Secondo giorno del Tour Pomorosso.
Se vi siete persi il racconto del primo giorno di tour correte a leggere: Pomorosso D'Autore, In Sugo Veritas 2018: Giorno 1 La sfida
Ci siamo svegliate praticamente all’alba, d’altra parte come si fa a perdersi il sorgere del sole quando il panorama è così fantastico?
Abbiamo fatto colazione con una spremuta fresca ammirando il Golfo di Napoli, e poi insieme agli altri partecipanti al tour siamo partiti alla volta di Venticano, nella provincia di Avellino in Campania, la nostra meta era l’Oleificio FAM.
L’oleificio FAM nasce il 2 Ottobre 1997, nello stabilimento di 1800 mq si lavora, conserva e confeziona l’olio con le olive prodotte in zone di produzione già note per dar vita a vini unici come il Taurasi, il Greco di Tufo, il Fiano di Avellino e la Falanghina del Beneventano, qui l’aria è pulita e complice una giornata limpida ci godiamo un paesaggio da cartolina, con vallate baciate dal sole e colline dai pendii dolci che si perdono in macchie di verde incontaminato, in mezzo a questa terra crescono olivi secolari cullati dal clima mite.
All’Oleificio FAM si produce olio pluripremiato biologico con olive prodotte anche da coltivatori di zona, la raccolta avviene tra metà ottobre e fine novembre con molitura a freddo entro poche ore dalla raccolta.
Il frantoio aziendale è composto da un impianto continuo a due fasi e si produce olio senza aggiunta di acqua, la gramolazione della pasta di olive avviene in vasche chiuse di acciaio inox a temperatura controllata.
Dopo la visita all’oleificio ci siamo seduti nella sala di degustazione, se come me siete amanti del buon olio vi consiglio di chiedere una degustazione personalizzata, vi porterete così a casa l’olio più adatto ai vostri gusti, la sala è arredata in stile moderno, ampia e luminosa, non a caso la location è utilizzata per tantissimi eventi!
Noi eravamo davvero in tanti, ma c’è stata una persona che si è distinta durante la degustazione, azzeccando tutti i retrogusti dei vari oli che ci hanno proposto, strano ma vero quella persona è stata Keira, mia figlia di 10 anni, ad oggi 11, che con tanta serietà stringeva tra le mani il bicchierino d’olio, lo squadrava, lo scaldava, lo annusava e poi se ne usciva con un “ha un profumo di carciofo”, oppure “questo invece ha un retrogusto di pomodoro verde”, lei ha preferito il fruttato leggero, mentre io, da buona Toscana che si rispetti, ho preferito l’intenso.
Visito sempre con piacere frantoi e oleifici, mi ricorda quando ero piccola e con la mia famiglia a ottobre ci ritrovavamo tutti al terreno di mio nonno per raccogliere le olive, le reti per raccoglierle erano come ragnatele arancioni sul terreno argilloso, le olive piccoli smeraldi verdi che raccoglievamo a mano, poi io e mio nonno partivamo alla volta del frantoio, nell’entroterra Toscano, e passavamo li tutto il pomeriggio, tornando a volte a notte fonda, era un rito per noi: la pesa delle olive, l’attesa per il proprio turno, l’assaggio del primo filo d’olio dell’anno, il profumo di olio nuovo e pane tostato che si sentiva persistente nell’aria anche da lontano, ecco perché per me il profumo dell’olio buono, come quello dei pomodori appena raccolti sa di casa, di ricordi felici e di amore, ed ecco perché per me questo viaggio è una coccola che sa di abbracci materni, di latte caldo, di rondini e marmellata, di terra sulle mani, di fatica ripagata e di giornate felici.
Divagando un po’: all’Oleificio ci hanno anche dato dei campioncini di creme per il viso a base di olio, ricetta segreta FAM, io sono parecchio fissata con le creme, più che altro perché amo la sensazione che alcune lasciano sulla pelle, quella specie di velo morbido e vellutato, ma sono anche parecchio difficile, una crema per me non deve ungere, non deve fare effetto cerone sulla pelle, non deve avere un profumo troppo invadente e compagnia bella, non a caso scelgo con cura i prodotti da utilizzare durante quello che io chiamo “rituale di bellezza”, la mia routine quotidiana serale, so che il più delle volte riempirsi di creme profumate non serve ad una mazza soprattutto non serve a eliminare cellulite, centimetri in eccesso e altre cose che le donne non ammetteranno mai di avere, ma per me è un modo per rilassarmi e andare a letto distesa e felice, ed il più delle volte profumata come un cesto di frutta.
Così ogni sera mi faccio la mia bella doccia calda con il bagnoschiuma la cui profumazione varia a seconda del mio umore, ad oggi ad esempio sto usando quello alla rosa, la mia vacanza in Bulgaria (dove si produce l’80% dell’olio di rose presente nel mondo) mi ha lasciato voglia di rose, poi mi asciugo e mi riempio di crema, al momento ne sto usando una al mango e coriandolo per il corpo, una al burro di montagna per le mani e una allo zafferano per il viso, poi burro di cacao al miele e dritta a nanna (profumando il cuscino con olio essenziale di calendula, lavanda e flora alpina), insomma, se non profumo come un cesto di frutta o come una cena del ringraziamento non sono contenta, e come avrete certamente capito sono anche parecchio esigente.
C’è a dire che a volte la saggezza popolare è indiscutibile, quando ero piccola e d’inverno mi si screpolavano le labbra per il freddo mio nonno mi diceva sempre “mettici l’olio d’oliva” e tutto passava, quando avevo le mani infiammate per il freddo, secche e doloranti, mia nonna diceva sempre “massaggiale con l’olio d’oliva” ed io mi ritrovavo con le mani morbide e lisce; quando invece sono cresciuta ed ho iniziato a fare disastri sui capelli la mia parrucchiera mi diceva sempre “metti l’olio d’oliva sulle punte e poi lavali” ed io mi ritrovavo capelli luminosi, splendenti e facili da districare.
Alla fine ho capito che l’olio è davvero la miglior soluzione quando si tratta di alimentazione e bellezza, certo è che per quanto i risultati siano immediati e duraturi, è cosa ardua riempirsi di olio prima di andare a letto, tuttavia il suo utilizzo offre benefici non indifferenti, sapevate ad esempio che rende la pelle del viso tonica, elastica e levigata?
Elimina anche i piccoli inestetismi, riduce e previene le rughe, un elisir di bellezza!
Tutto ciò per dirvi che se vi serve una crema per il viso dovete assolutamente provare la crema all’olio FAM, non unge, si assorbe subito, la texture è morbida e vellutata ed il profumo delicato, l’effetto è veramente immediato, e se l’approvo io che sono così difficile in fatto di creme potete fidarvi!
Vi parlerò ancora di questo oleificio e dei suoi prodotti che meritano, anche perché dovremmo smettere di considerare l’olio come un semplice condimento, dovremmo invece rendergli onore e dargli ciò che merita, ovvero riflettori puntati e tappeto rosso per farlo diventare protagonista del piatto, l’olio non solo esalta i sapori, ma può cambiare totalmente il risultato finale di una ricetta, e non basta utilizzare “l’olio buono”, perché l’olio è come il vino, e per ogni piatti esiste un abbinamento diverso.
A malincuore abbiamo lasciato l’oleificio per dirigerci a pranzo, per raggiungere la nostra destinazione abbiamo attraversato Il Tavoliere delle Puglie, che secondo me ha un nome così poetico, rievoca una tavola imbandita, una gran distesa di oro e di grano, spighe polpose e giganti, fiumi di latte e vassoi di mozzarelle, sole brillante e cielo azzurro, nuvole di panna e foglie verdi di basilico grandi quanto foglie d’acero, probabilmente “Il Tavoliere delle Puglie” fa questo effetto solo a me, ma vi giuro che se lo attraverserete la distesa d’oro la vedrete veramente!
Abbandoniamo momentaneamente la Campania per ritrovarci nel nord della Puglia, il Tavoliere è una pianura la cui fine si perde a vista d’occhio, ed un tempo era sommersa dal mare, si estende per circa 4000 km quadrati tra i monti Dauni, il promontorio del Gargano, il mare Adriatico e i fiumi Fortore e Ofanto, ed è la più vasta pianura d’italia dopo la Pianura Padana, la curiosità è che ad oggi è geologicamente classificabile come fondo marino preistorico.
Il nome Tavoliere non viene da “tavola imbandita”, anche se l’abbondanza di queste terra potrebbe farlo pensare, bensì dal catasto romano, organizzato in Tabulae censuriae, su cui erano annitate le proprietà terriere adibite al pascolo o all’agricoltura.
Il Tavoliere delle Puglie ha un clima tutto suo, ed un terreno con elevata presenza di calcare e ottima capacità drenante, la zona fu abbandonata in epoca medievale ed utilizzata per secoli come terra per i pascoli invernali per le greggi che d’estate pascolavano sugli Appennini, oggi invece è una zona coltivata, le proprietà del terreno la rendono adatta alla coltivazione di frumento, pomodoro, barbabietola, olivi e viti, qui nascono oli e vini pregiati con marchio DOP e DOC, e qui si coltiva una parte dei pomodori che La Fiammante fa arrivare fino alle nostre tavole.
Per pranzo siamo ospiti della famiglia Danaro, Nicola Danaro ha iniziato a coltivare, letteralmente, il suo sogno di aprire una piccola azienda familiare da quando aveva 14 anni, non si è mai arreso ed alla fine è riuscito a creare una grande azienda familiare biologica, con la famiglia coltiva 150 ettari di ortaggi, tutti i pomodori dei Danaro vengono consegnati direttamente a La Fiammante, per Nicola Danaro vedere le piante crescere è una grande soddisfazione che comporta un sacrificio, perché ogni cosa fatta bene richiede molto impegno, ma, ci racconta con il sorriso negli occhi “è come veder crescere un figlio”.
Qui il clima è leggero e gioviale, ed il “pranzo contadino” leggero e veloce si trasforma in un pranzo pantagruelico, ci ritroviamo nel capannone che in periodo di raccolta ospita le verdure raccolte, per noi è stata allestita una tavola immensa, con un centrotavola da acquolina in bocca, un’enorme forma di formaggio del contadino, basilico fresco, pomodori, spighe di grano e pane appena sfornato, su tutta la tavola piatti colmi di taralli, salumi prodotti in casa, affettati, verdure, vari tipi di pomodori e questo non è neanche l’antipasto!
Quello che colpisce è l’atmosfera, credo sia una delle cose che mi è rimasta più impressa dal viaggio dello scorso anno, un qualcosa di difficile da spiegare e che qui si compie spesso, contadini, agricoltori, dirigenti, tutti insieme riuniti alla stessa tavola che dividono lo stesso pane, che gustano il frutto del loro lavoro e che con i propri occhi, tutti insieme, seguono le varie fasi del prodotto, dalla semina al raccolto, monitorando costantemente la salute delle piante, e questa volta a questa tavola epica come la tavola rotonda, eravamo presenti anche noi, i “consumatori”, insomma, una filiera riunita a tavolino, questo è il bello de La Fiammante, non esiste nessun intermediario tra gli alti vertici dell'azienda e chi si occupa di semina e raccolta, è Franzese stesso ad andare a stringere mani ed accordi, questo è l'inizio del patto di filiera, tutto certificato, il prodotto infatti gode della Social FootPrint, grazie all'impegno quotidiano di persone che hanno fatto della propria passione un lavoro, ecco quindi un prodotto 100% Made in Italy, che riconosce il giusto prezzo del lavoro al contadino.
Ho fatto una marea di foto, ma se dovessi inserirle tutte farei un praticamente un post fotografico, un poster più che altro, comunque il menù era ricco, preparato per noi direttamente dalla famiglia Danaro: pane e pomodoro con pomodori appena raccolti, pomodorini al forno, pasta al pomodoro fresco, parmigiana di zucchine assolutamente fantastica, olive, formaggi, bruschette e chi più ne ha più ne metta, il tutto accompagnato con ottimo vino, e poi frutta, macedonia, anguria fresca e ancora, ancora, ancora…
Alla fine del pranzo eravamo tutti felici, ci sentivamo parte di qualcosa, di una famiglia, di una missione, Francesco Franzese titolare di ICAB La Fiammante rappresenta la terza generazione impegnata in questa attività, con la sua azienda promuove la raccolta meccanica dei pomodori, per combattere la piaga del caporalato e lo sfruttamento della manodopera, questo non solo fa si che il lavoratore sia tutelato, ma garantisce tempi più rapidi e quindi un prodotto più fresco e meglio conservato, perciò agli agricoltori che coltivano varietà di pomodoro che rendono possibile la raccolta meccanica viene proposta questa scelta, che non va a compromettere il prodotto e che migliora la qualità del lavoro, il pomodoro viene quindi raccolto e coltivato rispettando i protocolli nazionali ed europei, l'azienda incoraggia inoltre i propri agricoltori a ridurre l'uso dei pesticidi seguendo l’intera produzione e sottoponendo i pomodori e il terreno a molti test, ma quest’oggi il nostro viaggio si ferma nei campi, arriverà anche il tempo per visitare e parlare della fabbrica.
I campi dei Danaro nei quali ci troviamo a passeggiare si trovano ad Ascoli Satriano, ed io penso che per una buffa coincidenza mi trovo ad Ascoli Satriano neanche un mese dopo aver visitato Ascoli Piceno, solo che le due “Ascoli” non hanno niente a che vedere tra loro.
Ascoli Satriano è un comune in provincia di Foggia, nel cuore del Tavoliere delle Puglie, i terreni argillosi, le estati calde che sfiorano i 40°, e gli inverni miti in cui raramente si scende sotto lo 0 lo rendono il territorio perfetto per la coltivazione dei pomodori.
Ci inoltriamo tra le piante dei pomodori ed il loro profumo inconfondibile, una macchia verde costellata da tanti pomodori rossi circondata da campi di grano, asparagi e campagna verdeggiante, questo viaggio non smette mai di stupirci.
Tocchiamo con mano il lavoro della famiglia Danaro, cogliamo i pomodori e li assaggiamo, sono davvero dolcissimi, sanno di sole e d’estate, ci perdiamo tra i filari di piante, osserviamo le piante dei vari ortaggi pronte per esser trapiantate a terra ed infine salutiamo.
Rimaniamo in Puglia, la prossima tappa è uno dei Borghi più belli d’Italia: Bovino.
Bovino è un conta 3256 abitanti, è situato nella provincia di Foggia, su una collina tra i monti della Daunia e la valle del Cervaro, il nome del borgo deriva dal latino Vibinum, qui si accampò Annibale, nel 217 a.C. prima della battaglia di Canne, e tra i vicoli del paese si respira la storia.
Prima di cena ci è stato concesso del tempo per riposarci, ma io e Keira non abbiamo mai vissuto un viaggio con lo spirito da “turisti”, bensì da “viaggiatrici”, ed al relax in camera d’Hotel preferiamo l’esplorazione, così, anche se la nostra camera era favolosa ed enorme, e l’albergo tutto da esplorare, dopo una velocissima doccia siamo andate alla scoperta di Bovino, giusto in tempo per sentire i cori delle signore anziane che cantavano alla messa serale e che riecheggiavano tra i vicoli acciottolati di pietra bianca inzuppati come un biscotto nel latte, di luce arancione del sole al tramonto.
Un salto veloce in camera e poi a chiacchierare con gli altri partecipanti per sapere quale sistemazione è capitata loro, “Le pietre del borgo”, l’albergo scelto per il tour è un albergo diffuso, ovvero le camere si trovano in vari punti del paese, io e Keira avevamo la “Camera a Sud”, una grande camera nel cuore di Bovino, un palazzo antico con tutti i confort moderni, un letto enorme e comodo, un bagno luminosissimo con piastrelle finemente lavorate ed un balconcino che si affacciava sulla piazzetta, un posto davvero carinissimo!
Tra una chiacchiera e l’altra arriva l’ora dell’aperitivo, questa ha una terra che ha da offrire prodotti ottimi e noi vogliamo approfittarne a pieno, veniamo ospitati dal Dream’s Bistrot,
La cena invece si è tenuta in un vicolo, si, avete proprio capito bene, il sindaco di Bovino ci ha riservato un vicolo intero per cenare in strada, una fantastica esperienza, indimenticabile ed emozionante!
Una lunga tavolata e la cena offerta dal ristorante La Cantina, con prodotti del loro agriturismo, ricotta fresca prodotta in giornata per noi e mozzarelle realizzate espresse a tavola davanti ai nostri occhi, le abbiamo assaporate ancora calde, un’esplosione di gusto che crea dipendenza; e poi ancora, pizze fritte, salumi, formaggi stagionati nel fieno e alla menta, fiori di zucca ripieni, verdure fritte, crostini…
Io e Keira ad un certo punto siamo andate a letto, eravamo troppo stanche ed a malincuore non abbiamo finito la cena, ma era tutto divinamente squisito, e veder fare le mozzarelle in diretta è stato qualcosa di magico!
Dove:
Via Ilici, 5, 83030 Venticano AV
Via Monte Girone, 23, 71023 Bovino FG
Piazza Guido Paglia 12, 71023 Bovino FG
Via Giovanni Barone, 5, 71023 Bovino FG
Continua...
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