Da piccoli tutti a scuola abbiamo fatto un tema il cui titolo
suonava più o meno così “descrivi un personaggio che ammiri”, o a cui ti
ispiri, probabilmente alle elementari quasi tutte le bambine hanno scelto una
principessa, o la nonna, magari la mamma o il papà; ma io sono sempre stata
anticonformista, la “Lisa Simpson” della situazione, poco incline a parlare dei
miei affetti; erano gli anni di Lady D, di Madre Teresa, in radio suonava Killing
me softly, Michael Jackson aveva intrapreso il suo ultimo tour mondiale, Eros
Ramazzotti cantava alla sua, non ancora ex ragazza Michelle Hunziker, “Più bella cosa” colonna sonora della mia
estate ai bagni “Paradiso” di Tirrenia, l’anno in cui veniva clonata la pecora
Dolly, in cui le fiamme divorarono il teatro La Fenice di Venezia, che incenerì
un po’ il cuore di ognuno di noi, ancora ricordo i pompieri che prendevano
l’acqua dai canali, Chirac stava
finalmente annunciando la fine dei test nucleari sui territori Francesi della
Polinesia, quegli splendidi paradisi andati perduti di cui ai tg si parlava
così tanto da far capire anche a me, che all’epoca ero poco più che una
bambina, quanto fossero terribili.
Era l’anno in cui i Take That si
scioglievano, lasciando nella disperazione milioni di fan, l’anno delle Olimpiadi
in cui Bill Clinton era ancora presidente degli Stati Uniti, l’anno in cui io
ero in quarta elementare ed il mio tema “Una persona che ammiri” era dedicato
ad Evita Peron.
Non ho mai sognato di essere una
principessa, i miei modelli di riferimento sono sempre state donne forti, che
sono entrate nella storia più per quello che hanno fatto piuttosto che per il loro
diritto di nascita o il loro sangue reale, delle famiglie Reali non mi interessavano
abiti di merletti, vita di corte e corone ingioiellate, ma i traguardi che
avevano raggiunto o i motivi per cui si erano guadagnati un posto nella storia
del loro Paese e del mondo, nonostante ciò, il mio studio personale sulle
famiglie reali si fermava per lo più agli alberi geneaologici, ero appassionata
solo di poche regine, principi o principesse, sicuramente mi affascinavano le
casate d’Austria, ma ero di parte, dato che l’imperatore Francesco Giuseppe
donò una medaglia ai miei bisnonni, ed io perciò ero avida di saperne di più
sulla storia del suo regno, e quelle di Scozia, fu infatti in quel periodo che iniziai ad amare la Scozia e la sua storia, una delle donne che più ho
studiato e la cui storia mi ha più colpito e segnato da quando ero una bambina
è stata Mary Stuart, regina dalla nascita, con una vita travagliata, madre di
Giacomo Stuart, che unificò le corone d’Inghilterra, Scozia e Irlanda; i più la
conoscono come Maria Stuarda, regina di Scozia, terra che mi ha sempre
affascinata.
Amavo ed amo anche ora la storia del
popolo Scozzese, la loro caparbietà, la loro voglia di libertà, il loro amore
per il “nord”, per la loro terra e le loro usanze, anche oggi continuo la mia
ricerca di notizie e libri sull’argomento, amo molto leggere, ed amo la storia,
perciò leggo in continuazione, seguendo un filo più o meno logico, ed
interessandomi a vari argomenti solo per il gusto di saperne di più e scoprire
cose nuove, non a caso uno dei soprannomi che mi sono guadagnata con il tempo è
stato “enciclopedia delle cose inutili”, perché ero un pozzo senza fondo di
fatti e curiosità che quasi nessuno sapeva e che non mi sarebbero serviti a
niente nella vita, ma per me era divertente saperli, per me il “sapere” era
divertente, mentre i miei coetanei chiedevano a Babbo Natale dei giocattoli io
chiedevo libri, mentre le mie amiche passavano i pomeriggi a guardare i cartoni
animati io preferivo i documentari, e così per me era facile sapere che i pirati indossavano una benda non perché
avevano avuto qualche incidente, ma perché così avevano un occhio che poteva
vedere immediatamente al buio quando entravano nella stiva dopo essere stati al
sole accecante sul ponte della nave, o che il miele è l’unico alimento che non
va mai a male, difatti nelle tombe di alcuni Faraoni sono stati trovati vasetti
contenente miele ancora commestibile, o
che la pietra miliare era una pietra posta sul ciglio delle strade romane per
scandire le distanze, e dato che veniva presa come punto di riferimento per
indicare un determinato traguardo, con il tempo assunse nel linguaggio di tutti
i giorni il significato, in senso figurato, di “avvenimento, fatto, opera o
personaggio così importanti da essere considerati punti fissi e di riferimento
nella storia di qualcuno o del mondo stesso”…
Tornando a noi ed alle cose inutili che
nessuno vi chiederà mai, e che probabilmente solo io ho interesse a leggere
fino allo sfinimento, ultimamente mi è capitato di leggere che la Regina
Vittoria amava così tanto la zuppa “cock-a-leekie” che chiese di servirne una
versione molto simile, ma più ricca ed legante durante la cena di matrimonio di
Sua Altezza Reale il Duca di York, futuro Re Giorgio V, e Sua Altezza
Serenissima la Principessa Maria di Teck, futura Regina Maria, il 6 luglio
1893, Vittoria era la nonna dello sposo, ed ovviamente ancora Regina in carica
all’epoca.
Il caso ha voluto che la “cock-a-leekie”
fosse anche la zuppa preferita della mia amata Maria Stuarda, e così, ho
concluso la lettura sulla Regina Vittoria e sul suo banchetto e sono uscita per
andare a comprare porri e galletto.
Sinceramente la mia zuppa Scozzese
preferita è la Cullen Skink, che in questo periodo di temporali e vento freddo
ci starebbe anche piuttosto bene, tuttavia a quel punto mi era venuta voglia di
Cock-a-leekie e dovevo ovviare al problema; come zuppa è buona, ha un sapore
particolare dato anche dall’aggiunta di prugne secche, non è bellissima da
fotografare, perciò ho creato una mia personale versione, dato che delle zuppe
preferisco la parte liquida rispetto ai pezzettini di carne o verdura, in
realtà a Natale io sono l’unica che prende il brodo con i tortellini senza
tortellini, perciò visto il mio amore per il brodo e la mia personale
convinzione che curi l’anima e lo spirito, ho deciso di cuocere meno i porri,
ed ottenere una base più liquida e meno densa.
Ho poi evitato di stracuocere gli altri
ingredienti per far si che non si sfacessero troppo, fondendosi con il brodo,
ma se volete ottenere una ricetta quanto più simile all’originale allora
abbondate con i porri, tagliateli finemente e stracuoceteli fino ad ottenere un
brodo denso e cremoso, quindi aggiungetene altri tagliati a rondelle e
portateli a cottura con abbondate carne tagliata a tocchetti e verdure, la
ricetta originale prevedeva l’utilizzo di un vecchio gallo, che aveva le carni
dure e saporite come quelle di una gallina, io ho utilizzato un galletto, ma in
assenza una gallina andrà più che bene, non utilizzate il pollo, che non tiene
bene la cottura come la gallina, la sua carne tenderà perciò a sfilacciarsi
nella zuppa ed il risultato non sarà affatto appetitoso…
Si raccontava che questa ricetta
Scozzese fosse un toccasana per chi aveva il raffreddore, e che la moglie
amorevole sapesse prepararla in modo ineccepibile al proprio marito, e per
essere amorevoli bastava non riscaldare la zuppa, le prugne infatti vengono
aggiunte all’ultimo minuto, conferendo un sapore particolare e rotondo che
conquisterà il palato, tuttavia se volete riscaldare la zuppa per servirla
nuovamente le prugne rilasceranno troppa dolcezza nel brodo e non sarà più così
buono.
Tornando a noi, amo pensare che questa zuppa
fosse servita a Maria Stuarda, magari in un piatto di terracotta dipinta, con
posate d’argento lavorate, la immagino mentre la assapora a lume di candela,
magari qualche volta ha chiesto di poterla gustare anche durante la sua
permanenza in Francia, per potersi sentire più vicina alla sua terra.
Cock-a-leekie
Per il brodo di galletto o gallina
3 l di acqua fredda
1 porro
1 spicchio d’aglio
1 patata piccola pelata
1 gambo di sedano
1 foglia di alloro
1 carota
1 scorza di parmigiano (facoltativa)
1 peperoncino dolce o 2 gocce di tabasco
½ gallina o 1 polletto
Unite a freddo tutti gli ingredienti, portate
a bollore e fate cuocere a fiamma dolce, togliendo a mano a mano la schiuma che
si forma in superficie.
Quando il brodo di sarà ridotto della metà
filtratelo e tenetelo da parte.
Finitura e impiattamento
6 porri
300 g di pancetta affumicata a cubetti
1 manciata di prugne denocciolate
Prezzemolo fresco (io ho usato quadrifogli
e acetosella)
Polpa del polletto utilizzato per il brodo
In una pentola fate soffriggere la pancetta
tagliata a cubetti, a questo punto avete due alternative, la prima è cuocere la
metà dei porri che avete nel brodo precedentemente ottenuto fino a che non si sfanno,
fino ad ottenere una crema a cui aggiungere la pancetta e i rimanenti porri a rondelle,
ottenendo così la versione originale, oppure potete fare come me, che al brodo ho
aggiunto già i porri a rondelle portandoli a cottura ed aggiungendo anche la polpa
del polletto tagliata a cubetti, quando i porri si sono ammorbiditi ho aggiunto
la pancetta e una spolverata di prezzemolo, ho aggiustato di sale ed unito le prugne
a tocchettini, ho cotto ancora per un minuto e poi ho impiattato, davvero squisito!
Ovviamente potete abbondare con porri e carne,
dopotutto si parla di una zuppa, tuttavia io sono amante del brodo, quindi ne ho
aggiunto parecchio al piatto.
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