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venerdì 28 marzo 2014

Ciaffagnoni

Toscana, terra di fieno dorato e filari di cipressi, di mare e pinete, di boschi e rovi di more.
Terra di poesia, di antichi casolari, di taglieri di legno e pentole di coccio, di ricette perdute, profumo di campagna e salmastro.
Come si può non amare la Toscana?
Oggi voglio parlarvi un'pò di questa terra, dei suoi profumi e dei suoi sapori, ed in particolare, vorrei raccontarvi di una ricetta particolare, il Ciaffagnone.
Non vi affannate a cercare, neanche Wikipedia vi dirà cos'è, e ciò mi fa pensare che forse potrei dare un aiuto e contribuire ad aggiornare la voce, tuttavia, vorrei prima spiegarlo a voi.


La Crespella, quella che io ho sempre chiamato Palacinka, perchè a casa mia le abbiamo sempre chiamate così, e che la Francia sostiene essere una Crèpe (sostiene anche che sia un'invenzione Francese...), ha visto i suoi natali in un luogo sconosciuto, ovviamente se parlate con un Francese vi dirà che sono nate in Francia, e se parlate con me vi dirò che queste famigerate crèpe, esistevano decenni prima in Istria, e che quindi nessuno sa dove siano nate in veramente, però crespella, e quindi crèpe deriva dal latino crespus, qundi potremmo anche pensare che sia un invenzione dei Romani, ed in Italia ogni regione ha la sua versione, in Abruzzo ci sono le scrippelle, e qui in Toscana ci sono i ciaffagnoni, diciamocelo, il nome è piuttosto bruttino, ma la sostanza c'è tutta.



La differenza tra tutte le varianti elencate sopra è poca, sostanzialmente si parla di dosi o croccantezze diverse, di piccole aggiunte di acqua o latte, o di differenti modi di piegarle, i Ciaffagnoni non hanno dosi precise, solo farina, uova ed olio, dice che esista anche la versione dolce, ripiena di marmellata, ma sinceramente, le ho sempre viste salate, ripiene di pecorino e spolverate con una bella macinata generosa di pepe nero...

Ciaffagnoni




1 uovo
3 cucchiai rasi di farina
1 cucchiaio d'olio
acqua q.b

Unite tutti gli ingredienti tranne l'acqua.
Frullate con il frullatore ad immersione, ed unite l'acqua fredda a filo fino ad ottenere una pastella liscia e senza grumi, abbastanza liquida.
Fate cuocere su una piastra leggermente unta d'olio.

La tradizione vuole che si farciscano con scaglie di pecorino, ma se avete a disposizione il parmigiano andrà benissimo ugualmente.
Una volta farcite ultimate con una grattata di pecorino ed una macinata di pepe, non vi resta altro che servire!


Versione chi per ospiti a cena?
Piegateli in 4 e farcitele con pecorino ed olio al tartufo!

giovedì 27 marzo 2014

Mendiants

Dopo il nostro primo viaggio a Barcellona, e quindi la nostra prima visita al museo di Picasso, il mio ragazzo ha iniziato a cercare informazioni, a dipingere quadri sullo stile di Picasso, a leggere libri...
Quindi, un paio d'anni fa, per Natale ho avuto la brillante idea di regalargli un libro scritto dalla nipote dell'artista "Mio Nonno Picasso" un tuffo nella vita vera di Picasso, quella che non mostrava al pubblco, i suoi lati negativi, insomma, una sorta di Novella 2000 dove si scoprono tutti gli altarini....
Ed a Luca è rimasto particolarmente impresso un fatto particolare, che ovviamente è rimasto impresso anche a me, per due motivi diversi ovviamente, a lui più per il gesto e per il significato, a me più per la ricetta.
In pratica Picasso offriva ai suoi nipotini piccoli quando andavano a trovarlo dei dolcetti, chiamati Mendicanti, giusto perchè loro erano li ad elemosinare.
Da li, non so è per via della descrizione data dal libro o altro, il mio ragazzo ha iniziato ad immaginarsi i Mendicanti, come frutta secca ripiena, ed ogni volta che vede un fico secco ripieno, o una prugna, lui esordisce con:
 "Aahh, ma sai cosa sono quelli?
Sono i famosi Mendicanti che Picasso offriva ai nipoti!"
E li si apre una battaglia senza quartiere dove io cerco di argomentare la mia tesi, secondo la quale, i mendicanti sono dei dolcetti Francesi, che si, sono fatti di frutta secca, ma non è frutta secca ripiena, bensì frutta secca sopra un dischetto di cioccolato, ma smuoverlo dalla sua idea è impossibile.
Che esistano forse dei dolcetti omonimi di cui non sono a conoscenza?
Che abbia ragione lui?
Forse l'autrice del libro non li ricordava bene, e li ha descritti come meglio poteva, o forse qualcosa si è perso nella traduzione, o forse il mio ragazzo si è costruito un immagine mentale di questi fantomatici Mendicanti?
Non lo sapremo mai, o meglio, si, lo sapremo, perchè io sono convintissima di ciò che dico, questi sono i Mendicanti:


Non sappiamo di per certo quale sia la vera storia dei Mensicanti (o Mendiants in Francese), di certo sappiamo solo che nella tradizione Provenzale fanno parte dei 13 dessert di Natale, 13 perchè il 13 rappresenta il numero di Gesù e dei suoi apostoli.
La base della ricetta è sempre quella, un disco di cioccolato ricoperto di frutta secca, si dice che portino questo nome perchè un tempo erano venduti dai mendicanti,si dice anche che portino questo nome perchè in origine la frutta secca utilizzata per ricoprirli, rappresentava i colori delle vesti dei 4 ordini mendicanti, ovvero: Mandole per i Carmelitani, Uvetta per i Domenicani, Nocciole per gli Agostiniani e Fichi per i Francescani.
Si narra anche che questo dessert sia nato per necessità, utilizzando gli scarti e gli avanzi, si fondeva queindi qualche pezzetto di cioccolato avanzato, e si ricopriva con quel che era avanzato, un dessert povero, ma c'è chi dice anche che, a chi bussava di porta in porta per chiedere l'elemosina, il cittadino donasse a voltew monete, a volte frutta secca, e da li Mnedicanti.
Probabilmente non sapremo mai come sono nati, però sappiamo di certo che sono veramente buoni, e che ne esistono centinaia di versione, a me ad esempio piacciono di cioccolato fondentissimo, quasi amaro, com mandorle, pistacchi ed ananas candito, mia figlia invece dell'ananas preferisce l'uvetta, mia mamma non nutre particolare simpatia per il cioccolato fondente e per i pistacchi, e preferisce mandorle e nocciole ad uvetta ed ananas, quindi, il procedimento di base è uno solo, le varianti: infinite!


Quando il mio ragazzo mi ha chiamata e mi ha chiesto cosa stessi combinando, gli ho risposto che stavo lavorando per lui, e che era giusto un lavoro di informazione e cultura, la sera poi, mi sono presentata con una scatolina piena di Mendicanti.
Essendoci l'estate alle porte, ho preferito farli piccolini, quasi uno snack, e per farli ho utilizzato il tappetino da Macaron della Silikomart, così son venuti tutti carini carini, uguali uguali, altrimenti, la dimensione classica, sarebbe quella di un biscotto....

Mendiants




200 g di cioccolato fondente24 mandorle
24 pistacchi
24 cubetti di ananas candito o di uvetta (io li ho fatti misti)
24 noccioline o nocciole


Fondete il cioccolato, disponetene tante cucchiaiate sul piato da lavoro, in questo caso sul tappetino, formando dei cerchi.
Arricchite ogni cerchietto di cioccolato con la frutta secca, fate solidificare.
Voilà, niente di più semplice!


Ma, a proposito di libri, sapete che ieri il mio libro "Alchimie in Cucina", era presente due volte nella top 20 ricettari di Amazon!?!'
Alla posizione numero 8 la versione cartacea, oggi in offerta a soli 10,50€, ed al 14° posto la versione scaricabile a soli 4,99€!
Considerando che è uscito a Giugno 2007 devo dirlo, mi reputo soddisfatta!
Si vabbè, soddisfatta è riduttivo, sono veramente eccitatissima!!!!



mercoledì 26 marzo 2014

Sablè Salè al Parmigiano, Pepe Nero e Fiori di rosmarino

Quando in questa casa si attendono ospiti, ci diamo sempre un gran da fare, sopratutto se questi ospiti, sono le amiche di Keira, ospiti per il tè del pomeriggio.
Già, per il tè, perchè la merenda si trasforma in un tè per principessine!
Basta poco per rendere felici le bambine di 6 anni, e renderle felici con la merenda è ancora più facile, basta qualche biscotto glassato...
Certo, il lavoro che c'è dietro non è una passeggiata, però, a fine giornata, ne vale sempre la pena, basta che Keira sia contenta.
Ieri mattina, mentre accompagnavo la bimba a scuola, (ebbene si è già in prima elementare, lo so, il tempo vola...) tutta bella infagottata perchè la primavera ha fatto di colpo dietrofront, la vedo tutta felice, che esordisce spuntando da sotto il cappuccio di pello:
"mamma, cosa ti manca da fare per oggi?".
Hmm, faccio mente locale, organizzo velocemente le idee, e mentre con lo sguardo vago tra impegni che già mi immaginavo davanti quasi fossero tangibili le rispondo:
"bhè, devo glassare i biscotti, fare l'impasto per la pizza ed il gelato al cioccolato, fare la spesa, riordinare le camere..."
Poi mi interrompo vedendo gli occhi luccicanti di lei che mi guardavano tristi, tristi ed imploranti, come un cucciolo di gatto che chiede la pappa..
Le chiedo cos'ha, e lei, tutta triste, mi dice "ma mamma, io pensavo che tu oggi rimanessi in casa con me...Ma come fai se hai da fare tutte queste cose!?!?!"
"Ma noooo amore!!! Queste cose le faccio stamani, prima di venirti a prendere!"
In effetti era abbastanza perplessa, in effetti, dopo che mi ci aveva fatto pensare, lo ero anche io, perchè calcolando che la scuola apre alle 08.20, e che io non posso essere libera fino alle 8.30, calcolando che per andare a casa ci metto 15 minuti, per fare la spesa 40, per glassare i biscotti 1 oretta, perchè son diversi strati di colore, e di decori, per il gelato almeno 45 minuti, per l'impasto per la pizza non ci metto tanto, ma per pulire tutto il casino lasciato in cucina dopo aver preparato la pizza (si, pizza, perchè l'amica di Keira è rimasta anche a cena ieri), e glassato i biscotti, bhè un oretta anche li mi ci vuole, poi dobbiamo calcolare la preparazione del pranzo, 30 minuti circa, ed alle 12.30 devo uscire di casa per andare a prendere la bimba, ci vogliamo mettere nel mezzo anche pulire casa e rifare le camere?
Una gran corsa si, ma poi servire biscottini glassati dai colori primaverili, decorati con piccole punte di delicata glassa bianca o con fiorellini rosa, piccoli biscotti a cuore con il proprio nome sopra, mini banane split con ciliege candite, panna e cioccolato croccante, confetti colorati e tè con i brillantini, bhè, da una certa soddisfazzione vedere i volti sorridenti delle bambine!
Ogni volta poi il menù ovviamente è diverso, dipende dalla stagione, che magari invece del tè, se fuori fa caldo, si può servire anche un bel frappè fragola e banana con scagliette di cioccolato, fragole e panna o una tagliata di frutta tutta d'oro!
Forse mi diverto più io di loro, non saprei, ma basta scegliere un tema e via!

Però una ricetta veloce veloce da darvi io ce l'avrei, visto che, anche se la primavera ha fatto dietrofront, i fiori sono sbocciati, ed anche se stamani mi sono svegliata e fuori c'erano 5°, la voglia di utilizzare ciò che questa stagione ha da offrie, non mi passa...
Così, ho raccolto una bella manciata di fiori dal rosmarino, ed ho fatto una cosa che desideravo fare da tempo, e che mi frullava in testa da anni...
Inizialmente volevo   preparare i biscotti al cocco ma credo che questi siano buonissimi e bellissimi

Sablè Salè al Parmigiano, Pepe Nero e Fiori di rosmarino 


150 g di farina 00
80 g di parmigiano grattugiato
abbondante pepe nero
1 cucchiaino di sale
60 g di burro d'alpeggio freddo
latte fresco intero q.b (un paio di cucchiai)
4 cucchiai colmi di fiori di rosmarino freschissimi
1 cucchiaino di foglie di rosmarino freschissime finemente tritate

Unite tutti gli ingredienti tranne il latte nel robot a lame.
Frullate alla massima velocità fino ad ottenre un composto sbriciolato.
Unite qualche cucchiaio di latte freddissimo, giusto per rendere il composto leggermente umido e maneggevole.
Finite di impastare a mano, velocemnete, cercate di non impastare per più di 1 minuto.
Date all'impasto la forma di un cordone spesso, avvolgetelo nella stagnola e fate riposare per 1 ora in frigorifero.
Trascorso il tempo di riposo tagliate a cilindretti spessi circa 5 mm o poco più, ed infornate, su una placca rivestita di carta da forno, infornate, in forno già caldo a 200° per circa 10 minuti, non fate dorare troppo o diventeranno amari!






venerdì 21 marzo 2014

Vola Colomba Bianca Vola....

Che felicità, vedere le mie amate rondini rincorrersi nel cielo!
Ogni anno mi appunto sul calendario la data del loro arrivo, quest'anno sono arrivate in ritardo rispetto al solito, il 13 marzo, una sola, piccolina e solitaria, giusto un paio di giorni fa è arrivata la seconda, e poi la terza.
Sono poco più di una manciata oggi, ma sono felice così, vedere le rondini mi porta alla mente tanti bei ricordi, non potrei mai vvere in un luogo dove non ci sono le rondini a cantare nel cielo.
Mia nonna Etta, diceva sempre "Dio del cielo se fossi una colomba!" ed io pensavo sempre "se potessi chiedere di avere le ali, vorrei essere una rondine, per sorvolare il mare e migrare dove fà più caldo, per vivere tra le piramidi Egiziane e le sponde del Nilo, per spostarmi a marzo tra le colline Toscane ed i suoi albicocchi in fiore...


Mi piace tanto la primavera, l'aria che diventa dolce e si profuma di fiori, il cielo che sembra più azzurro, la luce argentea del sole, che pian piano diventa dorata lasciando il posto all'estate.
Le Tartarughine che escono dal letargo, è si, le tartarughine, perchè dovete sapere, che quando ero piccolina, mio babbo mi regalò due tartarughine, piccine picciò, me le portò dentro una scatola da scarpe, prima una, poi l'altra, non vi immaginate la felicità!
Perchè io una tartaruga, l'avevo già avuta, la chiamavo Spinky, erano i primi anni novanta, fatti di jeans a vita alta e zoccolini di legno con i ciucciotti di plastica, ed a quanto pare, tra noi bambine con la coda sulle 23, quel nome andava parecchio di moda, tant'è che al mare da me, chiunque avesse una tartaruga, un gattino, o si appropriasse con tanta fatica, di una lucertola, sorprendendola mentre prendeva il sole sul muretto, bhè, potete star sicuri, che il suo nome era "Spinky"...
Avrò avuto si e no 5 o 6 anni, non di più, e quando Spinky non riemerse a primavera, dal suo annuale letargo, mi disperai, scavando buchette per il giardino, con la paletta, cercando di trovarla, e magari aiutarla ad uscire, chiamandola ogni giorno al tramonto, sperando di poterla condurre da me, ignara che ovviamente, le tartarughe non rispondono come i cani...
Giunsi alla conclusione, che Spinky non sarebbe più tornata, mia nonna e mia mamma mi consolarono, dicendo che probabilmente era uscita in qualche altro giardino e che non riusciva a trovare la strada di casa, mio nonno mi disse che probabilmente era rimasta sotto un muro e che non era riuscita ad uscire.
Morale della favola, me ne feci una ragione, e li, capì, che senza tante frottole, una tartaruga non sempre riemerge dal suo letargo, e me ne feci una ragione.



Però le mie due nuove tartarughine le amavo tanto, Perla, e Pisolina, non chiedetemi il perchè del nome della prima, la seconda però, dormiva un sacco, e quindi da li "Pisolina", quando anni dopo le trovai una sopra l'altra non riuscì a capire cosa diamine stessero facendo, cioè, erano state bene fino a quel momento, perchè mai ora Perla doveva rincorrere Pisolina per prenderla a morsi e montargli sopra?!?!
La verità la capiì quando dalla terra, sbucarono dei piccolini...
Solo li capì che forse, Perla, non era una femmina...

Colombine





Ovvero: Panini soffici con acqua di mozzarella di Bufala e pomodorini marinati

Per i pomodorini marinati


100 ml di olio extra vergine d'oliva
100 ml di olio al basilico Marina Colonna
100 g di sale
100 g di zucchero
2 pomodori grossi rossi, sodi e maturi da insalata

Private i pomdoroi dei semi, spolverateli di sale e lasciateli sgocciolare sopra un panno per una decina di minuti.
Quindi unite il sale e lo zucchero ed i due tipi d'olio.
Disponete i pomodori in una vaschetta, copriteli con la marinatura.
Lasciateli riposare per 24 ore.
Diventeranno sodi e saporitissimi.
A quel punto dovrete lavarli per bene sotto l'acqua, per eliminare il sale in eccesso, e tagliarli in piccoli cubetti.

Per l'impasto


200 g di farina
1 cucchiaio di olio al basilico Marina Colonna
1 presa di sale
2 cucchiai di latte
acqua di governo delle mozzarelle q.b
1 bustina di lievito secco
1 cucchiaino abbondante di sale

Impastate fino ad ottenere una palletta liscia e bianchissima, unite i canditi di pomodoro, impastate ancora e lasciate lievitare fino al raddoppio.
Disponete piccole palline d'impasto negli stampi a forma di colombina Silikomart e lasciate lievitare ancora.
Infornate a 180° , insieme ad una bella ciotolina di acqua, così non si seccherà troppo ricoprendo il pane con carta da forno.
Il pane sarà cotto in circa 25 minuti, dipende da quanto impasto avrete disposto negli stampi.


lunedì 17 marzo 2014

Peoci alla Buzara

Ieri vi ho chiesto quale ricetta avreste voluto vedere oggi tra queste pagine, vi ho proprosto due stili completamente differenti, cucina nordica o Istriana, non avrei mai pensato di veder vincere questa ricetta, così semplice, così golosa...


Molti di voi sanno che mia nonna era Istriana, quando mi chiedono "da dove viene la tua famiglia?", io rispondo "dall'istria", e mi sento ire "ah, dalla Croazia!".
No, no, dall'Istria, l'Istria Italiana, perchè l'istria era Italiana e gli Italiani che sono rimasti, si sentono Italiani.
Quando ero piccola, ogni anno tornavamo a Cherso, e qui in Italia quasi nessuno la conosceva, adesso è diventata una meta impoprtante per il turismo.
Sono anni che non ci vado, e l'idea di tornare e vederla cambiata mi rende un'pò triste, io so che non dovrei, perchè il turismo avrà portato di certo tanto beneficio, però, io correvo scalza lungo il molo acciottolato, dove adesso c'è una fontana futurista che, diciamocelo, è un pugno in un occhio,...
Non so quante cose siano rimaste in piedi, la fabbrica di famiglia forse, ma la casa?
L'ultima volta che andai, nel muro del giardino della casa era spuntata una finestra, anche quella dovete spiegarmela, una casa che costruisce una finestra che da sul giardino delimitato da 4 mura della casa a fianco...
Nonostante la malinconia, quando penso a Cherso penso a casa di zia Maria, al portone pesante di legno che dava sul chiostro, le scale di pietra levigate dal tempo per salire al primo piano, nel suo appartamento, i corridoi lunghi, i pappagallini che cinguettavano.
La colazione con una crema di nocciole che faceva orrore, ma che era la cosa più costosa e chic che si potesse trovare per la colazione.
Mamma che si ostinava a darmi il latte caldo, che io volevo bere solo freddo, ed il sapore del latte, che profumava di fieno, di buono.
Le corse a perdifiato la mattina, dietro al campanile, il fornaio sporcato di farina che sfornava il pane caldo, l'odore per le strade di pane fragrante e sapone di marsiglia, il silenzio.
Solo il rumore dei passi, il fresco dell'aria quando il sole ancora deve sorgere ma già il cielo è chiaro, il fruscio dei panni stesi, il sorriso delle signore affacciate al balcone.

E le margherite, spiagge piene!
Si, si,di margherite, le granseole via, grandi e grosse, giganti!
I pescatori che tornavano la mattina, il profumo del pesce grigliato e dell'erba tagliata, il salmastro sulle labbra quando c'era vento, e le cozze, sapete che trovai una pinna nobilis?
Quella specie di cozza gigante!
A pochi metri dal porto, morta ovviamente, ancora mi mangio le mani per non averla portata a casa, ma ho la foto da qualche parte...
Come si mangiava bene!
La fiera di paese, con la piazza gremita di persone, c'era chi suonava la fisarmonica, chi ballava, chi era intento a star dietro alla brace...
Quanti bei ricordi...

Ed oggi quindi son qui, a darvi una ricetta facilissima, e fidatevi, strardinaria, una ricetta Istriana, prima di tutto, traduco, per chi non lo sapesse, i "peoci", sono le cozze, la buzara, invece è un modo di cucinare il pesce, solitamente, essendo una sorta di zuppetta, si usa cucinare in questo modo i gamberoni (vi assicuro deliziosi), gli scampi e le canoce (canocchie, sparnocchi, cicale), ma anche polpettini, calamari...

Le due versioni più diffuse tuttavia, sono quella con i peoci e quella con i gamberoni, anche se, in questa cottura un'pò in umido, io adoro le canoce.
Questa ricetta è buona, e versatile, perchè avanza sempre un sacco di sughetto alla fine, dentro la pentola, e se non siete ghiotti come me, che posso tranquillamente finirlo a suon di bruschetta tostata sbruciacchiata ed anche un'pò (ma anche tanto) agliata, allora, potete usarlo per saltarci dei tagliolini all'uovo, una delizia!


Forse vi starete chiedendo perchè "alla buzara", voglio dire, significherà qualcosa, no?
Bhè, questo termine compare per la prima volta in un vocabolario nel 1969, il libro in questione è il "dizionario del Dialetto Triestino di Gianni Pinguentini", che speiga la buzara come una bazzecola, un inganno, ma se pensate di aver sbrogliato la matassa ed averne capito il significato, sappiate che siete lontani dalla soluzione, e probabilmente non ne verrete mai a capo.
Perchè se parlate con le vecchie signore, quelle che passano le giornate sulla sedia a dondolo, fuori dal portone, nel vicolo stretto della loro casa, con il ventaglio a cercar riparo sotto le frasche, dalla calura estiva, loro vi dirnno che la buzara era quella pentola che usavano i loro papà, pescatori, per cuocere il pesce a bordo della barca, e solitamente era un gran pentolone di ferro.
Se parlate con gli anziani pescatori, che ancora stanno a pescare al molo, non più per necessità, ma per passare il tempo, che stanno per ore con il cappello calato sugli occhi, immobili come rocce, con la pelle del viso solcata da grandi rughe, bruciata dal sole, piegata dal tempo, con le mani callose e forti, quelle mani di un nonno, tanto forti quanto dolci, bhè, allora loro vi diranno che i peoci sono alla buzara perchè fa venire un gran buzzo, ovvero, è talmente buono che ne mangi tanto da scoppiare, finchè la pancia non cresce.


Visto quanto è vecchio ed apprezzato questo piatto, spero di avervi convinto, e spero che in questo momento, sulla vostra lista della spesa, figurino le cozze (si, iniziate da quelle, o dalle canocchie, perchè dovete capire bene come fare il sugo per fare i gamberoni).
E son convinta che già sentite il profumino, e spero di non vedervi storcere troppo il naso, adesso, che vi dico che in questa zuppa non c'è aglio, ma cipolla...
Se parlassi con un anziano della mia città, mi direbbe che son fuori di testa a mettere la cipolla nel pesce, quella è roba che fanno solo in campagna!
Ma che volete che vi dica, io son cresciuta così, e questi son sapori così buoni, che basterà un sol boccone per convincersi che la cipolla era la scelta migliore...
L'importante è usare materie prima ottime, quindi procuratevi delle belle cozze, di quelle belle polpose, i pomodori rossi, anche da insalata, rispettiamo la tradizione, questa ricetta è nata così, con quel che si aveva sempre a disposizione, quindi vi proibisco di usare la passata o il concentrato!


Peoci alla Buzara



Per due persone


1 cipolla bianca
1 kg di cozze
1 mazzetto di prezzemolo
5 pomodori grossi, rossi
pepe
abbondante olio extra vergine d'oliva
pangrattato (meglio se fatto in casa tritando del pane campagnolo raffermo, meglio se in maniera grossolana)


Pulite bene le cozze.
Fatele aprire in una pentola a fuoco alto, appena saranno aperte spegnete il fuoco, filtrate il liquido che hanno rilasciato e mettetelo da parte.
A parte, in una gran pentola, fate soffriggere in abbondante olio la cipolla con metà del prezzemolo.
Quando sarà dorata unite i pomodori tagliati a cunbetti, saltate, unite l'acqua rilasciata dalle cozze, quindi il pangrattato e le cozze.
Portate a cottura, ci vorranno pochi minuti.
Ultimate con pepe a piacere, una bella spolverata di prezzemolo e niente sale, questa ricetta non richiede sale!


giovedì 13 marzo 2014

"Finger Sud" Il Finger Food con le eccellenze del Sud

Ottimizzo il tempo.
Voi state pensando che io stia qui, a scrivere il mio post giornaliero, a due mani, ma il tempo va ottimizzato, altrimeti come farei a fare tutto?
Perciò, sto scrivendo questo post con la mano destra, mentre con la sinistra mi asciugo i capelli, vorrei tanto utilizzare un piede per bere il mio gingerbread latte, ma non credo di esserne in grado, perciò a volte stoppo e sorseggio.
Per guadagnare tempo (perchè ho sempre paura di far tardi per andare a prendere la bimba a scuola), intanto ho aperto la finestra, quindi, mentre scrivo, bevo e mi asciugo i capelli, sto pure prendendo il sole.
Io non so come vi sentite voi, quando cambiate parrucchiere, io mi sento malissimo, lo vivo un'pò come un tradimento....
Pensavo che tingersi i capelli in casa mi facesse sentire più leggera, invece...
Rimpiango, ho tradito il mio parrucchiere ed adesso lo rimpiango parecchio...
Comunque, un paio di mesi fa, mi sono alzata, una mattina, ed ho deciso che i miei bellissimi e lunghissimi capelli biondi stile raperonzolo mi erano venuti a noia.
Ho avuto la brillante idea quindi di vestirmi, andare dal parrucchiere, e tingerli di rosso.
Uuuuuh come mi piacevo!!!
Belli, brillanti, sbrilluccicosi e svolazzanti come quelli delle ragazze delle pubblicità, poi io e Keira siamo ammiratrici del Dottore (Doctor Who), e quindi Keira diceva che "i capelli color Amy" mi stavano benissimo, e fin li, tutti belli gioiosi e felici.
Poi come in ogni favola che si rispetti, arriva l'inaspettata, inattesa, e non voluta..... Ricrescita!!!
Ihhh tremate, lei, temutissima, ed ovviamente, da me, non considerata, perchè da buona bionda che si rispetti, io, alla ricrescita, manco ci pensavo...
Vabbè, torno a farmi i capelli, poi mi rendo conto che il parrucchiere ogni 3 settimane io non posso permettermelo (lo so, brillo di genialità, avrei potuto pensarci prima...).
Allorchè, decido di tingermeli da sola!
Che brillante idea, questa favola prende una piacevole svolta, ed io mi trasformo nell'eroina che si salva da sola, quindi, senza cavallo bianco, mi reco nell'antro della magica alchimista, bhè si, quella che vende la tinta per i capelli, mi faccio consigliare, arrivo a casa, e tutta felice afferro il tubetto di tinta e mi metto all'opera...
No via, ve lo devo dire, mi è venuto un rosso spettacolare, con un effetto sfumato che mi piace un sacco, però c'è una cosa che avrei evitato volentieri, ma che, siccome sono io, imbranata come poche, era inevitabile che accadesse...
Ho scoperto di avere un talento innato per colorare i capelli, si, ma a pois, non chiedetemi comediamine ho fatto, sono venuti a pois, no, ma dei cerchi perfetti è!
Fortuna che questo magico effetto è solo sulle lunghezze, quindi per questa volta eviterò di rinchiudermi nella torre più alta del castello, ed ovvierò raccogliendoli in due trecce....
In attesa del prossimo shampoo dove spererò nel miracolo....
Via, abbiamo capito che io, con il mondo dei capelli e della tinta, c'entro ben poco, ed è meglio se resto confinata in cucina...

Ma veniamo alla ricetta di oggi, finger sud!
Perchè Finger Sud?
Ovviamente per il gioco di parole che nella mia testa, vi giuro, esiste, e poi perchè questo piccolo conchiglione di pasta, racchiude gra parte delle eccellenze che il Sud Italia offre...
Pomodorini ciettaicale, mozzarella di bufala, stracciatella, colatura di alici, scorze di limone....
Pronti ad iniziare?

Finger Sud
Il Finger Food con le eccellenze del Sud




Per la pasta




10 conciglioni (1 a persona)

Lessate i conchiglioni in acqua bollente salata, scolati quando saranno al dente.



Per il ripieno




400 g di tonno
200 g di mozzarella di bufala affumicata*
300 g di stracciatella

1 limone
sale e pepe
olio extra vergine d'oliva

* per l'affumicatura vedi qui 


Tritate la mozzarella e la stracciatella, mettete da parte.
Intanto tagliate il tonno grossolanamente, conditelo con sale, pepe, olio e la scorza del limone.
Tentelo da parte, in frigorifero, ricoperto dalla pellicola, per almeno 20 minuti.
Una volta trascorso il tempo di riposo unitelo alla mozzarella ed alla burrata, mescolate bene.
Fracite i conchiglioni.

Per la crema di latte di bufala al pomodoro chiarificato



300 ml di acqua di pomodoro chiarificata*
300 ml di latte di bufala
pepe nero
40 g di burro di bufala
1 cucchiai di amido di riso
3 cucchiai di pomodorini ciettaicale secchi ridotti in polvere

Per ridurre in polvere i pomodorini, li ho tostati leggemrnete in forno (erano secchi, ma volevo farli diventare più asciutti e friabili), circa per 40 minuti a 60°.
In un pentolino fate sciogliere il burro, unite l'amido, mescolate ed unite il latte a filo, alzate la fiamma, fate cuocere qualche minuto, quindi unite l'acqua di pomodoro, fate addensare.
Salate, pepate, unite i pomodorini ridotti in povere (solo 2 cucchiai, 1 tenetelo da parte), trasferite in un sac a poche.

*Per l'acqua di pomodoro chiarificata

600 g di pomodori
1 cucchiaio di olio extra vergine d'oliva
sale e pepe

Il giorno prima tagliate i pomodori a cubetti.
Saltate i pomodori in padella con un cucchiaio d'olio, unire 550 ml di acqua condite con sale e pepe.
Fate sobbollire a fuoco dolce per 10 minuti, quindi frullate.
Filtrate con l'aito di una garza fine o un filtro da caffè, lasciate filtrare tutta la notte, disponendo il filtro sospeso sopra un recipiente, la mattina dopo troverete l'acqua di pomodoro quasi trasparente.

Per la spirale di colatura di alici



150 ml di colatura di alici
50 ml di acqua
2 g di agar agar in polvere

Unite l'agar agar alla colatura di alici. portate ad ebollizione, fate bollire un paio di minuti, quindi spegnete, fate intiepidire leggermente e riempite la siringa.
Collegate un tubicino flessifile alla siringa e riempitelo, lasciatelo immerso in acqua fredda un paio di minuti, avendo cura di lasciare fuori dall'acqua le due estremità del tubo.
Riempite la siringa d'aria, quindi ricollegatela al tubicino, in questo modo l'aria farà si che lo spaghetto di colatura d'alici esca dal tubicino.

Componiamo i conchiglioni



Riempite i conchiglioni con la farcitura.
Con il sac a poche ricoprite il conchiglione con la crema di latte di bufala al pomodoro chiarificato.
Spolverate con le briciole di pomodorini tenuti da parte, disponete lo spaghetto di colatura d'alici a spirale, servite.

Ho servito questi finger food durante un aperitivo, ho utilizzato dei gusci di capesante per servire i conchiglioni, per tenerli fermi li ho disposti su un letto di insalata.





Con questa ricetta partecipo al contest di 
Monique e Paola






mercoledì 12 marzo 2014

Macaron con Mousse al Caffè con gocce di cioccolato


Questa è una giornata no, ve lo dicevo io ieri che la mia felicità sarebbe durata poco.
Mi alzo e trovo il commento di un tipo, o una tipa, non saprei, visto che non si è firmata, che mi accusa di avergli copiato un disegno, che poi mi dovete spiegare cosa vuol dire "copiare un disegno", visto che ognuno ha il suo modo di disegnare, e se il soggetto è quello, c'è poco da fare, allora siamo tutti copioni noi che disegnamo la Monnalisa e giù di li...
Comunque io trovai una foto su internet e la disegnai, quindi davvero, non vedo motivo di venire sul mio blog ad insultarmi.
Che poi, se vuoi venire qui ad insultarmi per prima cosa ti presenti e ti firmi, perchè è curioso che qualcuno venga qui, senza firmarsi, senza parlare italiano, a chiamarmi "copiona"...
Prima di tutto: chi sei?
Perchè una persona che crede di aver ragione,prima di tutto si firma.
Seconda cosa, quando si parla con una persona che non si conosce, accusandola per di più, ci si dovrebbe prima di tutto presentare, o firmare, e poi fare un uso corretto della punteggiatura, ad esempio, o dell'Italiano....
Terza cosa, non meno importante, una tesi va argomentata, tu che mi accusi di averti copiato (neanche ti firmi), lo fai pubblicamente, senza neanche riportare un riferimento temporale del disegno in questione, o un link....
Sappi che ci passi veramente male.
Si, mi ci arrabbio, perchè questa è una persona che non mi conosce, che non ha il coraggio delle proprie azioni, che vuole restare anonima, e dato che viene qui ad accusarmi,esigo che mi dia del Lei.
Bene, abbiamo appurato che la giornata non è iniziata alla grande, ed è logico, che quando una giornata inizia male, finirà ancora peggio.
A solo mezz'ora di distanza dal trillo della sveglia, c'erano già troppe cose che non andavano bene, troppe cose, e questo mi fa assumere quell'odiosa espressione che assumono i gatti persiani, quand progettano di ucciderti....
Mi converrebbe tornare a letto e non metter naso fuori di casa oggi.
Di cucinare non se ne parla, primo perchè non ho la possibilità di andare a prendere le cozze, e ci tengo particolarmente a preparare una ricetta che vorrei farvi conosce, ma senza cozze, è impossibile (no, in verità no, la si può fare con gli scampi o con i gamberoni, ma se non posso andare a prender le cozze fresche al mercato lo stesso discorso vale per scampi e gamberi...), poi perchè già combino disastri quando la giornata parte tutta rose e fiori, figuriamoci oggi...
Certo, dovrei trovare il lato positivo di tutto ciò, ma sono stanca di cercare questo benedetto lato positivo, vorrei sbatterci la faccia qualche volta, invece di stare per ore a cercarlo invano.
Una bella notizia c'è, anche se non è di oggi, perchè mi è stata comunicata un paio di giorni fa, vabbè, comunque il secondo numero del "Mangiarbene" è online, e sfogliandolo potrete trovare anche le mie ricette!
Troverete tante gustosissime ricette, anche quella di oggi, i Macaron  con Mousse al Caffè, dove lo trovate?
Su internet naturalmente, basta cliccare qui, ed il gioco è fatto!


 Macaron con Mousse al Caffè con gocce di cioccolato 

Per i Macaron



100 g di farina di Mandorle
100 g di zucchero a velo
1 presa di sale


Per lo sciroppo di zucchero

 

200 g di zucchero
50 g di acqua

90 g di albumi


Setacciate la farina con lo zucchero a velo e mettete da parte.
Intanto montate a neve l'albume e preparate lo sciroppo.
Per lo sciroppo unite lo zucchero semolato e l'acqua in un pentolino, tecnicamente sarà pronto una volta arrivato alla temperatura di 120°, poi, dovrà essere versato a filo negli albumi, arrivato a circa 100°.
Se non avete il termometro procedete così:
Una volta che lo zucchero si sarà sciolto, il composto inizierà a bollire, mescolate di continuo, sarà pronto non appena velerà il cucchiaio, o si solidificherà a contatto con l'acqua.
Otterrete, con le dosi che vi ho dato, 200 ml di sciroppo, ma dovrete usarne solo la metà, ovvero 100 ml.
Appena lo sciroppo sarà pronto, mescolatelo velocemente, in poco meno di un minuto avrà raggiunto la temperatura ottimale (diventerà più viscoso ed opaco, mi raccomando, non fatelo solidificare).
Appena gli albumi saranno montati a neve, unite a filo lo sciroppo, continuando a sbattere, otterrete un composto lucido e spumoso, unite quindi  le farine setacciate, azionate le fruste per pochi secondi e quindi procedete ad amalgamare tutto, molto delicatamente, con una spatola.
Disponete sull'apposito tappetino, disposto sopra ad una placca da forno, e fate riposare un ora prima di infornare, a forno caldo (150°) per 15 minuti.

Per la mousse al Caffè


250 g di polvere per Mousse al Caffè Viander
500 ml di latte fresco intero

gocce di cioccolato fondente

Unite la polvere al latte e montate per circa 4 minuti.
Appena la mousse sarà pronta trasferitela in frigorifero per farla compattare.

Componiamo i Macaron


Su un dischetto di macaron adagiate la mousse di caffè, spolveratela con le gocce di cioccolato fondente, che con il caffè si sposano particolarmente bene, e conferiscono una croccantezza inaspettata.
Completate con un altro dischetto di macaron.

Guarnite con chicchi di caffè caramellati

martedì 11 marzo 2014

Filetto di Tonno Affumicato panato alla Torinese

Oggi sono felice, uno di quei giorni in cui tutto sembra bello, in cui i colori sembrano più freschi, vibranti, vivaci..
Passo il mio tempo libero a guardare fuori dalla finestra, ma ancora non vi è traccia delle mie amate rondini, io continuo ad attenderle con ansia, ed intanto, mi do alle pulizie di primavera.
Ma oggi è spuntato un piccolo raggio di sole, si è aperto un piccolo spiraglio di serenità, ed è buffo, come in un istante, la vita possa sembrare più leggera.
Dovevo assolutamente approfittare della bella giornata, iniziata bene (anche perchè il mio ragazzo ieri sera mi ha portato un bel pezzo di tonno), così sono andata a comprare un'pò di verdura fresca, e mi sono messa all'opera.
Avevo a disposizione tutto ciò di cui avevo bisogno, per preparare una ricetta che mi frulla in testa da tempo, una ricetta per Risate e Risotti, giusto per rimanere in tema di felicità.

Filetto di Tonno Affumicato panato alla Torinese



Questo piatto è davvero molto semplice da preparare, il risultato poi è perfetto, farete un figurone se lo preparate per qualche cena importante dove avete ospita a casa, sarà che io adoro le cose affumicate, e se potessi, affumicherei ogni cosa (in verità posso e lo faccio), quindi adoro particolarmente questi "contrasti".
Perchè "contrasti", direte voi, bhè, perchè l'affumicatura, è una nota che viene presa dai cibi quando vengono cotti a lungo, sulla brace, in questo modo il grasso o il liquido contenuto all'interno delle pietanze cola sui carboni ardenti, che a loro volta sprigionano fumo, che affumica la pietanza in quesione.
Ovvio che questo è impossibile con il tonno, perchè chi ama il tonno, lo vuole "tataki", ovvero scottato fuori ma ancora bello rosso dentro.
Ecco perchè amo questa ricetta:

Una crosta croccante e saporita di grissini al nero di seppia e farina di riso venere avvolge un morbido filetto di tonno affumicato, a dare un tocco in più, due tipi di sale, nero delle hawaii, finissimo, che insaporirà alla perfezione il nostro filetto, e qualche granello di sale rosso, leggermnete più grande, che in bocca creerà un'esplosione di sapore.
Ad accompagnare il vostro filetto, dei golosissimi cuori di bietola saltata con riso soffiato croccante al timo.
A rendere il piatto ancora più peccaminoso, una salsa densa agli agrumi nel quale intingere i bocconcini di tonno, allora, che aspettate?
Non vi viene voglia di assaggiarlo?

E' quindi con grande orgoglio che vi presento la mia ultima creazione culinaria...

Per il filetto di tonno


per 2 persone

2 filetti di tonno da circa 140 g l'uno
300 g di grissini striati al nero e farina di riso venere*
sale e pepe

L'affumicatura

qualche rametto di salvia secca
qualche rametto di timo secco

In una pentola disponete un cartoccetto di carta argentata, dentro la quale disporrete una "caramella" di carta contenente la salvia ed il timo.
Disponete i filetti di tonno, precedentemente massaggiati con sale e pepe, dalla parte opposta della pentola, date fuoco alla caramella di carta e chiudete la pentola.
La mancanza di ossigeno spegnerà la fiamma, creerà il fumo che affumicherà i nostri filetti.
Trasferite in frigorifero e lasciate riposare per un ora.

Grissini Striati al Nero e Farina di Riso Venere


I grissini vanno preparati con anticipo, almeno il giorno prima.


450 g di farina 00
50 g di farina di riso venere
1 cubetto di lievito
1 cucchiaino di sale
40 ml di olio extra vergine d'oliva
2 cucchiai di malto di riso
acqua calda circa 200 ml

Sciogliete il lievito nell'acqua calda.
Intanto disponete a fontana le farine sul piano di lavoro, iniziate ad impastare unendo in ordine: sale, olio, malto e quindi l'acqua con il lievito.
Lavorate a lungo fino ad ottenre un impasto liscio ma non appiccicoso, potrebbero essere necessari altri 50 ml di acqua per impastare meglio, a questo punto munitevi di:

40 ml di olio di riso
sale q.b
100 g di farina di riso venere

Con un mattarello stendete la pasta per il pane che vi servirà per fare i grissini, dovete ottenere un panetto rettangolare alto 1 cm.
Massaggiatelo con l'olio e quindi con la farina di riso venere ed il sale, ripetete l'operazione da entrambi i lati.
Fate lievitare fino al raddoppio.
A questo punto con un coltello tagliate tante piccole striscioline, prendetele per le estremità, e con delicatezza, allungatele.
Infornate in forno caldo a 200° per circa 15 minuti, fino a doratura.
Sfornate e fate raffreddare completamente!

Per la bietolina



Cuori di Bietola fresca
olio di Riso
sale e pepe
riso soffiato al timo

Sbollentate la bietola in acqua bollente, quindi scolatela ed immergetela in acqua fredda.
Portatela a cottura saltandola in padella con un filo d'olio di riso,salate, pepate, spolverate con il riso soffiato al timo.

Per la salsa



succo di 1/2 arancia
succo di 1/2 limone
300 ml di bisque di pesce
1/2 cucchiaino di paprica dolce
1/2 cucchiaino di concentrato di pomodoro
sale e pepe
2 gocce di tabasco
15 ml di olio extra vergine d'oliva 
20 ml di olio di riso
3 cucchiai di amido di riso

Unite a freddo, tutti gli ingredienti, con un frullatore ad immersione frullate tutto affinchè l'amido si incorpori bene al liquido.
Trasferite su fiamma vivace e fate addensare, aggiustate di sale prima di servire.

Componiamo il piatto



Ordine di preparazione:
Grissini, affumicatura, bietole, salsa, cottura del tonno.

Una volta che avrete pronti i grissini sbriciolateli e teneteli da parte, iniziate quindi a fare le bietole e la salsa



1albume

Sbattete l'albume e passatevi i filetti di tonno, che impanerete poi nei grissini sbriciolati.
Ripetete l'operazione 2 volte.
In una padella antiaderente fate sciogliere una noce di burro ed un paio di cucchiai di olio di riso, fatevi rosolare il tonno panato per pochi minuti a fiamma vivace.
Disponete nel piatto la bietola, un cucchiaio di salsa ed il tonno, che, appena tolto dlla padella nadrà appoggiato su un tagliere, pepato e condito con sale nero delle hawaii e qualche chicco di sale rosso, pepatelo, tagliatelo a tocchetti e servitelo immediatamente.
Una delle ricette di pesce che amo di più...


 

sabato 8 marzo 2014

"Cipria" ai lamponi per UnLampoNelCuore

Con questa iniziativa, i food blogger che aderiscono a "unlamponelcuore" intendono far conoscere il progetto "lamponi di pace" ella Cooperativa Agricola Insieme (http://coop-insieme.com/),nata nel giugno del 2003 per favorire il ritorno a casa delle donne di Bratunac, dopo la deportazione successiva al massacro di Srebrenica, nel quale le truppe di Radko Mladic uccisero tutti i loro mariti e i loro figli maschi. Per aiutare e sostenere il rientro nelle loro terre devastate dalla guerra civile, dopo circa dieci anni di permanenza nei campi profughi, è nato questo progetto, mirato a riattivare un sistema di microeconomia basato sul recupero dell'antica coltura dei lamponi e sull'organizzazione delle famiglie in piccole cooperative, al fine di ricostruire la trama di un tessuto sociale fondato sull'aiuto reciproco, sul mutuo sostegno e sulla collaborazione di tutti. A distanza di oltre dieci anni dall'inaugurazione del progetto, il sogno di questa cooperativa è diventato una realtà viva e vitale, capace di vita autonoma e simbolo concreto della trasformazione della parola "ritorno" nella scelta del "restare". 
Come spesso accade, è partito tutto da una singola voce, da qui,






Volevo creare contrasto tra la la ricetta ed il racconto, perchè solitamente quando alla tv parlano di donne, parlano di trucco e tacchi, mai della storia che alcune donne di alcuni popoli si portano dietro, piena di dolore e sofferenza, volevo quindi far riflettere che la donna non è solo questo, e che se ti soffermi a guardare dietro al trucco, dietro a quel sorriso, scopri anche la sua storia, piena di salite e sofferenze...
Mi rendo conto di avere una visione personale, ognuno vive le storie a modo suo, ma quando sento queste storie, vengo colpita in modo particolare, la mia famiglia viveva in Istria, e prima è stata vittima della crudeltà dell'uomo, e poi dei governi e della storia, che hanno insabbiato e negato una vera e propria pulizia etnica ed un esodo intero...
Quindi ho molto a cuore le storie di chi ha sofferto e perso tutto, le storie di coloro che non vengono menzionati da nessuno...


Per la cipria

  Questo è un dessert, interamente commestibile, dalla "collana" alla cipria...



latte di capra ml 250
panna fresca ml 250

zucchero 50 g
2 fogli di colla di pesce
100 g di confettura di lamponi

Ammolate i fogli di gelatina in acqua fredda,
Unite la panna, il latte e lo zucchero, e portate ad ebollizione a fuoco dolce, mescolando per far sì che lo zucchero si sciolga per bene.
Alla base delle cocottine disponete un cucchiaino abbondante di confettura di lamponi, trasferite qualche minuto in congelatore, in modo che la superficie della confettura si rapprenda e si appesantisca, così avrete un cuore morbido di lampone all'interno della vostra panna cotta.
Togliete dal fuoco, unite i fogli di gelatina ben strizzati, mescolate bene, fat eintiepidire e disponete il composto negli stampi.
Fate raffreddare in frigorifero per almeno 3 ore.
Quindi spolverate con polvere edibile color rubino e cacao.

Per il "rossetto" ho proceduto come per la cipria, facendo però solidificare la panna cotta in un cilindro alto e stretto rivestito di carta da forno, l'ho poi sformato e ritagliato.
Ho sostituito la parte liquida con solo panna fresca, ho aromatizzato con 2 cucchiai di sciroppo di lamponi, ho fatto solidificare in congelatore.

Per la collana


100 g di isomalto colorato a piacere
decorazioni in foglia d'oro
essenza al limone

Fate fondere l'isomalto, unite l'essenza al limone e colatelo in piccoli stampi di silicone, fate raffreddare.
Con un coltellino dalla punta arroventata praticate un piccolo foro ad un'estremità.
Passate un nastrino dal foro e decorate con foglia oro.

Per il "piumino"


Per i Macaron



100 g di farina di Mandorle
100 g di zucchero a velo
1 presa abbondante di sale


Per lo sciroppo di zucchero


200 g di zucchero
50 ml di acqua


90 g di albumi
essenza al limone

polvere di lamponi disidratati


Setacciate la farina con lo zucchero a velo e mettete da parte.
Intanto montate a neve l'albume e preparate lo sciroppo.
Per lo sciroppo unite lo zucchero semolato e l'acqua in un pentolino, tecnicamente sarà pronto una volta arrivato alla temperatura di 120°, poi, dovrà essere versato a filo negli albumi, arrivato a circa 100°.
Se non avete il termometro procedete così:
Una volta che lo zucchero si sarà sciolto, il composto inizierà a bollire, mescolate di continuo, sarà pronto non appena velerà il cucchiaio, o si solidificherà a contatto con l'acqua.
Otterrete, con le dosi che vi ho dato, 200 ml di sciroppo, ma dovrete usarne solo la metà, ovvero 100 ml.
Appena lo sciroppo sarà pronto, mescolatelo velocemente, in poco meno di un minuto avrà raggiunto la temperatura ottimale (diventerà più viscoso ed opaco, mi raccomando, non fatelo solidificare).
Appena gli albumi saranno montati a neve, unite a filo lo sciroppo e l'essenza al limone, continuando a sbattere, otterrete un composto lucido e spumoso, unite quindi  le farine setacciate, azionate le fruste per pochi secondi e quindi procedete ad amalgamare tutto, molto delicatamente, con una spatola.
Disponete sull'apposito tappetino, disposto sopra ad una placca da forno, spolverateli con la polvere di lamponi e fate riposare un ora prima di infornare, a forno caldo (150°) per 15 minuti.


Una volta che i macaron si saranno raffreddati procedete ricoprendoli con lo zucchero filato

25 g di zucchero aromatizzato al limone

Ho utilizzato la macchina per lo zucchero filato Princess, una volta ottenuto lo zucchero, aiutandomi con un bastoncino ho avvolto i macaron.


Iprodotti della Cooperativa Agricola Insieme sono distribuiti da Coop-Adriatica , Altromercato e dal commercio equosolidale e dal loro sito (altromercato.it) è possibile, tramite anche una richiesta via email, ottenere i punti vendita; nel milanese vengono distribuito da MioBio (http://www.mio-bio.it/), un gas molto attivo; Rada Zarcovick è la responsabile della cooperativa, al momento sta prendendo accordi con le Coop che si occupano dei punti vendita della Lombardia e della Toscana per poter distribuire anche in queste zone i loro prodotti.
ADRIATICA BOLOGNA IPER BORGO
ADRIATICA BOLOGNA NOVA
ADRIATICA BOLOGNA LAME
ADRIATICA VENETO SAN DONA'
ADRIATICA VENETO SCHIO
ADRIATICA VENETO CONEGLIANO
ADRIATICA VENETO VIGONZA
ADRIATICA ROMAGNA IMOLA
ADRIATICA ROMAGNA RIMINI
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ADRIATICA ROMAGNA FAENZA
ADRIATICA ROMAGNA RAVENNA
ADRIATICA MARCHE PESARO
ADRIATICA MARCHE CESANO
ADRIATICA ABRUZZO SAN BENEDETTO
ADRIATICA ABRUZZO CHIETI
ADRIATICA ABRUZZO ASCOLI