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L'arte è tutto ciò che nasce dal sogno, e plasmato dalle mani dell'uomo diventa realtà....

venerdì 22 febbraio 2019

Buricchi di Purim


Sono tornataaaa!
Più o meno, diciamo che è stato un periodo davvero pienissimo, a gennaio sono partita alla volta di Cherso, in Istria, per girare un servizio con il tg2 sulla storia dell'esodo Istriano, la mia è una di quelle famiglie che hanno abbandonato tutto per rimanere Italiane, e che l'esodo ha sparpagliato in giro per il mondo, ancora oggi sono alla ricerca dei miei parenti, ed ogni volta che trovo qualcuno è sempre una grande emozione…
Dopo l’Istria è stata la volta di Roma, dove sono stata ospite in Quirinale dopo aver ricevuto l’invito dal Presidente della Repubblica, per la Giornata del Ricordo, da li sono partita per Firenze, dove ho iniziato a tenere docenza da Eataly, dove terrò vari corsi di cucina, il prossimo sarà sul cioccolato, ma è già tutto esaurito, quindi non vi rimane che chiedere nuove date!

Gli altri due corsi sono invece sul pesce povero in chiave gourmet e sulla pasta 2.0, dove insegnerò insoliti modi per fare la pasta, curiosi?

Andate sul sito e prenotate la vostra lezione, ne vedrete delle belle!
Oggi voglio darvi una ricetta semplice ma super saporita, e per raccontarvi il perché di questa ricetta devo partire da molto lontano…

La nonna di mio nonno, che viveva nelle campagne Grossetane, aveva un gatto di nome Buricchi, non so perché lo avesse chiamato così, un’idea me la sono fatta, ma la certezza purtroppo non l’avrò mai; comunque lei amava tantissimo il suo gatto, che un giorno sparì e non ritornò più, erano tempi duri, l’Italia era in guerra e il povero micetto non fece una bella fine, mio nonno lo sapeva, ma non ebbe il coraggio di raccontarlo all’anziana nonna, che per mesi se ne stette sulla soglia di casa ad urlare “Buricchiii!”, quando ero piccola mi immaginavo questa anziana signora che urlava verso il bosco.
A dicembre abbiamo trovato due gattini abbandonati, un fratellino e una sorellina, in verità inizialmente erano tre, ed una signora ha preso un maschietto, così noi ci siamo portati dietro gli altri due con l’intento di sfamarli e trovargli una casa, dopotutto faceva freddo, fuori c’erano 2 gradi sottozero, tirava vento e stava per piovere, la prima volta che li abbiamo visti li abbiamo lasciati in strada, dandogli del macinato appositamente comprato per loro, non potevamo mica portarli in stanza con noi, dato che avevamo affittato un appartamento per una breve vacanza, ma poi, dato che il giorno seguente, ovvero il giorno della nostra partenza, ce li siamo ritrovati infreddoliti e miagolanti, tutti bagnati sotto la nostra finestra, abbiamo deciso di portarli con noi e trovargli casa.
Il viaggio di ritorno è stato semplice, ci siamo fermati a comprare dei gunzaglietti così da poterli tenere fermi sul sedile, ma non sono serviti un granchè, lei si è addormentata sopra di me e lui sopra Keira, erano letteralmente pallette di pelo e ossa sporche di pioggia e fango, così una volta arrivati a casa gli abbiamo fatto un bel bagno caldo, li abbiamo pettinati per bene e sfamati, abbiamo concordato un appuntamento con il veterinario ed abbiamo pensato a come poterci muovere per trovare loro una casa.
La visita del veterinario ha trovato giusto un paio di infezioncine non gravi, così sono passata di farmacia per comprare goccioline per le orecchie e pomatine varie, in men che non si dica si sono ristabiliti, mangiando ogni volta porzioni da camionista, la femmina doveva pesare circa 2 kg e sfiorava i 900 g…

Tutto è bene ciò che finisce bene, i nostri gatti si sono affezionati ai nuovi arrivati, ed a quel punto abbiamo deciso di tenerli, la gattina è un chicchino di bestiolina, con il pelo color crema, striature chapagne, pancina bianco latte, musetto, orecchie ed estremità delle zampette color nocciola e grandissimi occhi blu, sembra dipinta con un pennello, ed in mezzo a tutti questi colori che sembrano un elenco della spesa per preparare un dolce, abbiamo deciso di chiamarla Muffin, anche se è così piccolina che la chiamiamo Muffina, o mangia-calzini per gli amici, dato che adora i calzini, rigoroamente appena usciti dalla lavatrice o ben piegati, altrimenti non se ne fa di nulla.
Per lui trovare il nome è stato più complicato, inizialmente volevamo chiamarlo Nebbia, per “onorare” la giornata nebbiosa che ce lo ha fatto incontrare, ma lui di “nebbioso” non ha niente, è tigrato, con le tigrature che sulla schiena si fanno quasi dipinte come la pelle di un serpente, o un test di Rorschach, perché ognuno ci vede ciò che ci vuol vedere, le tigrature sulle cosce sono perfette come quelle di una tigre, il muso però è da leone, grande, schiacciato, con il naso largo e grandi occhi verdissimi con pupillone perennemente dilatate, per un po’ ha avuto i doppi canini, quelli definitivi e quelli da latte, il che lo rendevano molto simile ad un mini tigrotto dai denti a sciabola, beh, mica tanto mini, dato che ora che si è rimesso in forze sfiora i 5 kg di muscoli quando dovrebbe si e no arrivare a 3, ma è proprio grande, non grasso, a 4 mesi già aveva la stazza di un gatto adulto.
Alla fine, dato che “Nebbia” non gli si addiceva per niente, dato che è il gatto più solare e tonto che io abbia mai visto, lo abbiamo chiamato per un po’ “Nonno di Heidy”, se vi state chiedendo perché è semplice, il nonno di Heidy ha un cane di nome Nebbia, ed al momento mi sembrava una cosa sensata per un nome provvisorio, ma poi abbiamo trovato il nome giusto per lui…

Buricchi!

Io non so perché la mia bis-bis-nonna abbia chiamato il suo gatto Buricchi, posso solo immaginarmelo, la forma a mezza luna dei buricchi pieni di impasto ricorda tanto un gatto panciuto sdraiato al sole, non so neanche come facesse lei, contadina Toscana che viveva nel cuore della campagna a conoscere una ricetta ebraica sconosciuta ai più, dopotutto correva un non ben precisato anno della seconda guerra mondiale, e lei doveva badare a 21 figli, quindi avrà avuto i suoi buoni motivi per essere passata alla storia come una donna forte, taciturna e con un gatto di nome Buricchi di cui non volle spiegare l’origine del nome.


Buricchi di Purim




 Per la pasta
  
500 g di farina
100 ml di olio d’oliva caldo
100 ml di acqua
Una presa abbondante di sale
Grasso d’oca o burro fuso

In una terrina impasta la farina con l’olio, l’acqua e il sale aggiungendo impastando fino ad ottenere una palla di impasto elastica e non appiccicosa, se necessario aggiungi altra acqua o altra farina.
Stendi la pasta ottenuta in un velo sottilissimo, spennellala con il grasso d’oca e piegala su se stessa, ripeti il procedimento più e più volte, quindi ricava dei grandi triangoli di pasta, sovrapponili spennellandoli con il grasso e arrotolali su se stessi.
Lascia riposa a temperatura ambiente per mezz’ora, ben coperto.

Per il ripieno di carne


500 gr di pancia di manzo tagliata a pezzi
5 grosse cipolle bianche
200 g di pinoli
2 cucchiai di olio di extravergine di oliva
Sale
pepe

In una casseruola fai dorare nell’olio le cipolle tritate grossolanamente, aggiungi la carne e lascia stufare a lungo fino a che non si sflilaccia, aggiungendo acqua o brodo all’occorrenza, alla fine fai raffreddare il composto e se necessario tritalo al coltello, aggiungi i pinoli, sala, pepa e tieni da parte

Finitura e impiattamento

Stendi la pasta su un piano di lavoro, aiutandoti con un mattarello e poca farina per far si che non si attacchi, ricava dei cerchi di pasta, farciscili con il ripieno di carne e chiudi a mezza luna, premendo per bene i bordi.
Puoi sia cuocere in forno a 180° fino a doratura sia friggere in olio di semi.

 

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