Tre splendidi giorni passati a Lucera ed una
mezza giornata ancora da trascorrere tra un convento di suore di clausura,
Biccari e Foggia.
Purtroppo il tempo di maggio quest’anno non è
stato dei migliori, ed il quarto giorno di tour ci ha riservato una brutta
pioggia, di quelle incessanti che rendono il cielo cupo e grigio, ciò ha reso
la parte fotografica del tour più difficoltosa da fare e sicuramente meno
interessante da guardare, ma i paesaggi non erano meno belli, perciò anche se
di foto ne abbiamo fatte poche i posti meritavano comunque.
Lucera è una delle poche città della Capitanata a
vantare l’appellativo di “città d’arte”, ed è depositaria di vastissimi
giacimenti culturali che ancora attendono di essere valorizzati, anche per
questo non basterebbero tre giorni per godersela a pieno, ma il nostro
organizzatore del tour, l’agenzia di viaggi Komanse, ha fatto davvero del suo
meglio, organizzandoci un percorso che prevedeva un po’ di tutto, dal buon
cibo, tipico e rivisitato in chiave moderna, ai siti archeologici, alle chiese
e all’arte, senza dubbio la Fortezza Svevo –Angioina vale una visita, la sua
posizione strategica sul colle più alto della città fa si che dlla torre si
goda di una vista spettacolare, la Fortezza poi è enorme, la cinta muraria
misura 900 metri e al suo interno sono ancora visibili i resti del Palatium di
Federico II.
Anche l’anfiteatro Romani Augusteo vale una
visita costruito nel I secolo a.C dal prefetto di Lucera Marco Vecilio Campo in
onore di Ottaviano Augusto è il più grande anfieteatro del meridione, con una
capienza di circa 18.000 spettatori, nel medioevo cadde in disuso per poi
essere riportato alla luce nel 1900, oggi il sito archeologico non solo è
visitabile e accessibile ai turisti, ma è anche sito di spettacoli ed eventi
culturali.
La Basilica è senza dubbio il simbolo della
città, o almeno è la struttuta che più mi è rimasta impressa di questo viaggio,
forse perché la vedevo dalla finestra del mio B&B Tenente Schiavone, o
perché ci facevo colazione davanti ogni mattina, ad ogni modo la sua facciata è
bella ed imponente, e cambia aspetto con la luce ad ogni ora del giorno,
guardarla è emozionante, sapere poi che fu costruita da Carlo D’Angiò nel 1300
dopo la vittoria sulla colonia Saracena fa sentire letteralmente immersi nella
storia.
In stile tardo romanico- gotico, a croce latina a
tre navate la splendida cattedrale è dedicata a Santa Maria ed è un magnifico
esempio dell’arte marmorica napoletana di fine 700.
Un grande piacere è stato anche poter visitare il
bellissimo teatro civico Garibaldi, progettato dall’architetto Oberty e
costruito nel 1837 ed il museo Fiorelli situato nel settecentesco palazzo
Cavalli- de’ Nicastri, intitolato all’archeologo Giuseppe Fiorelli che fu
sentaore del Regno prima di organizzare gli scavi di Pompei, al suo interno si
trovano numerosi reperti dall’età pre-romana ai giorni nostri, e poi ancora
tante cose ci sarebbero da citare, il Chiostro della biblioteca, la cupola di
S. Antonio Abate, il Museo Diocesano, la Villa Comnale…
Il periodo migliore per visitare Lucera?
Durante le sue feste!
Splendido il corteo storico del 13 agosto, ed
imperdibile la festa patronale dal 14 al 16 agosto, dove la città si riempie di
luci e musica.
Anche la città di Troia è stata una scoperta, a
me è davvero piaciuta tanto, sarà che quest’anno compie letteralmente mille
anni, o che la sua posizione strategica nel cuore dell’Appennino Dauno la
incastona tra paesaggi che sembrano dipinti, o per la sua enorme cattedrale Romanica
conosciuta in tutto il sud Italia, il cui rosone è talmente bello che è
diventato il simbolo della città.
Spero di poter tornare presto in questa splendida
città per dedicargli il tempo che merita.
Il quarto giorno ci siamo diretti a Biccari, il
cui centro abitato sorge su di un poggio del Subappennino dauno, sulla vetta
più alta della Puglia, qui è stato scoperto l'insediamento neolitico a maggiore
altitudine della Puglia, ad oltre 700 m di quota in località Boschetto, a pochi
chilometri dall'attuale centro abitato.
Le sue origini risalgono tra il 1024 ed il 1054
ad opera dei bizantini del catapano Basilio Bojannes (Bogiano) e del vicario di
Troia, Bisanzio de Alferana, una testimonianza dell'epoca ancora visibile è la
torre cilindrica, facente parte di una serie di avamposti militari realizzati
per meglio difendere la via Traiana, importante arteria di collegamento per i
traffici ed il commercio tra l'Irpinia e il Tavoliere.
Non potevamo perciò non perderci tra i vicoli di
questo piccolo ma accogliente paese e visitare la sua Torre Bizantina, che oggi
ospita il Museo Etngrafico della Civiltà Contadina, e mette in mostra gli
attrezzi che sono stati usati nei secoli per coltivare la terra, in quello che
ancora oggi è chiamato “il granaio d’Italia”.
Abbiamo avuto modo anche di visitare il convento
di S. Antonio, il quarto convento a venire alla luce nella Provincia minoritica
con bolla di Sisto IV, il 18 giugno 1472, dopo quelli di Lucera, “SS.
Salvatore” (1407); Troia; “S. Bernardino” (1440); S. Severo, “S. Bernardino”
(1453).
La fondazione del convento fu voluta dal conte di
Biccari Matteo Stendardo, dopo soli 53 anni dalla sua costruzione il convento
aveva ospitato due frati diventati poi Santi: fra Cristiano da S. Donato
(L’Aquila), ricordato il 30 maggio 1525 e fra Giovanni da Ischitella (Foggia),
ricordato il 10 giugno 1525, entrambi sepolti nella chiesa del convento.
Oggi il convento è affidato alle Clarisse, le Sorelle
Povere di Santa Chiara, provenienti dal Monastero Santa Maria della Pace di
Norcia, che dopo il devastante terremoto di Norcia in cui hanno perso una Sorella,
sono state trasferite qui, parlare con una di loro è stata una vera e propria
esperienza, la suora con tanto amore per il convento che la ospita ci ha
raccontato la storia di quelle mura, ma anche la sua storia e quella delle sue
Sorelle che da Norcia oggi sono arrivate fino a Biccari.
Una volta lasciato il convento ci siamo diretti a
Foggia, in un piccolo ristorante accogliente e con un arredamento favoloso che
offre piatti tradizionali con ingredienti freschissimi, il Casa Nik, che io ho
adorato, non solo per la sua ottima cucina ma anche per l’ambiente, per non
parlare poi della gentilezza e della disponibilità dei proprietari, purtroppo
avevamo poco tempo e siamo dovute scappar via prima del dolce, che comunque ci
hanno incartato, dopotutto con che coraggio potevamo perderci i babà fatti
personalmente dalla proprietaria?
Il viaggio del ritorno è stato lungo ma
piacevole, il cupo cielo grigio gonfio di pioggia ha lasciato il posto ad uno
splendido arcobaleno, luminoso e bello come i ricordi che questo tour mi ha
lasciato.
Fine.
Racconto del
giorno 1: qui
Racconto del
giorno 2: qui
Racconto del giorno 3: qui
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