Mercoledì 13 luglio sono partita da Livorno, alla volta di Milano, per parlare di cucina e di nuovi libri, ogni volta che vado a Milano mi prendo una giornata per me, che sia per andare al museo o per perdermi tra i negozi a fare shopping.
Questa volta avevo progettato di andare a Torino, a trovare un amico, una "toccate e fuga" giusto per dire, il più delle volte però, non riesco a far combaciare tutti gli impegni, quindi mi ero organizzata una gita fuori porta, da sola.
Qualche giorno prima di partire mi ero messa davanti al pc ed avevo cercato una meta.
"Mamma, stavo pensando di fare una gita sul lago di Iseo, a vedere quell'opera di quel Christo, sai, la passerella galleggiante?"
"Guarda che l'hanno tolta qualche giorno fa"
"Ah, ok..."
La Svizzera, potrei andare in Svizzera, certo che, vicino al confine non c'è niente che mi interessi poi più di tanto...
Hmm apro un attimo la mappa e guardo cosa c'è di relativamente vicino che mi potrebbe interessare, sicuramente non in Italia, direi Francia, sono anni che voglio tornare in Francia, e Nizza mi sembra una meta perfetta!
Non sono mai stata a Nizza, potrebbe essere l'occasione giusta, vediamo il costo del treno...
Abbordabile, si può fare , ma si, vada per Nizza, una gita alla chiesa ortodossa il pomeriggio, una visita ad un museo e poi una bella passeggiata sulla Promenade, un cocktail o meglio un'apericena, rimane solo da organizzare il "quando", beh, il 13 arrivo, sarò stanca, direi il giorno dopo, il 14, che poi così mi rimane tempo per concentrarmi su ciò che devo fare il giorno dopo, e prepararmi per la cena di sabato, perfetto!
E poi il 14 è Festa Nazionale Francese, sicuramente ci sarà qualcosa di carino, magari una parata o dei fuochi d'artificio, ma si, deciso, appena arrivo a Milano faccio il biglietto per Nizza!
Da qui si sono snodate una serie di coincidenze ed imprevisti che hanno impedito il tutto.
Casualità, piccolezze, quelle scelte, decisioni che non sembrano importanti, ma che a volte possono cambiarti la vita .
Il mio treno è arrivato a Milano con 1 ora e 45 di ritardo, a quel punto l'ultima cosa che volevo fare era fermarmi in biglietteria a fare la coda per un biglietto, così sono andata diretta a casa.
La sera è venuto giù un temporale pazzesco, io avevo mangiato tanto in un bel ristorante, e vuoi la stanchezza, o il freddo in motorino, la notte ho dormito veramente male, e la mattina mi sono svegliata in pessime condizioni, così ho deciso di fare le cose con calma, tanto il bello a Nizza sarebbe stato la sera, in passeggiata con i fuochi d'artificio...
Intanto mi metto a lavoro, sento un'amica al telefono, cerco gli orari dei treni per Nizza, prendo la carta di credito e decido di fare i biglietti on line, vengo interrotta da un sommesso bussare alla mia porta, era Allan, il curatore della collana di Libri per la quale ho scritto, doveva fare dei filmati in serata, ad un ristorante, non era indispensabile la mia presenza, perchè la cena importante per me sarebbe stata quella di sabato, la cena in avrei dovuto parlare di nuovi progetti per imbarcarmi in nuove avventure, ma in quel momento qualcosa mi distoglie dal comprare i biglietti, una sorta di rumore impercettibile, un disturbo, come il graffio su un disco di vinile, qualcosa di dissonante che mi mette quasi ansia, chiudo la pagina delle ferrovie, rimetto la carta al suo posto e penso "vabbè, ci andrò domani a Nizza".
Non una cosa da me, io non rinuncio ad una festa, ad una mostra, ai fuochi d'artificio, mai, a costo di perdere il treno, come quella volta che mi feci Firenze di corsa a piedi pur di vedere Van Gogh Alive, riuscendo a prendere per un soffio il treno per casa...
A volte prendo e vado, prendo il treno che capita e visito qualcosa, poi, da brava rondine quale sono, torno diligente a casa, dove ho lasciato il cuore.
A volte mi decido all'ultimo, a volte i miei viaggi sono tuffi nel vuoto, all'avventura, pieni di imprevisti, ma ogni volta qualcosa mi spinge a buttarmi, mentre questa volta, c'era una rete invisibile ad improgionare le mie ali di rondine, una sorta di nodo alla gola, un disagio strano a tornare in stazione e prendere quel treno, il perchè non lo so, ancora me lo chiedo, forse la paura di perdere l'ultimo treno, una paura che però non mi ha mai fermata e per il quale mi ero già organizzata.
Il non conoscere l'ambiente non era un problema, avevo già la cartina di Nizza in borsa, ed il tablet carico per fare le foto.
Non era un problema neanche il posto in cui cenare, mi sarei messa seduta in passeggiata a sorseggiare qualcosa, un posticino poi lo avrei trovato, o magari non avrei neanche cenato pur di prendere un buon posto per guardare i fuochi.
Conoscendomi mi sarei voluta mettere sdraiata in spiaggia, ma non avevo con me l'asciugamano, e così mi sarebbe toccato rimanere in strada.
Non so cosa mi abbia fermata.
Non so cosa mi tiene sveglia la notte, la domanda alla fine, nelle ore notturne, è sempre la solita "perchè".
Perchè c'è così tanta cattiveria in giro?
Perchè a volte siamo così tristi, mentre dovremmo solo esser grati e felici, per quel giorno in più che ci è concesso.
Perchè sprechiamo tempo in casa, o davanti alla tv, a deprimerci e piangerci addosso, quando la vita è così breve, ed a volte così bella, eppure, questa vita, qualcuno l'avrebbe vissuta volentieri, ma per colpa di un camion gettato sulla folla ad alta velocità, questa vita non potrà più viverla, e dovremmo farlo noi che siamo rimasti, dovremmo vivere anche per loro; ma perchè certi avvenimenti ci fanno sentire morti dentro?
Il Giorno dopo mia mamma mi ha chiamata, il segnale andava e veniva, ed io ho capito poco o niente, perciò, la sera, appena mi sono liberata dai vari impegni, e sono uscita con un'amica, le ho chiesto se sapeva cos'era successo a Nizza, perchè non avevo capito molto della telefonata di mia mamma, avevo solo afferrato "Nizza... camion... investiti", e pensavo ad un incidente.
Sapere che non era stato un incidente ma un atto voluto, sapere che tra quelle 80 vittime molte erano bambini, immaginare la paura, ed il dolore dei rimasti, pensare che in mezzo a quella gente dovevo esserci anch'io, e che se ci fossi stata magari sarei stata tra quegli 80...
Non avrei visto crescere mia figlia, non avrei più potuto abbracciare mia mamma, o baciare il mio ragazzo, non mi sarei più seduta su una spiaggia a leggere un libro, non avrei più potuto accarezzare il mio gatto...
Magari però, se fossi stata li avrei potuto dare una mano, o forse sarei rimasta svuotata per tutta la vita da quel calore che si è riacceso in me, alla vista di tanta violenza e cattiveria, di quelle povere vittime innocenti.
Tanti pensieri vorticavano nella mia testa, troppi e confusi, di giorno sono tranquilla, e faccio finta di niente, la notte mi sveglio e penso a quanto dolore proveranno adesso quelle famiglie, a quante vite spezzate, a quanto noi sperchiamo la nostra vita e ci blocchiamo per cose inutili, mentre dovremmo soltanto vivere, e pensare che tutto può finire, dal niente, anche durante una serata di festa.
Tornata a casa a Milano, dopo la serata con la mia amica ho preso un giornale ed ho letto di quello che era successo, dei dispersi, delle vittime, di chi ancora lottava tra la vita e la morte, ho visto le immagini della promenade, con i passeggini abbandonati, accartocciati come ragni, la stessa promenade su cui poche ore prima immaginavo di essere...
Sono andata a letto, ma non sono riuscita a dormire, mi sono svegliata alle 4 e mi sono buttata sotto la doccia, per raffreddare i pensieri, o fore, con la speranza che mi scivolassero addosso come l'acqua, ma niente; ho preso un paio di forbici e mi sono tagliata i miei lunghi capelli, 50 cm, quelli che ogni volta ho il terrore di tagliare, perchè ho paura di cambiare, e molto spesso, l'essere ancora così fortemente al passato, non mi permette di andare avanti, un gesto simbolico, nei miei peniseri, un taglio alla vecchia vita, un nuovo inizio, un nuovo modo di vedere le cose, una me libera di vivere come realmente si dovrebbe fare.
Tornata a casa ho abbracciato il mio fidanzato, forte e stretto, come se potesse dissolversi nel vento, o ritornare in uno dei miei sogni, e poi ho baciato ed abbracciato mia figlia, che ormai era profondamente addormentata e non si accorgeva di niente, ma non m'importava, ero solo felice di essere li, di poterle dire "amore, sono qui".
La vita è così, una serie di piccole o grandi scelte, che deviano il percorso. Casuali, o poco meno, anche quando sembrano razionali. Riguardo ai capelli, a giudicare dalla foto hai fatto benissimo. E, comunque, potrai sempre farli ricrescere, se lo vorrai.
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