Sono tornataaaa!
Più o meno, diciamo che è stato un
periodo davvero pienissimo, a gennaio sono partita alla volta di Cherso, in
Istria, per girare un servizio con il tg2 sulla storia dell'esodo Istriano, la
mia è una di quelle famiglie che hanno abbandonato tutto per rimanere Italiane,
e che l'esodo ha sparpagliato in giro per il mondo, ancora oggi sono alla
ricerca dei miei parenti, ed ogni volta che trovo qualcuno è sempre una grande
emozione…
Dopo l’Istria è stata la volta di
Roma, dove sono stata ospite in Quirinale dopo aver ricevuto l’invito dal
Presidente della Repubblica, per la Giornata del Ricordo, da li sono partita
per Firenze, dove ho iniziato a tenere docenza da Eataly, dove terrò vari corsi
di cucina, il prossimo sarà sul cioccolato, ma è già tutto esaurito, quindi non
vi rimane che chiedere nuove date!
Gli altri due corsi sono invece sul
pesce povero in chiave gourmet e sulla pasta 2.0, dove insegnerò insoliti modi
per fare la pasta, curiosi?
Andate sul sito e prenotate la
vostra lezione, ne vedrete delle belle!
Oggi voglio darvi una ricetta
semplice ma super saporita, e per raccontarvi il perché di questa ricetta devo
partire da molto lontano…
La nonna di mio nonno, che viveva
nelle campagne Grossetane, aveva un gatto di nome Buricchi, non so perché lo
avesse chiamato così, un’idea me la sono fatta, ma la certezza purtroppo non l’avrò
mai; comunque lei amava tantissimo il suo gatto, che un giorno sparì e non
ritornò più, erano tempi duri, l’Italia era in guerra e il povero micetto non
fece una bella fine, mio nonno lo sapeva, ma non ebbe il coraggio di
raccontarlo all’anziana nonna, che per mesi se ne stette sulla soglia di casa
ad urlare “Buricchiii!”, quando ero piccola mi immaginavo questa anziana
signora che urlava verso il bosco.
A dicembre abbiamo trovato due gattini
abbandonati, un fratellino e una sorellina, in verità inizialmente erano tre,
ed una signora ha preso un maschietto, così noi ci siamo portati dietro gli
altri due con l’intento di sfamarli e trovargli una casa, dopotutto faceva
freddo, fuori c’erano 2 gradi sottozero, tirava vento e stava per piovere, la
prima volta che li abbiamo visti li abbiamo lasciati in strada, dandogli del
macinato appositamente comprato per loro, non potevamo mica portarli in stanza
con noi, dato che avevamo affittato un appartamento per una breve vacanza, ma
poi, dato che il giorno seguente, ovvero il giorno della nostra partenza, ce li
siamo ritrovati infreddoliti e miagolanti, tutti bagnati sotto la nostra
finestra, abbiamo deciso di portarli con noi e trovargli casa.
Il viaggio di ritorno è stato
semplice, ci siamo fermati a comprare dei gunzaglietti così da poterli tenere
fermi sul sedile, ma non sono serviti un granchè, lei si è addormentata sopra
di me e lui sopra Keira, erano letteralmente pallette di pelo e ossa sporche di
pioggia e fango, così una volta arrivati a casa gli abbiamo fatto un bel bagno
caldo, li abbiamo pettinati per bene e sfamati, abbiamo concordato un appuntamento
con il veterinario ed abbiamo pensato a come poterci muovere per trovare loro
una casa.
La visita del veterinario ha
trovato giusto un paio di infezioncine non gravi, così sono passata di farmacia
per comprare goccioline per le orecchie e pomatine varie, in men che non si
dica si sono ristabiliti, mangiando ogni volta porzioni da camionista, la
femmina doveva pesare circa 2 kg e sfiorava i 900 g…
Tutto è bene ciò che finisce bene,
i nostri gatti si sono affezionati ai nuovi arrivati, ed a quel punto abbiamo
deciso di tenerli, la gattina è un chicchino di bestiolina, con il pelo color
crema, striature chapagne, pancina bianco latte, musetto, orecchie ed estremità
delle zampette color nocciola e grandissimi occhi blu, sembra dipinta con un
pennello, ed in mezzo a tutti questi colori che sembrano un elenco della spesa
per preparare un dolce, abbiamo deciso di chiamarla Muffin, anche se è così
piccolina che la chiamiamo Muffina, o mangia-calzini per gli amici, dato che
adora i calzini, rigoroamente appena usciti dalla lavatrice o ben piegati,
altrimenti non se ne fa di nulla.
Per lui trovare il nome è stato più
complicato, inizialmente volevamo chiamarlo Nebbia, per “onorare” la giornata
nebbiosa che ce lo ha fatto incontrare, ma lui di “nebbioso” non ha niente, è
tigrato, con le tigrature che sulla schiena si fanno quasi dipinte come la
pelle di un serpente, o un test di Rorschach, perché ognuno ci vede ciò che ci
vuol vedere, le tigrature sulle cosce sono perfette come quelle di una tigre,
il muso però è da leone, grande, schiacciato, con il naso largo e grandi occhi
verdissimi con pupillone perennemente dilatate, per un po’ ha avuto i doppi
canini, quelli definitivi e quelli da latte, il che lo rendevano molto simile
ad un mini tigrotto dai denti a sciabola, beh, mica tanto mini, dato che ora
che si è rimesso in forze sfiora i 5 kg di muscoli quando dovrebbe si e no
arrivare a 3, ma è proprio grande, non grasso, a 4 mesi già aveva la stazza di
un gatto adulto.
Alla fine, dato che “Nebbia” non
gli si addiceva per niente, dato che è il gatto più solare e tonto che io abbia
mai visto, lo abbiamo chiamato per un po’ “Nonno di Heidy”, se vi state
chiedendo perché è semplice, il nonno di Heidy ha un cane di nome Nebbia, ed al
momento mi sembrava una cosa sensata per un nome provvisorio, ma poi abbiamo
trovato il nome giusto per lui…
Buricchi!
Io non so perché la mia
bis-bis-nonna abbia chiamato il suo gatto Buricchi, posso solo immaginarmelo,
la forma a mezza luna dei buricchi pieni di impasto ricorda tanto un gatto
panciuto sdraiato al sole, non so neanche come facesse lei, contadina Toscana
che viveva nel cuore della campagna a conoscere una ricetta ebraica sconosciuta
ai più, dopotutto correva un non ben precisato anno della seconda guerra
mondiale, e lei doveva badare a 21 figli, quindi avrà avuto i suoi buoni motivi
per essere passata alla storia come una donna forte, taciturna e con un gatto
di nome Buricchi di cui non volle spiegare l’origine del nome.
Buricchi di Purim
Per la pasta
500 g di farina
100 ml di olio d’oliva caldo
100 ml di acqua
Una presa abbondante di sale
Grasso d’oca o burro fuso
In una terrina impasta la farina
con l’olio, l’acqua e il sale aggiungendo impastando fino ad ottenere una palla
di impasto elastica e non appiccicosa, se necessario aggiungi altra acqua o
altra farina.
Stendi la pasta ottenuta in un velo
sottilissimo, spennellala con il grasso d’oca e piegala su se stessa, ripeti il
procedimento più e più volte, quindi ricava dei grandi triangoli di pasta,
sovrapponili spennellandoli con il grasso e arrotolali su se stessi.
Lascia riposa a temperatura
ambiente per mezz’ora, ben coperto.
Per il ripieno di carne
500 gr di pancia di manzo tagliata
a pezzi
5 grosse cipolle bianche
200 g di pinoli
2 cucchiai di olio di extravergine
di oliva
Sale
pepe
In una casseruola fai dorare nell’olio
le cipolle tritate grossolanamente, aggiungi la carne e lascia stufare a lungo
fino a che non si sflilaccia, aggiungendo acqua o brodo all’occorrenza, alla
fine fai raffreddare il composto e se necessario tritalo al coltello, aggiungi
i pinoli, sala, pepa e tieni da parte
Finitura e impiattamento
Stendi la pasta su un piano di
lavoro, aiutandoti con un mattarello e poca farina per far si che non si
attacchi, ricava dei cerchi di pasta, farciscili con il ripieno di carne e
chiudi a mezza luna, premendo per bene i bordi.
Puoi sia cuocere in forno a 180°
fino a doratura sia friggere in olio di semi.
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