Hanno aderito alla filiera di Funky Tomato anche una rete di produttori Lucani del massiccio montuoso del Pollino, riuniti in un’associazione chiamata “Comunanza del cibo Pollino”, un vero e proprio “Manifesto” di idee, propositi, obiettivi. 


“Chi non ha memoria di se stesso, della sua cultura, si lascia morire, deperire e getta via la sua appartenenza come se fosse un fardello, chi invece si affida il compito di salvare e mantenere viva la cultura della diversità deve avere la possibilità di realizzare il presidio della memoria, nel proprio luogo, nella propria comunità, cosi da poter scrivere le storie del cibo e delle persone, di un prodotto, una tradizione, valorizzando anche architetture paesaggistiche locali.”, queste le parole dello Chef Federico Valicenti, ideatore di “Comunanza del cibo Pollino” e promotore di numerose iniziative a salvaguardia dei prodotti e della cultura alimentare lucana.
La Comunanza del Cibo Pollino perciò invita gli uomini a riappropriarsi della propria cultura, del proprio territorio e del contatto con la natura e con i prodotti che offre, ed ecco che l’agricoltura diventa il mezzo per resistere all’illegalità, un modo per resistere all’uniformazione alimentare salvaguardando i prodotti del territorio e la cultura che hanno alle spalle, una lotta alla scomparsa della biodiversità, raccontando e valorizzando un territorio incontaminato affinchè si restituisca al cibo il valore culturale di cui ha bisogno. 


Inoltre anche quest’anno Funky Tomato lancia la campagna di pre-acquisto, attraverso cui si può finanziare direttamente la produzione e il lavoro di gestione della filiera, acquistando il pomodoro a un prezzo ridotto rispetto a quello che sarà il costo alla fine della stagione di produzione.
La Fiammante è un marchio che opera solo con prodotti di alta qualità, ed il fatto che ci siano più selezioni prima di arrivare al confezionamento lo conferma, non sono solo le macchine a controllare e scartare ii pomodori acerbi, rovinati o troppo piccoli, ma anche le mani esperte delle lavoratrici della fabbrica che controllano uno ad uno i pomodori che passano su un rullo, poi si passa ad un nuovo lavaggio ed infine si passa al confezionamento, ma i controlli mica sono finiti qui, le confezioni passano attraverso una macchina ai raggi X che serve per vedere se nel prodotto finito, quindi nella latta già pronta e chiusa, ci sia qualcosa di anomalo, tipo una fogliolina o un ramoscello di qualche pomodoro finito li per sbaglio, o qualsiasi cosa che non dovrebbe trovarsi all'interno del barattolo.
Sono le idee che queste persone hanno che fanno la differenza, sul loro sito ad esempio potrete trovare le video interviste di tutti i loro collaboratori, dei coltivatori delle cooperative con tanto di indirizzo preciso, potrete perciò vedere con i vostri occhi con quali mani vengono raccolti i pomodori, quale tragitto fanno, che strumenti vengono utilizzati e quali obiettivi si pone l'azienda, questa è un'azienda per cui la trasparenza è tutto.
Ogni scelta che La Fiammante fa è fatta in accordo con l'agricoltore, qui non c'è sfruttamento dei terreni o fretta di concludere un lavoro per vedere il guadagno, si decide insieme il programma di raccolta, le date di consegna ed un prezzo giusto, per tutelare i campi, ma sopratutto la dignità del lavoratore e la qualità del prodotto finito.



 
Quando si parla di raccolta di pomodori però è inevitabile non parlare di lavoro nero, sfruttamento e caporalato, perché purtroppo, anche se queste realtà di sfruttamento non dovrebbero più esistere, ci sono ancora, e non si può far finta di niente; per questo La Fiammante promuove la raccolta meccanica dei pomodori, per combattere la piaga del caporalato e lo sfruttamento della manodopera, questo non solo fa si che il lavoratore sia tutelato, ma garantisce tempi più rapidi e quindi un prodotto più fresco, perciò agli agricoltori che coltivano varietà di pomodoro che rendono possibile la raccolta meccanica viene proposta questa scelta, che non va a compromettere il prodotto, che viene quindi raccolto e coltivato rispettando i protocolli nazionali ed europei, ogni lavoratore è inserito in un percorso formativo e messo sotto contratto, La Fiammante gioca a carte scoperte, dando la possibilità al consumatore di vedere cosa succede dietro le quinte dell’azienda, tramite il sito e lasciando sempre le porte aperte, per questo è sempre possibile visitare lo stabilimento e i campi di raccolta; l'azienda incoraggia inoltre i propri agricoltori a ridurre l'uso dei pesticidi, dietro ad ogni barattolo c'è una storia, fatta di terra e di sole, di uomini e passioni, ma sopratutto di sogni e obiettivi.
Francesco Franzese amministratore unico de La Fiammante ci ha accompagnati in questo viaggio, ci ha presentato gli agricoltori ed ha sottolineato che non c’è nessun intermediario tra gli alti vertici dell'azienda e chi si occupa di semina e raccolta, è lui stesso ad andare a stringere mani ed accordi, questo è l'inizio del patto di filiera, tutto certificato, il prodotto infatti gode della Social FootPrint, grazie all'impegno quotidiano di persone che hanno fatto della propria passione un lavoro, ecco quindi un prodotto 100% Made in Italy, che riconosce il giusto prezzo del lavoro al contadino. 


 
Ad affiancare La Fiammante in questo viaggio è l’Organizzazione Produttori “OP Mediterraneo”, una collaborazione che va avanti da anni, sono stati Francesco Franzese e Marco Nicastro, presidente della Op, a far incontrare domanda e offerta agroindustriale con un'unità di intenti di filiera.
La OP Mediterraneo è quella che in economia viene definita “settore primario”, è formata da famiglie, lavoratori e datori di lavoro che credono tutti nello stesso sogno e sono i custodi della Natura e dei segreti che si tramandano da generazioni sugli antichi mestieri, non chiamateli semplicemente “contadini”, loro sono molto di più, sono produttori di eccellenze, è grazie a loro se oggi i migliori prodotti Made in Italy arrivano sulle nostre tavole, loro sono i veri “produttori di cibo”.
Più di uno gli obiettivi che la Mediterraneo si propone di affrontare e raggiungere: il primo di questi, affrontato e conseguito dopo solo due anni di attività, è stato il riconoscimento di “Organizzazione di Produttori”, raggiunto grazie ai Produttori di Cibo distribuiti tra le province di Foggia, BAT, Potenza, Grosseto e con una superficie complessiva investita a ortofrutticoli di circa 700 ettari e una complessiva di circa 2.000 destinata ad altre produzioni.
La missione della OP Mediterraneo è quella di produrre cibo sano, ed ottenere lo status di O.P nel settore ortofrutticolo, cerealicolo, vitivinicolo e olivicolo, al fine di mettere a disposizione dei soci produttori un unico organismo capace di contribuire alla tutela del reddito agricolo.
A stare con Marco Nicastro e Francesco Franzese non si smette mai di imparare, sono due giovani pieni di progetti e di sogni, con tanta voglia di partecipare a nuove iniziative che coinvolgano i loro concittadini, abbiamo parlato per ore di argomenti davvero interessanti che meriterebbero ulteriori approfondimenti, come la dieta mediterranea che in questi giorni viene messa in discussione, o come il pomodoro concentrato cinese, su cui ci sarebbe da aprire una bella parentesi, e che ovviamente non ha mai varcato le porte de La Fiammante.

Carichi di informazioni siamo partiti alla volta del pranzo, perché ormai lo avete capito questo è un tour dove si mangia, e si mangia anche bene, ad accoglierci questa volta è stata la famiglia Acampora, di cui conservavo uno splendido ricordo dallo scorso anno, e che non vedevo l’ora di incontrare nuovamente. 
Salvatore Acampora è un uomo con il sorriso negli occhi, e se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima la sua è azzurra come il mare che si vede dal suo campo e luminosa come il sole che accarezza il Vesuvio, il suo sorriso scalda il cuore e ti fa sentire a casa, nutro profonda stima per quest’uomo che mette passione nel suo lavoro e che anche quando dura fatica e affronta le difficoltà non perde mai il sorriso.

Salvatore non è solo un agricoltore con la “A” maiuscola, ma anche una persona splendida, di quelle che, come direbbe mio nonno “dopo averlo fatto hanno buttato lo stampo”, perché ormai sono pochi gli uomini come lui, che permette ai figli di giocare a piedi nudi sul prato, che nonostante il duro lavoro trova sempre tempo per giocare con loro, che preferisce una cena in famiglia in cui si condividono i racconti della giornata piuttosto che guardare la televisione, che è sempre pronto a dividere e condividere il pane con il vicino, con l’amico e con chi ne ha bisogno, un uomo con sani principi e valori, che ha a cuore le sue radici che affondano nel cuore del Vesuvio. 

Ed è proprio il Vesuvio il segreto dei suoi pomodori, un terreno che grazie all’eruzione è ricco di minerali, e fa si che solo qui, ad Ercolano, nasca e cresca un pomodoro unico al mondo, che non necessita di essere annaffiato, e che riesce a mantenersi per ben un anno dopo il raccolto, praticamente un miracolo.

Quello che c’è dietro è un lavoro che dura tutto l’anno, viene trapiantato in terra ad inizio aprile per poi venir raccolto in due mandate, una a inizio e una a fine luglio, perché la pianta fa 2 palchi di fiori e i frutti maturano in tempi diversi; viene poi messo in cassette di legno da 10 kg ed infine le sapienti mani delle signore della famiglia creano i famosi grappoli chiamati "schiocche", fanno questo da generazioni, ogni anno per due mesi, in piena estate, poi i grappoli ottenuti vengono appesi al fresco, in un luogo ben ventilato in attesa di essere venduti.

Non è solo merito del terreno ricoperto di cenere d’argento se questo prodotto è unico, ma anche del clima, ci troviamo infatti vicino al mare, qui la brezza marina accarezza i pomodori con dolcezza, ed il sole è sempre caldo, insomma, anche il clima fa la sua parte, un po’ come a Gragnano per la pasta, qui nasce qualcosa di unico ed irreplicabile.

Il pomodoro del Piennolo ha una storia tutta sua, anni fa è stato addirittura fatto uno studio sui semi, perché ogni agricoltore pianta un seme diverso che viene tramandato in famiglia da generazioni, il seme degli Acampora vive da 4 generazioni ed è risultato essere il più resistente tra tutti i semi analizzati, tanto che si è guadagnato il nome della famiglia, chiamandosi appunto “pomodoro del Piennolo varietà Acampora”.
Certo è che clima mite e terreno fertile non sono tutti i numeri dell’equazione, per ottenere un risultato perfetto manca un ultimo fattore, la mano dell’uomo, perché per coltivare il Piennolo non basta essere agricoltori, bisogna avere una gran passione e un grande amore per il prodotto e per la propria terra, perché è un lavoro duro, che vuole vederti in faccia, i terreni sono tutti in salita, il pomodoro vuole essere coccolato, non deve mai entrare in contatto con la cenere sul terreno, ed è un lavoro che deve essere svolto interamente a mano, perché la raccolta meccanica non è possibile, perciò tutto viene fatto dalle sapienti e forti mani degli Acampora che fin da piccoli imparano a portare avanti questa tradizione, insomma, coltivare il Piennolo non è solo un mestiere, è una passione e devi averla nel sangue.

Il pomodoro del Piennolo è diverso dagli altri, le differenze si notano subito, guardandolo è possibile notare una “punta” chiamata pizzo, al tatto è sodo e compatto, la sua polpa è concentrata e non perde acqua in cottura, per questo bastano 3 minuti in padella per ottenere un sugo meraviglioso, in bocca è dolce con un retrogusto acidulo e un sentore leggero di spezie tostate, perfetto da abbinare a piatti di mare, ma è anche perfetto per fare pane e pomodoro, la sua buccia tenace e spessa conferisce al Piennolo una consistenza unica. 

I pomodori del piennolo sono piccoli, non pesano più di 20 grammi l'uno, hanno una forma tondeggiante e crescono sospesi da terra, grazie alla pazienza degli agricoltori che con l'aiuto di picchetti e filo fanno che si che questi preziosi frutti non tocchino mai il suolo e rimangano sempre esposti al sole.
L'azienda agricola Rosso Vesuvio degli Acampora si trova proprio alle pendici del vulcano, ed è qui che pranziamo insieme alla sua famiglia, immersi nei campi di pomodori, con il mare a fare da cornice a quello che è un paesaggio idilliaco, tra un bicchiere di vino, una mozzarella fresca e dell’ottimo affettato ecco che arrivano i pomodori della sua terra, appena raccolti, sul pane sono una cosa meravigliosa, e non lo dico tanto per dire, una volta che hai provato il Piennolo non lo lasci più!

L'atmosfera come lo scorso anno è festosa, si ride, si mangia e ci si rende conto, sempre di più di quanta passione ci sia dietro a questo prodotto, quanto e quanto sia impegnativa la realtà che c'è dietro, il barattolo e la schiocca che arrivano sulle nostre tavole sono frutto di un lungo e duro lavoro, e l'ottimo risultato non sarebbe possibile se questi uomini non lavorassero con passione.
Finisce così il tour Pomorosso 2018, anche se per me e Keira il viaggio non finisce qui, ma questa è un’altra storia… 

P.s: La signora del nostro albergo a Bovino ci ha regalato i taralli Pugliesi, ho pensato bene di farci l'accessorio imperdibile dell'estate 2018...

Fine



Dove:

La Fiammante
Via Area Industriale, Buccino, SA 84021
0828 957067


via Matteotti Giacomo 86 – 71121 Foggia
Via Cupa Monti 70/D Ercolano ( Napoli) 80056



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L'articolo di Luciano Pignataro sui vincitori: qui.

 

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